… al raggio di luce custodito da tutte le mamme del mondo
… a mia madre
In città è arrivato il mago più potente del mondo ed ha preso dimora nello schermo piatto di un grande televisore. Tutti possono fargli delle richieste, ma lui può esaudire un solo desiderio: quello più stravagante. Davanti al grande schermo ben presto si raduna una grande folla. Ci sono grandi e piccini. All’inizio sono disposti in una fila, poi in due, più tardi in dieci e, dopo poco tempo, in mille file e forse più.    
Tutti ridono ogni volta che si accende la luce verde, piangono quando la luce diventa rossa. Vogliono fare contenti il mago ed evitare di contrariarlo: hanno paura di non essere scelti.
Chi non è in piazza insieme agli altri è deriso ed insultato. I pochi che ancora resistono, vivono nelle grotte e da lontano sentono il battito delle mani che, all’unisono, scandisce le ore della giornata salutando il programma del giorno e quello della notte.
Ad ogni ora si sceglie la persona “più” del momento: la più grassa, la più giovane, la più vecchia, la più bionda, la più bruna, la più alta, la più bassa, la più media, la più nulla. Tutti sono trepidanti mentre aspettano il loro turno per esprimere i loro desideri e sperare di essere scelti. Sulla passerella vanno per avere una risposta ma il mago non ne ha e non ne da. Così restano in attesa convinti che il loro momento non sia ancora arrivato.
Questo tipo di piazza ha invaso  prima una città, poi uno stato e poi molti altri stati. La piazza ha conquistato ormai tutte le nazioni del mondo: tutti hanno smesso di sognare e aspettano di vedere realizzata la voglia più stravagante.
Un giorno durante la pausa pubblicità mentre ci si prepara all’evento più straordinario della giornata un tremendo fulmine colpisce il grande schermo; il monitor perde la sua luminosità e diventa grigio scuro. Le luci rosse e verdi si spengono e tutti nelle piazze, nelle città, nelle nazioni del mondo si sentono smarriti. Quando incrociano gli sguardi si accorgono che non sanno più parlare.      
Molti comprendono che chi è al proprio fianco ha un cuore e può sorridere. Dapprima si sorridono l’un l’altro, poi si salutano. Molti scoprono che hanno tante cose da dirsi e qualcuno si mette a piangere. Qualcun altro si mette a ridere e scopre che si può ridere e piangere senza che siano accese le luci rosse e le luci verdi. Alcuni sono così felici che quando tornano i sognatori dalle caverne insieme cantano e ballano.
C’è chi arriva fino al grande schermo e vede che quello che si è abbattuto non è un fulmine ma un raggio di luce che, generoso, ha attraversato tutto l’universo.
Nel suo viaggio ha incontrato stelle giovani e stelle più vecchie. Alcune erano magnanime e luminose mentre altre erano così egoiste che invece di diffondere la luce l’attraevano: i buchi neri.
Ha scelto di arrivare sul Pianeta grigio per poter sconfiggere la fredda luce al neon di un monitor e riportare la luminosità agli uomini. I teloni che coprivano ormai la Terra si sono dissolti e il Pianeta è ritornato Azzurro.
Gli uomini sono stati così felici che non hanno voluto lasciare il raggio di luce. Ognuno ne ha preso un pezzo e lo ha conservato nel proprio cuore a illuminare il proprio desiderio.
 Il raggio di luce è ancora là. Sa illuminare le scelte degli uomini che sanno leggere nel  proprio cuore.
RIFLESSIONI D’AUTORE
Questa storia[1] è nata per ricordare Antonio Landro, uomo semplice e schivo che come LSU[2] ha collaborato nella nostra scuola dal 1995 al 2003 con disponibilità e generosità.
Per gli adulti è forte il dolore quando viene a mancare una persona con cui condividiamo un pezzo di strada insieme. Lo è ancora di più quando si è molto giovani o bambini perché si perde un riferimento, una parte del mondo che si conosce. Con questo scritto volevo rassicurarli, prepararli alla vita che è fatta di momenti di incontro e di separazioni.      
Una scuola è una comunità complessa dove tutte le componenti sono importanti anche quelle meno appariscenti. I collaboratori hanno certo il compito di preparare lo spazio educativo ma con la loro presenza nei corridoi, se è indirizzato a quanto la scuola ha progettato, trasforma l’habitat in una comunità educativa.
Il racconto ha molti rimandi e si presta a diverse letture ma in questa breve nota ho pensato di sottolineare due aspetti uno più personale legato alla scelta di realizzare questa narrazione ed uno più generale di come si può trasmettere un raggio di luce.
Quando a fine settimana sono tornato a casa ero turbato per la morte di questo membro della nostra famiglia scolastica e cercavo un modo per poter rispondere a quella rottura che naturalmente si crea con una perdita e riportare serenità  ai membri della comunità. Mia madre si è accorta che qualcosa teneva impegnati miei pensieri ma non mi ha chiesto cosa mi ha solo richiamato ad essere presente. Poi ha grugnito come faceva quando voleva giocare e mi ha rassicurato con un sorriso. Per il resto del tempo non ho pensato ad altro che a quello che c’era attorno a me. A sera prima di andare a dormire ho cercato di riflettere sulla giornata ed ho cercato di concretizzare quello sguardo ed ho concluso che quel sorriso era proprio un raggio di luce.
Una mamma, in genere, conosce il proprio figlio perché ha con lui una convivenza più lunga di almeno nove mesi. Avverte la sua presenza quando è ignota a tutti gli altri. Con il tempo avverte, nei primi mesi, il suo battito cardiaco, i suoi movimenti, i momenti di quiete e quelli di tensione. Quando nasce da solo una forma ad una conoscenza che si è costruita nel tempo.
I genitori co-partecipano al mistero della creazione ma la mamma ha un ruolo importante ed indispensabile. A lei è dato il compito di attivare quella scintilla presente in ciascuno di noi a cominciare dal sorriso. Le attenzioni, le premure di una mamma sono una costante della sua vita perché quel legame è forte e vitale. Anche la relazione che unisce un figlio alla propria mamma è intenso perché fatto di carne.
Quando si perde la mamma ci si sente più tristi, meno protetti, più soli. Le mamme sono il nostro angelo custode, sono testimoni dei nostri pregi e dei nostri difetti, ci sorreggono nei momenti di bisogno e gioiscono in quelli di festa. Ci hanno dato la vita e custodiscono il raggio di luce per farcela apprezzare.
Tutti dovremmo essere grati alle nostre mamme per essere stati chiamati alla vita. Io sono grato alla mia, anche dopo anni mi manca sempre tanto. Spero di riuscire  ad onorare quella luminosità che mi ha trasmesso con il suo sorriso. Grazie mamma.
NOTE
[1] Storia di un  raggio di luce, scritta nel 2003, è stata pubblicata sul giornalino di istituto e sul sito web dove l’ho recuperata.  La versione pubblicata è stata rivista rispettando la trama narrativa originale.
[2] LSU  Lavoratori Socialmente Utili
©Riproduzione riservata
Foto di Carmine Negro
In inglese, proponiamo la versione originale del 2003

