Teatro da camera compie 2 anni. Una rassegna ideata e promossa da PeoniArt a cura dell’associazione “La città che Vogliamo” (presieduta da Rita Pardo) alla sua seconda edizione, sempre sotto la direzione artistica della poliedrica attrice Anita Pavone.
Un cartellone costruito con grande passionalità e ricerche storiche, che propone musica di alto livello, avvalendosi di artisti partenopei dal grande spessore, disposti a  muoversi in  un percorso itinerante tra musica, canto, recitazione, per portare la nostra cultura millenaria in luoghi differenti, interagendo con il pubblico, facendolo diventare protagonista per una sera (che comincia sempre alle 20.30).
Come l’anno scorso, il pubblico interverrà a fine spettacolo,  in un appassionato dibattito, per finire poi a gustare le prelibatezze culinarie e vini doc.
Si comincia  venerdì 8 novembre con Vesuvião. Cantando tra Napoli e Bahia: Brunella Selo propone un concerto che ci porterà in un viaggio intricato e appassionato tra le radici partenopee e il sentimento di vicinanza che lega Napoli ai ritmi e alle melodie brasiliane. “Vesuvião” abbraccia la musica napoletana dalle villanelle alle tarantelle fino ai classici dell’800 di Bovio e Di Giacomo, affiancando il repertorio partenopeo alle forme musicali antiche e popolari del Brasile, come lo chorinho e il samba, fino ad arrivare alle più moderne come la bossa e il jazz di Tom Jobim.
Il 29 novembre tocca a Sono io, George Saund: con Mariella Pandolfi e Mariagrazia Ritrovato al piano mentre Anita Pavone è la voce recitante. Lo spettacolo racconta e fa rivivere tra musiche e parole, l’idillio tra la scrittrice francese George Sand, pseudonimo di Amantine Aurore Lucille Dupin e il grande compositore e pianista polacco Fryderyk Franciszek.
Le parole sono quelle delle lettere d’amore della famosa scrittrice, personaggio davvero interessante e originale per l’epoca, fuori da ogni schema e libero da ogni forma di pregiudizio e conformismo.
La musica è quella di Chopin: walzer, preludi, notturni, sono eseguiti talvolta in modo autentico, talvolta riletti in chiave jazzistica, quasi a dimostrarne l’attualità e l’infinità di un’amore che scorre nel tempo e lo attraversa. Musiche e parole si alternano, si susseguono, si abbracciano.
Tratteniemento va in scena il 13 dicembre. Si tratta del riadattamento  di fiabe sonorizzate da Basile (Lo cunto de li cunti, overo lo trattenemiento de peccerille) a  Ruccello. Anita Pavone è la voce narrante.
E  Annibale Ruccello. Di quest’ultimo, grande drammaturgo e regista, di sicuro ciò che emerge, in un genere a lui così caro come la fiaba è la ricerca di un linguaggio scenico nuovo, misto alla trasgressione verbale.
Raccontare di favole lo si può fare in molti modi: qui la via prediletta è quella del rapporto diretto con il pubblico restando in parte fedeli all’antica arte dei cantastorie che sposavano la commedia dell’arte.
Questa scelta di utilizzare la struttura interpretativa e esplicativa, proprie delle fiabe antiche, raccontate da voce a voce nasce dall’amore per tutto quel che, per sua natura intrinseca, rappresenta il patrimonio popolare,
culturale e sociale della propria Terra di appartenenza. Così ci si avvale della varietà dello strumento vocale nonché della mimica facciale, come elementi di comunicazione suggestiva e si predilige la sonorizzazione attraverso gli effetti sonori e percussivi, creati dal percussionista Ettore Pavone.

Qui sopra, Lalla Esposito. In alto, Anita Pavone (a sinistra) con Miriam Lattanzio
Qui sopra, Lalla Esposito. In alto, Anita Pavone (a sinistra) con Myriam Lattanzio

