Le periferie hanno perso la vecchia connotazione di luoghi rurali e di campagna e hanno dovuto misurarsi con una nuova trasformazione storico-ambientale che ne ha determinato una diversa identit  socio-culturale. Sono diventate terre indefinite, senza più radici, alla ricerca di una nuova dimensione civica che fanno fatica a ritrovare ma che oggi in molte realt  comincia a dare segnali di assestamento e di crescita.

Il tema delle periferie e della loro identit  deve essere un nodo centrale nella politica di ogni amministrazione comunale, il punto di partenza nelle prospettive di programma delle istituzioni cittadine. La riqualificazione di una citt  non può prescindere dalla volont  di valorizzare le periferie urbane come luoghi di esistenza qualificata e di democrazia partecipata. Troppo spesso le periferie vengono vissute come “spazi” di abbandono e di degrado, territori anonimi e lontani, fuori dal circuito sociale ed economico del cuore della citt . Bisognerebbe invece sapersi proiettare in una diversa lettura di queste aree, capirne e coglierne le enormi potenzialit , il bisogno di coinvolgimento e di partecipazione attiva della gente, le problematiche di zona, il trasferimento culturale in atto.

La mancanza di una crescita parallela tra centro urbano e periferia genera una lontananza delle periferie dalla citt , ne determina l’oscuramento e una visibilit  ai margini.

Ignorare la periferia è ignorare l’identit  stessa della citt . Occorre quindi proiettare quel processo di cambiamento che avvicini le due anime in un percorso comune.

Per visualizzare questa idea serve sviluppare grandi spazi socio-cultuali che sappiano raccogliere quel sano ordinario quotidiano del quartiere e restituirlo ad una rinnovata immagine della periferia. Avviare quel percorso di sradicamento di quella concezione errata e superata della periferia vista come “altro” dalla citt , come “terra” incompiuta, come un “non luogo” di solitudine. Cominciare a percepirne la sensibilit  creativa, la realt  operativa, la voglia di riscatto, il diritto ad esserci. Se delle periferie sapremo superare gli aspetti negativi, che pur son tanti, e puntare su quelli positivi, che pur ci sono, ma che vanno individuati, riconosciuti e promossi, allora sar  possibile integrare il tessuto urbanistico e sociale con il resto della citt , superare la cieca consuetudine di non voler vedere il senso di una diversa normalit  la capacit  di vivere meglio insieme.

Le periferie possono raggiungere la stessa condizione di equilibrio che sancisce l’intoccabilit  del centro urbano, bisogna però cominciare a guardare alle periferie non più rilevandone i particolari slegati, le caratteristiche di incompiutezza e di isolamento, ma percependole come realt  ricche di potenzialit  e prospettive, spazi di vivibilit  di cui aver cura e in cui rispecchiare se stessi e le proprie aspettative.

Guardare alla periferia come quotidianit  proiettata, come futuro da costruire, come risposta di vita. Periferia quindi come risorsa per l’intera citt .

Chi sostiene il luogo comune che rappresenti invece soltanto il condensato della devianza sociale, della mancanza di sicurezza e del degrado, è fuori da ogni logica di analisi e soprattutto dai tanti segnali di apertura che in molte realt  periferiche sono ormai chiare indicazioni.

Si possono infatti, trovare quartieri periferici piuttosto poveri e decadenti, dove la qualit  della vita risulta altamente degradata, ma esistono anche aree periferiche progettate e attuate a misura d’uomo in cui i servizi si presentano ad alta rilevanza di erogazione e di fruibilit .

Aree periferiche dove spazi culturali e realt  associative sono ormai diventate parte integrante del tessuto comunitario ed identificati dai cittadini come priorit  per lo sviluppo del quartiere. Luoghi periferici dove sono state fatte fiorire e valorizzate risorse ambientali e paesaggistiche come elemento importante della qualit  della vita quotidiana.

Se la politica sar  in grado di partire da tutto questo affiancando programmi di incentivazione di queste aree e la messa in campo di strumenti amministrativi e finanziari a favore di chi vive e produce, allora si dar  un grande segnale di concretezza a quel protagonismo sociale e imprenditoriale che sta emergendo e che ha bisogno di risposte vere per crederci fino in fondo.

Solo allora la societ  avvier  sul serio quel processo di riqualificazione delle citt  che non può prescindere dal riconoscimento di una identit  propria delle periferie.

Nelle foto, tre immagini di Ponticelli

*Capogruppo di Rifondazione Comunista (Comune di Napoli)

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