E’ sensazione condivisa pressoch unanimemente che viviamo una fase storica ricca di contraddizioni e anacronismi. Accade ci che la giostra quotidiana in cui dipaniamo la nostra esistenza gira sempre più freneticamente senza soffermarsi a riflettere e pensare. In un contesto del genere appare scontato che la passione per la poesia ed i suoi operatori (o estimatori) debba fatalmente restringersi fino ad essere per cos inghiottita nell’epicentro del proprio vortice. E tuttavia e per contrasto non sono davvero pochi coloro che a vario titolo si cimentano con il “genere” producendo a vari livelli e con gli esiti più disparati “prodotti” poetici. Come conciliare questi due opposti?
Scarsa considerazione
La risposta a questo interrogativonon è cos semplice ma qualche tentativo per chiarirci almeno le idee possiamo farlo. O, per meglio dire, una spiegazione la si potrebbe trovare proprio nell’iniziativa che prende emblematicamente il nome dal logo/simbolo di “liberi in poesia” che vuole essere appunto l’indicazione di un programma nell’auspicio di conseguire un traguardo che attesti pure la consapevolezza di una mentalit  e di un modo d’essere. Cominciamo allora col dire che la poesia ed i poeti non hanno mai avuto fortuna nella nostra societ . E giova qui forse ricordare le illuminanti o osservazioni che ci ha lasciato il più grande degli “operatori del settore”, come si direbbe oggi con linguaggio burocratico, vale a dire Giacomo Leopardi.
Il grande poeta recanatese si poneva appunto il problema della scarsa considerazione riservata ai poeti (e ai filosofi, ed oggi Leopardi è considerato, guarda caso, anche uno dei maggiori filosofi dell’Occidente) e cercava di individuarne le ragioni con palpitante e amara precisione. Convienetrascrivere allora per intero la sua riflessione che mantiene più che mai il valore di una vera e propria diagnosi. Scrive infatti Leopardi”La poesia e la filosofia sono entrambe del pari quasi la sommit  dell’umano spirito, le più nobili e le più difficili facolt  a cui possa applicarsi l’ingegno umano.
E malgrado di ciò,e dell’esser l’una di loro, ci la poesia, la più utile veramente di tutte le facolt ,s la poesia, come la filosofia sono del pari le più sfortunate e dispregiate di tutte le facolt  dello spirito. Tutte le altre danno pane, molte di loro recano onore anche durante la vita, aprono l’adito alle dignit ,ec. tutte le altre dico fuorch queste, dalle quali non v’è a sperare altro che gloria, e soltanto dopo la morte. Della sorte ordinaria dei poeti mentre vivono non accade parlare. Chi s’annunzia per medico, per legista, per matematico, per geometra, per idraulico, per filologo, per antiquario, per linguista, per perito anche in una sola lingua; il pittore eziandio e lo scultore e l’architetto; il musico, non solo compositore ma esecutore, tutti questi son ricevuti nelle societ  con piacere, trattati nelle conversazioni e nella vita civile con istima, ricercati ancora, onorati, invitati e quel ch’è più premiati, arricchiti, elevati alle cariche e dignit . Chi s’annunzia solo per poeta o per filosofo, ancorch’egli lo sia veramente, e in sommo grado, non trova chi faccia caso di lui, non ottiene neppure ch’altri gli parli cin leggiere testimonianze di stima. La ragione si è che tutti si credono esser filosofi, ed aver quanto si richiede ad esser poeti, sol che volessero mettere in opera o poterlo facilissimamente acquistare e adoperare.
La misura del genio
Laddove chi non è matematico, pittore, musico,ecc. non si crede di esserlo, e riguarda come superiori per questo conto a lui ed al comune degli uomini, quei che lo sono. Il genio, da cui principalmente pende e nasce la facolt  poetica e la filosofica, non si misura a palmi, come ciò che si richiede a esser medico o geometra. Quindi nasce che quello ch’è più raro tra gli uomini tutti si credano possederlo. E quindi è che le due più nobili, più difficili e più rare, anzi straordinarie, facolt , la poesia e la filosofia, tutti credano possederle o poterle acquistare a loro voglia. Oltre che il genio non può essere n giudicato, n sentito, n conosciuto, n aperu che dal genio. Del quale mancando quasi tutti, nol sentono n s’avveggono quand’ei lo trovano. E il gustare, e potere anche mediocremente estimare il valor delle opere di poesia e filosofia, non è che de’ veri poeti e de’ veri filosofi, a differenza delle opere delle altre facolt “.
Dovremmo forse domandarci che cosa sia la poesia e a cosa serva. Se, come affermava Georges Bataille , “la poesia è il nostro fondamento ma non sappiamo definirla” (difficolt  di definire gli assoluti speculare ad esempio a quanto aveva affermato Agostino a proposito del tempo), potremmo in qualche misura farci una ragione della scarsa considerazione in cui sono tenuti i poeti anche se in un altro memorabile passo proprio Leopardi definisce la poesia come l’espressione linguistica più alta dell’animo umano.
Nella societ  della globalizzazione e dell’accumulo indiscriminato o meglio acritico dei saperi, la s            6                  «    oè è á«sptLlibrined dd dpG7eEèHlèNO» OJe