Ray of light story

… to the ray of light guarded by all the mothers of the world
… to my mother

The most powerful magician in the world had arrived in town that morning. He was stored on the flat-screen of a large television set. Anyone who wanted could ask for a wish, but he would only grant the most extravagant one. A large crowd soon flocked near the big screen, consisting of both young and old people. At first, they were arranged in a single row, then in two, and later in ten. Soon after, they formed a thousand rows, and maybe even more.
They all laughed whenever the green light came on, they all cried when the light turned red. Everyone wanted to make the magician happy and everyone did not want to oppose him for fear of not being chosen. Those who were not in the square with the others were laughed at and insulted.
The few who still resisted lived in caves and from afar heard the applause that marked the hours of the day, greeting the day’s schedule and that of the night.
Every hour the most memorable moment was chosen: the fattest, the youngest, the oldest, the blondest, the darkest, the tallest, the shortest, the average, the most unremarkable. Everyone was anxious because they were waiting for their turn to present their wish and hope to be chosen. They went on a catwalk to reveal their deepest desires, but the magician did not respond; the time had not yet come.
The square had become first a city, then a state, and then many states again. The Square had invaded the nations of the world; everyone had stopped dreaming and was waiting to see the most extravagant wish come true.
One day, during the advertising break while preparing for the most extraordinary event of the day, a tremendous bolt of lightning struck the big screen; the monitor lost its brightness and turned dark grey. The red and green lights no longer came on and everyone in the squares, cities, and nations of the world were lost. They met each other’s gazes and realized that they could no longer speak.
Many realized that those at their side had a heart and knew how to smile. First they smiled at each other, then they began to greet each other. Many found that they had much to tell each other and someone began to cry. A few others laughed and discovered that one could laugh and cry without the red and green lights going on. Some were so happy that dreamers came back from the caves and there was singing and dancing.
Someone went as high as the big screen and saw that what had come down was not lightning, but a ray of light that had graciously crossed the whole universe.
It had met the stars, some young, some older. Some were generous but bright and cold, others were so selfish that they attracted light instead of emitting it: black holes. It had chosen to come to the gray planet to defeat the cold neon brightness of a monitor and bring light back to the people. The sheets disintegrated and the planet turned blue again.
The men and women were so happy that they did not want to leave the beam of light. They each took a piece of it and kept it in their hearts next to their wish. The ray of light is still there. It can illuminate the choices of people who know how to search and read in their hearts.
Photo by Carmine Negro

RISPONDI

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