Con il suo feltro inseparabile si faceva vedere spesso nel salotto di Chiaia, piazza dei Martiri, dove era di casa, nella galleria dell’amico Lucio Amelio. Che lo aveva chiamato, insieme ad altri celebri autori, a partecipare alla gigantesca operazione artistica collettiva. Per ricordare il terremoto piombato in Campania con furia devastatrice nel novembre del 1980. Joseph Beuys, guru verde della Germania, portava con sé la sua rivoluzione ecologica e il suo carisma di divulgatore.
Ogni uomo è un artista era lo slogan del suo credo ambientalista, cardine della scultura sociale di cui si fece ideatore e portavoce. Ognuno di noi può partecipare attivamente alla costruzione della democrazia, come artista, scienziato, ricercatore, politico, artigiano, professore… Ciascuna/o è molecola attiva della società. Al centro, la difesa della natura. Che si concretizza nel progetto delle 7mila querce nelle città di Kassel.
Con 500 marchi i cittadini potevano acquistare il loro pezzo di scultura contribuendo a costruire l’avvenire. «In futuro – diceva Beuys- si dovranno innalzare tende verdi su tutto il pianeta che dovranno essere le incubatrici di una nuova società».
Il suo grido profetico adesso rimbalza nel mondo in corsa per salvare la terra dal riscaldamento globale e risuona forte nella città con cui aveva un rapporto speciale: proprio a Napoli, mentre avanzava dalla Cina il virus mortale, si è costituito il Te.Am centro Studi internazionale (il 5 marzo 2020, presieduto da Antonio Tosi) che punta a promuovere, valorizzare e tutelare  il territorio, l’ambiente e i beni culturali.
Il centro è affiancato dall’associazione ex dipendenti campani dell’ Arpa (con la quasi totale adesione degli ex direttori generali del sistema nazionale per la protezione ambientale) e sta creando una vasta rete di collegamenti italiani e internazionali tra professionisti ed esperti. Dalle università (la Partenope e la Vanvitelli) alle fondazioni (come quella di Castel Capuano e di comunità del centro storico), passando per i centri di ricerca e arrivando all’ antica Arciconfraternita dei Pellegrini (sorta nel 1578) che ha messo a disposizione una proprietà nella collina dei Camaldoli (a Vallone San Rocco), prossima protagonista di un grande progetto da realizzare nell’ambito del piano nazionale di ripresa e resilienza.
Centro storico e Napoli est. Sono due aree chiave della città su cui il Te.Am concentra la propria attenzione per vagliare tutte le possibilità di recupero e bonifica del territorio.

Il presidente del Te.Am Antonio Tosi
con la sottosegretaria al ministero della transizione ecologica, Ilaria Fontana (al centro).
In alto, un’immagine del golfo di Napoli

L’idea è quella di lanciare un forum permanente, un pensatoio in cui si possano concepire tutte le possibilità di uno sviluppo sostenibile dove al mare, tra le risorse fondamentali della nostra vita, sarà assegnato un ruolo di primo piano. Con spazio significativo al rilancio del litorale domitio-flegreo.
E all’acqua, bene indispensabile per la nostra sopravvivenza, il Te.Am guarda attentamente, dopo aver aderito con un comitato ad hoc alla candidatura dell’Italia per il forum mondiale del 2024. In programma, in questa direzione, un convegno che dovrebbe svolgersi in aprile, al centro congressi dell’ateneo federiciano, a San Giovanni a Teduccio: un focus sulla gestione delle risorse idriche nell’appennino meridionale che s’inserisce nella strategia per la transizione ambientale.
Campi d’azione dove Napoli può assumere funzione di capitale culturale e turistica. Partendo da piccoli gesti di equilibrio contro i crimini quotidiani che aggrediscono la natura. Dall’invasione della plastica ai mozziconi di sigaretta gettati dovunque. Per rendere giustizia a paesaggi sull’orlo del collasso.
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