Napoli e la bugia di una storia scritta male. Dove i briganti siamo noi. Voce e chitarra, Eugenio Bennato canta gli errori di una cronaca storica scritta dai vincitori che non potevano non assolversi dalle colpe di una violenta repressione da cui nacque l’Italia unita. Parole che raggiungono il cuore di chi è al piano nobile di Palazzo San Teodoro della Riviera di Chiaia dove si festeggiano i 100 numeri della rivista L’Alfiere. Nella sala gremita risuonano anche il discorso appassionato del magistrato Edoardo Vitale che ricorda come il padre Silvio, esponente politico del Msi, avvocato e artista, nel 1960, andando controcorrente, abbia fondato il periodico per raccontare l’altra verit  su quello che è avvento nel 1860 e dintorni, mettendo in luce tutto lo spessore di una civilt  millenaria, quella napoletana, e rivendicando i primati di un’identit  troppo spesso maltrattata.
Controcorrente come Pietro Golia, l’editore che alla morte di Silvio avvenuta nel 2005, insieme a Edoardo, con operazioni editoriali e culturali congiunte, è riuscito a tenere vivo l’orgoglio di Partenope, trasformando il passato in linfa del presente e nutrimento del futuro.

Non a caso è stato scelta come cornice palazzo San Teodoro per celebrare un traguardo impensabile quando nacque il magazine.
Dimora sontuosa, che molti napoletani non conoscono nemmeno, fu progettata da Guglielmo Bechi, fiorentino, totalmente invaghito di Napoli e della sua cultura, tanto da abitarci fino alla sua scomparsa, nel 1852. E tanto da esaltare il clima della propria epoca nella sua creatura architettonica valorizzando lo stile pompeiano, interpretato alla maniera della Napoli greca, tra stucchi e e decorazioni pittoriche che incantano e non stancano mai. Uno di quei tesori nascosti come tanti nel Sud, trascurati dalla grancassa mediatica nazionale.

Non solo della gloria che fu si è parlato nel corso del dibattito a più voci ma anche di un universo produttivo ancora in espansione che, in alcuni casi, non ha uguali.
Come quello della moda, dei guanti, in particolare, messo a fuoco da Marina Lebro, antropologa ed esperta del settore, che ha citato l’attivit  di due aziende storiche al centro della citt , la Omega e la Temin, concentrate sull’innovazione, oltre che sulla tradizione.

Sfogliando le pagine dell’Alfiere,
colorate da illustrazioni e immagini, vale la pena soffermarsi sulla commovente vicenda di Giuseppe Quandel raccontata da Fernando Riccardi ufficiale borbonico proveniente da una famiglia originaria della Westfalia e del Piemonte, tra i più coraggiosi difensori del re a Gaeta, dopo la violenta sconfitta, fu incarcerato a Ischia e, tornato in famiglia, non volle più saperne della vita militare. Nonostante fosse sollecitato, più volte, a entrare nell’esercito italiano (senza essere privato dei gradi che aveva in quello borbonico), fedele al suo sovrano, prefer scegliere la vita del monastero di Montecassino fino a diventarne abate.

L’appuntamento per ritornare a parlare dell’Alfiere e dei valori che lo alimentano è a ottobre a Gaeta
per il nuovo convegno tradizionalista organizzato come ogni anno da Vitale e Golia. Dal 17 al 19, all’Hotel Serapo, si parler  di “Due Sicilie, futuro presente. Indipendenza, tradizione, identit , storia, libert , vita”. E soprattutto del “ritorno alla terra contro il caos mondialista”.

Nelle foto, l’intervento musicale di Eugenio Bennato e il pubblico che ha affollato il salone di palazzo San Teodoro

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