‘O palazzo d’ ‘o Gas. Così i napoletani chiamavano affettuosamente il monumentale edificio Pignatelli Monteleone (foto) di piazza del Gesù che René- Hilaire de Gas, nonno delll’impressionista Edgar, acquistò a Napoli, consolidando la sua identità partenopea e la sua fortuna come banchiere, dopo essere fuggito da Parigi per sottrarsi alle crudeli conseguenze della rivoluzione.
E qui suo nipote, celebre per le ballerine ispirategli innanzitutto dal San Carlo, non solo dall’Opera parigina, annusò il primo profumo del Grand Tour italiano a metà dell’Ottocento. Fu un’immersione dell’anima che gli cambiò la prospettiva d’artista. Napoli è una città che lascia il segno e sarebbe interessante aprire questo capitolo per tanti altri autori che di qui sono passati.
Ne è certo il collezionista e storico dell’arte Vincenzo Sanfo, curatore della mostra “Degas il ritorno a Napoli” appena aperta nel complesso di San Domenico Maggiore (dove resterà fino al 10 aprile). La prima dedicata all’artista e lancia una gemma nel mare della ricerca, guardando al futuro di un’esposizione ancora più ampia e a un nuovo filone per analizzare l’impatto partenopeo su altrettante figure celebri.
Chi verrà a visitare questa mostra avrà una sensazione di vertigine che dovrà equilibrare con un grande senso di orientamento tra l’antico, l’avanguardia storica e il presente.

E.Degas, Danzatrice che si lega il tutù, Litografia

Usciti dalla folla del centro antico ed entrati nel silenzio di un monumento in cui hanno lasciato la loro impronta i filosofi Giordano Bruno e Tommaso Campanella, nonché artisti come Luca Giordano e Mattia Preti, salendo per le maestose scale, si raggiungono gli ampi e silenziosi spazi dell’esposizione: ci accoglie l’immagine di Hilaire nel ritratto dipinto da Edgar (l’originale è conservato al Museo d’Orsay). Una guida ideale per tutto il percorso visivo diviso in tre sezioni: La famiglia e la vita a Napoli; i temi e le ricerche; gli amici e la vita sociale.
La Napoli del suo soggiorno (1854 – 1856) è una città dove la bellezza ha anche i contorni della fotografia: vi approdano esperienze importanti come quella del tedesco Georg Sommer che la elesse a quartier generale. Proprio alla fotografia, infatti, si appassionò Degas per approfondire l’osservazione del movimento: la mostra ne propone 34 (13×18 cm) realizzate di suo pugno, un prestito della Bibliothèque National de France.
E nel virtuale c’è la mediazione della presenza: in questa parre iniziale non poteva mancare La Famiglia Belelli, in proiezione. Edgar vi dipinge la zia Laura con le due figlie, Giovanna e Giulia, e suo marito, il barone napoletano Gennaro Bellelli, espatriato in Toscana per le idee politiche liberali: lo ospitarono a Firenze durante il suo viaggio nel’arte italiana.
Ma a compiere il vero incantesimo tecnologico sono le sue meravigliose danzatrici (La scuola di danza) che si espandono sulla parete del secolare convento in contrasto (complementare) con il bellissimo affresco della sala del refettori, trasportandoci nell’altrove creativo. Ovvero in quelle tematiche care a Degas, di cui fanno parte tante figure del quotidiano, lavandaie, stiratrici, prostitute o personaggi storditi dall’alcool, all’interno di fumosi café. In questo labirinto, trovano il loro posto piccole magiche sculture danzanti.

Due opere realizzate per La Maison Tellier


Una vera sorpresa è La Maison Tellier, novella scritta da Guy de Maupassant alla fine del diciannovesimo secolo, dove è narrata la vita in una casa di piacere parigina: l’accompagnano 19 monotipi stampati da Maurice Potin (di cui alcuni a colori) e 11 xilografie da legno stampate da Georges Aubert nella stamperia di Aux deux ours da Henri Jourde. Un capolavoro editoriale che ha i toni del fotoreportage.

Qui sopra e in alto, le immagini dell’anteprimadi Stefano Renna: la mostra è curata da Vincenzo Sanfo sono di

Infine, Degas nel confronto con i suoi contemporanei. Tra le opere esposte quelle dei napoletani Domenico Morelli (Figura femminile) e di Filippo Palizzi (Contadina con asinelli). Chiude la mostra, un’ acquaforte firmata Picasso. Il genio spagnolo la realizzò nel 1968 per illustrare il racconto attribuito a Fernando de Rojas e pubblicato per la prima volta nel 1499 a Burgos in Spagna,.
Picasso ritrae con l’inconfondbile tratto della propria ironia Degas e il suo sodale (dell’impressionismo) Marcellin Desboutin. Alto e allampanato Degas, piccolo e rubicondo Desboutin, all’interno di una casa chiusa, mentre stanno trattano con la mezzana, Celestine. Una scelta voluta. Come a sottolineare che con Picasso comincia una nuova rivoluzione artistica. E nulla più sarà come prima.
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Guarda in video La scuola di danza nella sala del refettorio di San Domenico Maggiore (ripresa di Francesca Vitelli)
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LA MOSTRA
Degas, il ritorno a Napoli (prodotta da Navigare Srl). Complesso Monumentale San Domenico Maggiore., Sala del Refettorio Vico San Domenico Maggiore, 18, Napoli.
Totale opere esposte: 188 (Collezioni private); 154 opere originali (incisioni, disegni, sculture, dipinti); 34 fotografie d’epoca (Bibliothèque National de France). Riproduzioni di dipinti retroilluminati e video: Ritratto di Hilaire de Gas (1857); La famiglia Bellelli (1858-1867) La scuola di danza (1873-1875).
Fino al 10 aprile con orario continuato, giorni feriali dalle ore 9:30 alle 19:30 mentre sabato, la domenica e festivi dalle 9:30 alle 20:30.
Costo biglietti a partire da 10 euro. 8 euro per i possessori del pass turistico Artecard, realizzato dalla società Scabec della Regione Campania per la promozione turistica della Campania. Biglietteria sul posto, e online con ticketone.it.
Per saperne di più
Navigare srl
prenotazioni@navigaresrl.com


 




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