La Pop art americana degli anni Ottanta in mostra a Napoli. Sarà possibile, dal 18 marzo, visitare al Palazzo delle Arti di Napoli PAN (Via dei Mille, 60) Tatabu, la mostra che celebra l’artista Ronnie Cutrone, tra i più noti protagonisti della Pop Art statunitense, che ha rappresentato con leggerezza e onestà la società contemporanea.
L’esposizione, che resterà allestita fino al 10 luglio, è curata e prodotta dal gallerista Matteo Lorenzelli, coadiuvato nella curatela da Luca Palermo e Ivan Quaroni, e promossa dall’assessorato alla cultura e al turismo del Comune di Napoli che, proprio attraverso questa collaborazione con Lorenzelli Arte, intende dare ancora una volta spazio all’arte contemporanea tra le esposizioni programmate al Pan e, più in generale, in città.
«Un progetto – dichiara Eleonora de Majo, assessore alla cultura e al turismo del Comune di Napoli – proposto come ideale seguito alla mostra di Banksy (in chiusura a fine febbraio) con l’obiettivo di incrementare la diffusione della cultura artistica contemporanea grazie a linguaggi visivi ricchi di messaggi attuali come già è stato con la grande installazione dell’artista cinese Liu Ruowang in piazza del Municipio».
Ronnie Cutrone (New York, 1948 – Lake Peekskill, 2013) è stato un esponente della Pop Art americana. Tra il 1972 e il 1980 è stato assistente di Andy Warhol, negli anni più produttivi della sua celebre Factory, lavorando su stampe, dipinti o film e dando vita ad uno stile che la critica definirà “Post – pop”.

Qui sopra, Ronnie Cutrone. In alto, la sua bandiera
Qui sopra, Ronnie Cutrone. In alto, la sua bandiera

 Nel pieno degli anni ’80, subito dopo la separazione da Warhol, ha iniziato a dedicarsi alla definizione di un proprio stile, assolutamente originale, utilizzando nelle sue opere i personaggi dei più famosi cartoni animati americani, come ad esempio Woody Woodpecker, Felix o la Pantera Rosa. La sua pittura, carica di richiami alla Pop art degli anni ’60, lo ha condotto ad un grande successo internazionale.
Oggi è possibile trovare le sue opere in diversi musei e numerose collezioni, tra essi il MOMA di New York o in “Terrae Motus” alla Reggia di Caserta – la collezione, unica nel suo genere, voluta dal gallerista Lucio Amelio dopo il terremoto del 1980, che raccoglie le opere di 65 artisti.
Tatabu, attraverso le 80 opere esposte, si propone come un excursus sulla produzione artistica degli ultimi trent’anni di Cutrone, che ha vissuto il Graffitismo, il New Pop e, in maniera decisamente intensa, gli anni ’80. La mostra diventa anche occasione per poter osservare da vicino alcuni lavori che pochissime volte sono stati esposti in Italia, i Pop Shots, le bandiere, le Cell Girls, i collage, i lavori in acrilico e tanto altro ancora.
Il titolo scelto per la mostra si ispira a un’opera che l’artista ha realizzato nel 2000 come dono per la figlia del gallerista Lorenzelli, una testimonianza del suo modo innocente e pulito di osservare la realtà. La bambina chiamava Tatabu ogni distesa d’acqua presente sulla terra.
«Trovo affascinante e insieme dolceamara – scriveva l’artista – l’idea che l’innocenza percettiva di un bambino sia sempre creativa prima di sottomettersi alla conformità […] In tutte le mie mostre spero di raggiungere l’innocenza del bambino a lungo persa nella furia e nella paura, e arrivare a portare un sorriso di saggezza».
©Riproduzione riservata 
LA MOSTRA
Tatabu, a cura di: Matteo Lorenzelli in collaborazione con Luca Palermo e Ivan Quaroni
19 marzo – 10 luglio 2020 – opening 18 marzo 2020, h. 18.00
Orario apertura: lunedì – sabato: 9.30 / 19.30, domenica: 9.30 / 14.30, martedì chiuso. Ingresso gratuito

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