Il Museo Madre ospita l’esposizione del maestro Armando De Stefano, a un anno dalla sua scomparsa. Un titolo potente e intenso come il suo tratto: “Nulla dies sine linea”, non un giorno senza lasciare un segno, nell’esercizio quotidiano e costante della tecnica per pura dedizione e passione. Un omaggio curato da Olga Scotto di Vettimo, con oltre 80 opere selezionate tra i tanti lavori datati tra il 2012 e il 2021.

De Stefano, classe 1926, un caposaldo nell’arte a Napoli e per diverse generazioni di artisti e studenti della sua Accademia di Belle Arti, ci lascia un repertorio che scava nella mitologia, nella storia e nelle radici del nostro territorio, guardando al passato per indagare il presente. Un figurato che si lascia solcare da tratti più istintivi e guizzi astratti, che definiscono sguardi e pose del protagonista assoluto delle sue interpretazioni: l’ essere umano.
È difficile trovare le parole adatte per descrivere i lavori del maestro perché sono qualcosa di perfettamente completo, racchiudono tutto a cui nulla si può aggiungere. Frutto di un’intera vita passata a perfezionare questa tecnica che a oggi sembra solo roba accademica ma che alla fine è alla base di tutto.

Nelle foto in pagina, Armando De Stefano e
le sue opere al Madre



Disegni da bambino e poi da adolescente durante la guerra, a conoscere l’umanità varia, scambiarsi pensieri politici e sociali, a scegliere una strada diversa dal neorealismo.
Una formazione dinamica, intelligente, tra una classe intellettuale in fermento ma soprattutto in mezzo alla gente, quella autentica del popolo.
Gli occhi tracciati dal maestro sulle carte o sulle tele, sono occhi pieni di cose da dire, che possono provenire soltanto da un modus operandi che va ben oltre il mero studio canonico. Quella formazione che si traduce in una grande capacità di percepire e poi imprimere le emozioni.
De Stefano è stato estremamente legato a Napoli non soltanto per il suo percorso artistico-lavorativo ma soprattutto perché è qui e soltanto qui che la sua ispirazione era soddisfatta, motivo che non lo ha spinto ad andarsene altrove. Tra le strade che parlano delle tante dinastie che hanno visto passare, le facce che trasudano le luci e le ombre caravaggesche in questo purgatorio sospeso tra l’inferno del sottosuolo e il cielo di San Gennaro.
Nelle sale espositive del Madre, ritroviamo anche la sua voce e le sue espressioni nella bellissima video-intervista di Mario Franco, testimonianza di un intervento artistico del 2011 eseguito su una parete dello stesso Museo in occasione della mostra personale “L’Urlo del Sud”.
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La mostra sarà visitabile fino al 18 luglio 2022.

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