Quarant’anni di creativit  e non dimostrarli, una vena ironica che non si esaurisce, irriverenza gentile e infinita apertura mentale. Salvatore Pica è un’istituzione, a Chiaia soprattutto, ma anche oltre i confini napoletani, dal ’68 a oggi ha sponsorizzato l’arte, quella applicata del design che fece il suo ingresso in via Filangeri con il suo negozio Centro Ellisse, quella emergente dei giovani che continua ospitare nella sua gallery di vico vetriera e quella affermata che gli è amica e riconoscente.
Dal ’68 al 2008, quarant’anni di avventure raccontate in un volume “Vissi d’arte”, festeggiato luned 26 alla Feltrinelli: “il libro è uscito l’anno scorso – spiega Pica – e per l’occasione mi sono fatto un mese e mezzo di tournè al Monaldi” scherza sulla malattia e gioca con i quattro relatori Mirella Barracco, Antonio Fiore, Paolo Macry e Luciano Rufolo, chiamati a ricordare la loro esperienza accanto al protagonista.
Barracco ripensa all’Accademia della catastrofe, fondata da Pica in un’epoca in cui “si parlava della citt  con allegria e speranza. Con questi primi quarant’anni si chiude un periodo e se ne apre un altro pieno di ricerca e scoperta, a partire dalla fondazione del Pan – targato Pica – che sta per Povera Arte Napoletana”.

“Negli anni ’70 Napoli era molto vivace – ricorda invece Macry – diversa da Milano dove tutto era gi  codificato, strutturato. Lo sperimentalismo realizzato a Napoli da Salvatore non sarebbe stato possibile a Milano, Napoli era destrutturata e ancora aperta. E se negli anni ’80 è arrivta la catastrofe del terremoto e dopo terremoto, lui non si è mai arreso”.

“Visse d’arte – prosegue Antonio Fiore – ma anche d’amore, per l’arte e per le persone. Talent scout, innamorato del design, dj, flaneur, gallerista. Allora Napoli era una citt  in cui la gente parlava e parlava alla citt . Oggi non c’è più l’ombra di quella passione civile e collettiva. Proporrei all’Unesco di proclamare Pica patrimonio dell’umanit “.
Anche una voce medica si alza, è quella di Lucio Rufolo, medico di famiglia comico nel sangue che sa interpretare a perfezione i geni del genio: “Pica – spiega – essendo nato alla Pignasecca come tutti i bambini del luogo aveva l’artteca, poi si è trasferito a Chiaia ed è diventata artetèca”.

Da non dimenticare la cornice di aforismi che scandiscono il Pica-pensiero, un esempio? “Meglio andare a quel paese o restare a Napoli?”
Nel volume contributi di Patrizia Agresti, Mario Avallone, Franco Betteghella, Renato Barisani, Luigi Caramiello, Antonio Dentale, Giulio De Martino, Stefano De Stefano, Francesco Durante, Pasquale Esposito, Antonio Fiore, Lino Fiorito,
Mario Franco, Duilio Gregorini, Fabrizio Mangoni, Giuseppe Manigrasso, Luigi Marino, Checco Moroso, Pasca Palomba – Lauro, Daniele Pitteri, Alfredo Profeta, Maria Roccasalva e Lucio Rufolo.

Per informazioni: www.picagallery.it

Nelle immagini il volume Vissi d’arte, gli aforismi di Pica, l’autore e alcuni istanti della presentazione con Mirella Barracco, Paolo Macry, Antonio Fiore e Lucio Rufolo

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