Un’esplosione di colori nel bel mezzo del grigio cemento. Così si può riassumere la terza edizione del Paste up festival, evento internazionale dedicato alla poster art e alla sticker art. Conclusosi il 18 settembre al Centro Asterix di San Giovanni a Teduccio, questo multi-evento ha avuto il grande pregio di portare una forma evocativa di street art in un quartiere popoloso e distante dal centro storico. Il tentativo coraggioso di portare un po’ di mondo e di bellezza nelle periferie è stato premiato da un’ottima partecipazione. Abbiamo seguito in presa diretta questa bella iniziativa, raccogliendo qualche battuta da parte di Street Art Project Naples, che assieme all’artista di strada Aldam, ha organizzato l’evento.
Com’è andata la terza edizione del Paste up?
Quest’anno, ci siamo voluti mettere in gioco e abbiamo scelto un posto completamente diverso per ospitare questo festival. San Giovanni a Teduccio era una location estremamente stimolante per il nostro progetto. Contavamo su una maggiore partecipazione dei giovani del luogo, ma abbiamo colto dei limiti nella nostra comunicazione che in futuro supereremo. Le persone del quartiere ci dicono che i canali social – con cui lo promuoviamo – non arrivano efficacemente ai giovani per questo genere di iniziative. Dobbiamo diventare più bravi nel coinvolgerli. Qui, funziona ancora molto il passaparola.

In copertina: Dettaglio di un’opera esposta alla terza edizione del Paste Up Festival. Sopra: Maradona secondo lo street artist canadese Stikki Peaches

Oltre l’autocritica, che è indice di grande intelligenza, però si è riscontrata un’ottima partecipazione…
Molti sono venuti da Roma, Bologna e perfino dalla Germania. Per il futuro, è fondamentale interessare le scuole medie, come abbiamo già fatto nell’edizione della Casa del popolo di Villa Medusa, a Bagnoli. Adesso, fra l’altro, siamo all’inizio dell’anno scolastico e quindi è ancora tutto da rodare. Questa è una lezione per il futuro.
Avete portato un po’ di mondo a San Giovanni a Teduccio…
Sì, sono pervenuti lavori da 35 paesi con 405 artisti coinvolti. All’ultima edizione erano “appena” 270. Abbiamo fatto un grande lavoro e non ci aspettavamo di trovarci in difficoltà nell’installare le opere di tutti gli artisti. In base allo spazio, abbiamo incluso almeno un lavoro, provando a costruire abbinamenti cromatici e un’armonia di fondo.
Quindi, è stata compiuta una selezione delle opere?
Alcuni artisti hanno inviato più lavori. Abbiamo dovuto per forza selezionarli, affinché tutti fossero rappresentati. La vera novità di quest’anno è che le installazioni non sono più su muro, ma su pannelli. Tradotto in metri quadri, c’era ancora meno spazio, perché la superficie non è più una parete, ma una lastra di legno e compensato. Questa modalità però ci ha dato un vantaggio: adesso, potremo spostare i pannelli e far diventare il Paste Up una mostra itinerante.
In che senso?
I pannelli saranno esposti in altri luoghi. Una prima occasione sarà il Q-Estival, co-organizzato da diverse realtà che operano sul territorio, in cui si proporranno tante forme d’arte di strada. L’evento si terrà all’aperto e vorremmo includere i pannelli della nostra mostra. Inoltre, abbiamo ricevuto altre proposte per rendere il nostro progetto itinerante in Italia e all’estero.
Il Paste up potrebbe entrare anche nelle scuole?
Stavamo valutando di rivolgerci ai licei artistici del territorio. Vorremmo far esporre i pannelli anche lì, anzichè stoccarli in qualche deposito. Sarebbe bello tenerli in un luogo d’istruzione, come materia viva, anche per avvicinare i ragazzi e appassionarli a quest’arte.

Un altro pannello esposto al Centro Asterix di San Giovanni a Teduccio
[Photo credit: Daniele Maffione]

A questo proposito, pochi giorni fa è morto un ragazzo per l’alternanza scuola-lavoro. Non sarebbe meglio insegnare ai ragazzi il valore dell’arte, piuttosto che costringerli a lavorare gratuitamente per maturare crediti formativi?
Questa riforma della scuola è una cosa aberrante. I ragazzi dovrebbero andare a scuola per studiare e non per essere sfruttati al lavoro. Sì, penso che andrebbero avvicinati all’arte, ma sempre in maniera soft. Ad esempio, i ragazzi nei licei artistici vengono utilizzati come guide nelle giornate di primavera organizzate del Fondo per l’Ambiente Italiano. In quel contesto imparano solo a essere sfruttati, per giunta a gratis. Ha ancora meno senso che in quest’ambito vengano coinvolti studenti di licei o istituti tecnici con altri indirizzi. Ciascuno dovrebbe essere spinto verso i propri interessi. Il volontariato è una cosa importante, ma bisognerebbe avvicinare chi è interessato, cui andrebbe data l’opportunità di conoscere diverse forme d’arte. Naturalmente, bisognerebbe offrire un’alternativa a chi non è interessato, dandogli la possibilità di avvicinarsi a qualcosa che gli interessa realmente. È un po’ come il discorso dell’ora di religione: se si chiede l’esonero, ma si costringe il ragazzo a rimanere in classe, perché magari è il solo che non vuole partecipare, è una forma di costrizione che non offre alternative. In breve, la scuola dovrebbe insegnare ai giovani la possibilità di scegliere.
Tornando al Paste up, anche in questa edizione hanno partecipato street artist di diversi paesi, addirittura da Oltreoceano…
Siamo stati entusiasti nell’incassare il contributo di un artista canadese, che solitamente non partecipa mai a questi appuntamenti. Stikki Peaches c’ha inviato tre lavori molto grandi. In quest’assise ne abbiamo potuto esporre soltanto uno, ma estremamente evocativo, che raffigura Maradona. Gli altri suoi lavori verranno installati nei prossimi appuntamenti. Aldam, altro street artist che ha co-organizzato con me questo evento, ha abbinato l’opera di Stikki Peaches con quelle di un artista francese. È bello che ci si dia tanta fiducia e che arrivino questi contributi.
Questo fa ben sperare per il futuro?
Direi proprio di sì. C’è un potenziale enorme su cui lavorare. Non temiamo il futuro, vogliamo andargli incontro.  
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