Omaggio a Nino Rota il 24 gennaio  con la splendida voce di Lalla Esposito accompagnata al pianoforte da Antonio Ottaviano. Rota è uno dei più garndi compositori del Novecento, che ha firmato belle e indimenticabili melodie del cinema.
Lei, l’artista, con una valigia antica, custode di cappelli, veli e altri piccoli oggetti, dà vita a un viaggio all’interno del mondo musicale di un maestro del cinema recitando e cantando, trasformandosi di volta in volta, solo attraverso il semplice cambio del copricapo, nei vari personaggi che hanno popolato l’immaginario di registi come Fellini, Coppola, Wertmüller, in movimento sulle magnifiche composizioni di Rota.
Tutte queste anime oniriche parleranno e canteranno la musica senza tempo di Rota come in un sogno impalpabile, con poche e preziose parole per le sue melodie essenziali e semplici, canzoni popolari e ironiche, dolcemente sentimentali, napoletane.
Il primo febbraio ecco L’ammore, ll’arraggia e ll’addore d”o mare. Titolo importante per un lavoro di matrice cruda ma spesso poetico, di apertura…al desiderio di un possibile nuovo dialogo tra i sessi, restano le anime di coloro che hanno collaborato alla stesura dello spettacolo, spinte dalla consapevolezza che la denuncia, scevra di speranza, finisce per diventare solo una dimostrazione fine a se stessa, un esercizio di stile sterile e salottiero. Il pubblico potrà ascoltare la graffiante voce di Myriam Lattanzio accompagnata dal chitarrista Ugo Gangheri, autore dei testi inediti pluripremiati (Storie di donne) e voce di Anita Pavone.
Il 22 febbraio ecco I Gatos do mar in La sindrome di Wanderlust. Annalisa Madonna  è affiancata dall’arpa di Gianluca Rovinello e dalle percussioni di Pasquale Benincasa percussioni. In cerca di sonorità contemporanee, partendo dalla tradizione ma con nuovi strumenti per timone, come l’hand pan o la marimba accanto all’arpa celtica e alla voce, unica, di Madonna.
Dieci canzoni delineano la rotta per l’approdo a Mashalaima, isola ideale che fonde le musiche dal mondo. i “Gatos Do Mar” spaziano tra il folk e la musica leggera, dal jazz alla bossanova, dal fado all’arpa celtica con cui Rovinello, attraverso moderne tecniche e l’uso sapiente dell’elettronica, rende affascinanti sonorità perfezionate in studio. E non mancano reinterpretazioni di classici, latino americani, pop, cover, folk: si ascolta musica, napoletana e francese, in uno stile musicale antico moderno e contaminato.
Il 7 marzo c’è La sindrome di Frida con Margherita Romeo (testo inedito e voce)
e Nando Cozzolino alla chitarra.
Patrizia, una pittrice, che in arte si firma Patty Calos, sta dipingendo un nudo. È un ritratto, ma il ritratto fa l’immagine che ha impressa nella sua memoria, del corpo nudo di un suo amore che l’ha lasciata, per un’altra. Usa l’arte della sua professione, in questa occasione, a scopo terapeutico. Vuole elaborare nella perfezione questo corpo che per lei è l’apoteosi della bellezza, per poi distruggerlo.
In questa cornice semi/melanconica, il contenuto appare piuttosto ironico e brillante. Patty infatti ama un corpo decisamente “lordoso”. Quella pancia che straborda è per lei l’apoteosi dell’Eros.
Fa spesso il confronto con l’amore che la celebre Frida Kahlo provava per il suo enorme Diego Ribera… e le sembra un buon segno per il suo futuro. Al termine della esecuzione del ritratto, e al termine di questo monologo, come fosse un atto jodoroskiano, la tela viene gettata via. Forse la donna è guarita, dalla folle passione che ci ha appena descritto.