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                                                       î           î       è      è î                     tessa espressione linguistica tipica della poesia incontra sospetti e più ancora difficolt  ad affermarsi;con acuta amarezza George Steiner ci ricorda che “la funzione del poeta nella nostra societ  e nella vita delle parole è fortemente diminuita” e se non riusciremo a dare alle parole una certa dose di chiarezza e di rigore di significato, la nostra vita si avviciner  ancora di più al caos; ma è fondamentale riflettere anche sul fatto che la poesia “pretende” due fondamentali prescrizioni la prima è che esige la necessit  di fermarsi a riflettere e l’altra che si esercita inevitabilmente nella sfera dell’immaginazione e quindi con un canone espressivo vago e interminato oltre che fortemente soggettivo.
Per quanto riguarda il primo punto sar  forse opportuno ricordare che l’espressione poetica, per natura complessa e ambigua, richiede un tempo per cos dire di comprensione adeguato, spesso non breve per cui è necessaria più di una lettura del testo, uno sforzo di immedesimazione, insomma un insieme di disponibilit  che la societ  “liquida” dei nostri tempi non sembra esser disposta a concedere. Al giorno d’oggi, infatti, si pretende d’interpretare tutto in tempi rapidi (la contaminazione dell'”on line” non ammette deroghe), vale a dire che il “tempo reale” pregiudica ogni giudizio o peggio ancora vanifica il desiderio di interagire sul serio, di predisporsi in sintonia col testo e con l’autore tutto deve essere insomma “fast”, ovvero bruciato nell’istante, consumato immediatamente per dedicarsi ad altro.
Linguaggio contemporaneo
Per quanto attiene invece all’altro aspetto, ci viene in soccorso ancora una riflessione leopardiana. Scrive infatti il poeta”Tutte le qualit  del linguaggio poetico, anzi il linguaggio poetico esso stesso, consiste, se ben l’osservi, in un modo di parlare indefinito, o non ben definito, o sempre meno definito del parlar prosaico o volgare”. Il linguaggio contemporaneo, infarcito di modi di dire sciatti e banali ovvero di locuzioni esterofile omologanti, tende viceversa a restringere il campo stesso dei significati imponendo di primo acchito una strumentalizzazione del senso che non lascia spazio alla immaginazione; in altri termini è come se si verificasse un processo di progressiva “pornografia” linguistica che svela tutto senza nulla concederen alla fantasia n alla consapevolezza di s. Il dato finale è che sembra sia necessario sottomettersi ad un gergo illetterato nel quale la parola stessa perde di significato e l’unica alternativaa questa disumanizzazione disarmante sembra essere quella di tacere. Moriremo allora di silenzio?
E qui viene in evidenza il punto focale la poesia è, come e più ancora delle altre forme d’arte , capacit  inventiva, espressione di quella libert  di pensiero che la societ  attuale, sempre più preda di meccanismi addomesticanti, tende tenacemente a contrastare se non abolire del tutto. Il poeta reclama sempre la propria individualit  soggettiva e non può sottomettersi alla normalizzazione che è in atto anche negli standard espressivi correnti. Probabilmente proprio perch ciascuno conserva in fondo all’anima questo desiderio d’essere libero e di dar corso alla propria creativit , registriamo la presenza di un cos alto numero di poeti, al di l  degli esiti che ciascuno riesce a conseguire in termini di valore o sotto il profilo critico. La “societ  amministrata” ha in sospetto le voci diverse ci non strumentalizzabili, tende a plasmare ci un universo uniforme, popolato da “individui senza individualit ” e per questo ha probabilmente anche paura della poesia. Perch la poesia rende liberi, non essendo censurabile anche quando per amore o per forza s’instrada nei gangli dei meccanismi editoriali dominanti. A pensarci poi bene non potrebbe essere diversamente poich la poesia è, come ebbe a scrivere I. A. Richards, “una musica d’idee”, il che significa poi che è niente altro se non una lunga,difficile , armoniosa meditazione sull’esistenza, e tuttavia la sola capace, per richiamare un’ultima volta Leopardi, di aggiungere “un filo alla tela brevissima della nostra vita”.
“Liberi in Poesia” propone una riflessione sulla funzione della poesia nella societ  di oggi ed in questa determinazione s’incontra con altre iniziative simile che si vanno allestendo da un capo all’altro del nostro paese a testimonianza della esigenza che molti avvertono di ritrovare proprio intorno alla parola poetica il senso di un destino e di un percorso esistenziale. Le nostre “giornate” sono suddivise in due tornate in ciascuna si ritrovano 10 poeti, in un’articolazione generazionale, tematica e stilistica necessariamente diversa ma in grado di rappresentare un esempio significativo o meglio un’esplorazione “sul campo” relativa ai modi in cui alligna e si alimenta la volont  a “essere poeta”.

L’incontro

“Chi ha paura della Poesia?”

Prima giornata internazionale di studi di “LIBERI IN             6                  «    oè è á«sptLlibrined dd dpG7eEèHlèNO» OJe
tPOESIA” promossa da Istituto Italiano per gli Studi Filosofici Istituto Culturale del Mezzogiorno
Unione Nazionale Scrittori Artisti. Interventi, testimonianze, letture di
Antonio Filippetti, Felice Piemontese, Ciro Vitiello, Antonio Spagnuolo, Giuseppe Bilotta,
Giuseppe Antonello Leone, Alberto M. Moriconi, Andrea Manzi, Ugo Piscopo, Wanda Marasco

Coordinamento di Marco Lombardi

Napoli, luned 30 marzo,ore 17,00
Palazzo Serra di Cassano,Via Monte di Dio, 14

In alto, ritratto di Giacomo Leopardi

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