L’arte prende forma da vicino. E anche le gallerie riaprono i battenti. Da lunedì 25 maggio la Dafna Gallery di Napoli (in via Santa Teresa degli Scalzi, 76) ritrova i suoi visitatori con la formula con la formula  Three for Three for Three.
Numero magico, il 3. Lo spazio, infatti, sarà aperto 3 giorni alla settimana, lunedi, mercoledi e venerdi, 3 persone potranno prenotarsi in anticipo e saranno accolte dai galleristi e dal curatore mentre l’artista le saluterà in remoto.
Potranno vedere la mostra in corso, ‘Un titolo casuale’ dell’artista pugliese di origine Pierluigi Calignano (classe 1971), ma di formazione milanese. L’esposizione è curata da Marco Izzolino.
Docente di pittura all’Accademia di belle arti di Sassari, Calignano, in questa sua prima personale partenopea (foto), presenta disegni e sculture prodotti negli ultimi anni di ricerca ed una installazione appositamente creata per la galleria. Tutte le opere sono il risultato alternativo d’un processo di esperienza e di studio che ha una matrice comune. In questa mostra l’artista, appare prima di tutto come uno studioso dell’attività creativa come strumento di analisi della realtà.
E torna all’origine del processo di visualizzazione e di elaborazione del pensiero visivo, trasformandolo in uno strumento in grado di raccontarsi nel proprio divenire. Le sue opere più riuscite sono quelle che riescono a manifestare contemporaneamente la provenienza, il percorso di elaborazione e le potenzialità di trasformazione dell’idea da cui sono scaturite.
Il suo punto di partenza è stata l’analisi delle possibilità offerte dalla pratica del disegno: così dà vita a un processo creativo che, anziché rappresentare qualcosa di esteriore, è in grado di raccontare il proprio svolgersi.
Trovandosi di fronte al foglio di carta, infatti, invece di tracciare la prima linea, Calignano ha cominciato a piegarlo. E si è ritrovato con un inizio di scultura: piuttosto che operare sulla superficie ha scelto dunque di operare nello spazio.
Il risultato è stato la creazione di “macchine”, che però, come le “macchine inutili” di Bruno Munari, non rappresentano nulla, non servono a nulla, eppure raccontano tantissimo. È una macchina inutile ad esempio la Sleeping Structure, che rivela paradossalmente il successo di un fallimento: una costruzione nata (forse) con l’obiettivo di diventare una architettura funzionale e che nel suo (inevitabile) collasso manifesta inaspettate possibilità d’essere attraversata e di porsi in relazione con lo spazio in cui è inserita.
I suoi grandi disegni effettivamente si possono ripiegare e riporre in una borsa, le sue tele possono riavvolgersi e srotolarsi in luoghi diversi, le sue sculture e installazioni possono essere smontate e rimesse in piedi in modo totalmente differente a seconda dello spazio che le contiene.
Il titolo rimanda all’occasionalità del reale, che non risparmia né le intuizioni né la pratica artistica. Ogni opera è una apparentemente casuale manifestazione momentanea. E in metamorfosi perpetua il titolo ma solo essere sentito. Coinvolgendo lo spettatore.
L’artista porta avanti una ricerca dove l’energia creativa  convive con  il rigore geometrico e  l’attività onirica. Muovendosi tra scultura, disegno, installazione e performance.

Per saperne di più
Per prenotare scrivere a: info@dafna.it oppure chiamare: Danilo Ambrosino +39 333 7530500 Anna Fresa +39 3392679018

 

 

 

 

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