Patrizia Di Martino
Patrizia Di Martino darà vita alla Parigi di Edith Piaf

Il 28 marzo Pensieri un musica di Edith Piaf con la voce Patrizia Di Martino e Sasà Mendoza  che suona pianoforte e fisarmonica. Vitalità, libertà e passione respirando l’atmosfera ancora bohèmienne di inizio ‘900 a Parigi… Sembra di essere accolti in un salotto  francese … Un tempo sospeso. Una passione, un amore, una vita piena, e nessun rimpianto…
Il 18 aprile Itaca. Voci e suoni dal Mediterraneo con Rosalba Di Girolamo e  Marzouk Mejri   (tratto da scritti di Predrag Matvejevic, Jose Saramago, Konstantinos Kavafis e Worman Shire). Narra di un essere umano coraggioso che chiede al re in persona una barca per solcare i mari alla ricerca di un’isola sconosciuta, dove coronare il suo sogno più umano: trovare casa, e pace. Itaca è un un diario di viaggio.
Il 16 maggio Sabiá. Omaggio a Elis Regina con Giovanna Panza e Guido Lanzotti
Pianoforte Il Sabiá è un uccello, un tordo diffuso in America Latina la cui grande musicalità rimanda alla figura del poeta che canta la nostalgia per la propria terra.
Sabiá è anche una celeberrima canzone brasiliana composta nel 1968 da Antônio Carlos Jobim e Chico Barque, una velata protesta politica. Il progetto prende a
prestito questo nome nelle sue due letture per attribuirlo alla  più grande interprete della Música Popular Brasileiro, Elis Regina, che come un uccello, dotata di straordinarie qualità vocali, visse per la musica e per la libertà.
Della rassegna parliamo con Anita Pavone, direttrice artistica: «Il mio ruolo principale ovviamente resta quello di direttore artistico ad ampio raggio e devo dire che mi sta dando enormi gratificazioni, è bello avere un filo conduttore da seguire, contattare gli artisti, conoscere gli spettacoli che propongono, e scegliere in base ad un ipotetico viaggio.. in sintesi lasciarsi andare all’apertura, alla contaminazione delle arti, per creare un nesso immaginario che unisca teatro, musica e cibo».
Il finale è travolgente. «Trovo ancor più entusiasmante il rapporto  con il pubblico dopo ogni performance. Partendo da una breve biografia degli artisti coinvolti nella specifica serata, appassiono i presenti, in un viaggio, alla scoperta più intimista del performer di turno, il quale, è puntualmente invitato a raccontarsi, a concedersi in una narrazione diretta, riempendo così di un significato ancor più ampio e profondo, la condivisione dello spazio dell’arte. In questa edizione avremo una madrina di eccezione, la straordinaria artista Brunella Selo dalla voce universale».
Un’iniziativa con tante donne.  «Ho privilegiato- spiega ancora Anita- la formula di una rassegna condotta tutta al femminile (e mi perdonino gli uomini che sono stati coinvolti solo in qualità di musicisti, anche se scelti nel rispetto di una acclarata bravura e professionalità) perché da sempre le donne hanno una capacità espansa e poliedrica di raccontare tematiche e sentimenti essenziali alla poesia teatrale, inesprimibili in altre forme, come da sempre hanno una spazialità e una resa vocale incredibilmente varia e sorprendente, a volte graffiante a volte estatica e modulare, ma in fase esponenziale, quasi sempre frutto di intensità viscerale, essendo, il mondo femminile, più incline al donare che al trattenere».

Brunella Selo
Brunella Selo

E aggiunge: «D’altra parte, tornando alle attrici, mi sento di aggiungere che da sempre incarnano la complessità sociale affrontata dalle donne, e che da sempre, esprimendosi, contribuiscono a modificare la tradizionale divisione sociale dei sessi. Sicuramente l’universo femminile quando si esprime, racconta anche se stesso. Scandaglia il proprio mondo emozionale e lo mette a disposizione del personaggio che interpreta e del pubblico che è presente. Quest’operazione così radicale permette, puntualmente, di fare un viaggio nel cuore, nella mente, nelle emozioni delle donne.. le donne parlano alla pancia degli spettatori».
Potenza della contaminazione artistica.  «La musica e la danza creano suggestione, sono linguaggi universali che hanno un potere infinito di rapimento , una capacità intrinseca di estraniazione dalla realtà, a volte un potere quasi ipnotico. L’espressione verbale viaggia su altri canali di comunicazione emotiva, ogni parola ha un suo peso specifico, l’attore quando recita è nudo, solo, con le variabili della sua voce collegate al suo intimo sentire, sul palco, dinnanzi al pubblico “senza paracadute”. Il silenzio, a sua volta, può essere il collante esplosivo oppure rappresentare la caduta nel vuoto angosciante».
Così nel teatro tutto può convivere:  «In ogni modo la forma di teatro che mi travolge in assoluto, è quello di matrice filmica, ma da emotiva percepisco tutta la vibrazione di un qualunque monologo crudo, realista, se ben interpretato. Non intendo, però, parlare di arte filmica in quanto tale, ma di drammaturgia teatrale di matrice immaginifica, onirica, orientamento frutto anche dei percorsi di studio che per passione per l’arte mimica e surreale ho scelto (adoro le fiabe, i cartoon, e di conseguenza mi sono soffermata molto sullo studio dell’utilizzo del corpo, della mimica, dell’ampiezza e della poliedricità espressiva dello strumento vocale)».
Non perdetevi queste serate dove l’arte e la bellezza emotiva sono le indiscusse protagoniste.
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