Il suo sogno nel cassetto è creare una Silicon Valley al sud Italia. Cos Paolo Caputo, titolare di Gioco&Strategia, lancia il concorso “Retrogames Italian Dev 2009” (per info www.giocoestrategia.it ), perch “Al sud non c’è un’imprenditoria del gioco. ora di crearla”.

Da vent’anni nel mondo videoludico, Caputo ricorda: “Gioco&Strategia nacque come associazione nel 1989, poi il nome fu utilizzato per un’impresa commerciale di importazione e distribuzione di giochi e videogiochi”. Pur pioniere dell’intrattenimento elettronico: “A quei tempi non esistevano il business di oggi e le grandi aziende. I videogames erano un prodotto tipicamente nipponico destinato a un mercato elitario. In quegli anni, cominciarono a nascere le prime consolle di un certo livello, il Nintendo 8 byte e il Sega Master System, che puntavano a un mercato globale”. Specifica: “L’associazione non nacque per diffondere la cultura del videogames, ma quella del gioco, soprattutto di ruolo o di societ . Scoprii un enorme, potenziale bacino di appassionati. Studiavo economia e commercio ed ero stato nello staff del professore Luca Meldolesi. L lanciai l’idea dell’associazionismo per testare il bacino di utenza del prodotto”.

L’interesse al gioco, specie quello di ruolo, era elitario. I manuali, lunghi e complessi, erano in inglese e le regole non alla portata di tutti. Come coinvolgere, dunque, i potenziali, futuri giocatori? “L’associazionismo andava allargato a livello nazionale facendo corporazioni con i piccoli gruppi che nascevano al nord Italia. Cos fondammo la Dragon’s liar club, adesso editore”. L’impresa, nata senza soldi, si basava su intuizioni, fortune, creazione della domanda. Cos… l’idea: “Il metodo che applicai, poi imitato e diffusissimo, fu di creare quello che oggi si chiama centro giochi organizzato. Il luogo del commercio ospitava anche i giocatori, organizzava eventi che creassero domanda. Era anche un modo per fidelizzare consumatori e appassionati”.

Da qui, lo spiraglio per diffondere la cultura del ludico. “Le prime convention al sud Italia le ho organizzate io, a mie spese, senza rimborsi o riconoscimenti, alla mostra d’Oltremare nel ’93 e nel ’94. Prima, alla piscina Scandone, nel 1991, organizzai una fiera di fumetti”. E anche nel campo dei baloons, Caputo può vantare un primato: “Engaso, il primo comic mensile del sud Italia, lo pubblicammo noi”.

Nonostante l’interesse della stampa e la curiosit  verso il prodotto creata dalle convention, nulla arrivava dal punto di vista economico. Poi, il videogioco diede la spinta commerciale. “Diventai importatore e distributore, aprii la prima ludoteca e vanto di aver utilizzato per primo questo termine”. L’avventura continua fino al 1998, anno che segna la fine dell’attivit  commerciale. “Da quel momento, il mio interesse era creare eventi. Cominciò l’interessamento marginale delle istituzioni. L’appoggio mi permise di organizzare eventi ludico- culturali per il Maggio dei monumenti. Fino al 2003, quando l’appoggio venne meno”.

Ludoteche, centro giochi organizzati, convention… e tanti nuovi giochi da tavola. Dopo il dominio dei videogames, c’è un ritorno al gioco intelligente? “E’ un’impressione. Il gioco intelligente aveva due tipi di settori, da tavola e di ruolo, questo basato sulla vendita di libroni da leggere e studiare. Nel mondo dell’appassionato, il gioco di ruolo era il top. Poi c’era un gap… il resto del pubblico non si interessava, troppo complicato… Cos nasce il gioco di carte: è immediato, veloce, colpisce tutti, anche chi non vuole leggere enormi manuali. Poi si è saturato, i videogames sono divenuti dominatori, anche culturalmente, e il gioco di ruolo è stato il primo a morire non avendo una continuit  culturale tra giocatori storici e nuove leve”.

Ma questa è la situazione italiana, perch “In Germania (e anche in Usa), siccome c’è una cultura dell’home entertainment. I tedeschi, aiutati anche dal governo, hanno rilanciato il gioco come momento per stare insieme in famiglia o con gli amici. E c’è stata un’esplosione di giochi da tavola. Questo ha avuto il suo traino nel mondo: molti comprano le licenze e realizzano l’edizione italiane, ma non ci sono le basi per una diffusione, divulgazione”. Perch? ” anche un fattore climatico. In citt  dove piove o nevica è maggiore la tendenza a chiudersi in casa. In una citt  solare è più difficile. Ma fondamentalmente la politica culturale non fa la sua parte”.

Nella foto a (di Maria Volpe Prignano), videogiocatori in azione

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