Romanzo/ “La stirpe segreta delle donne pantera”: Antonella del Giudice racconta la femminilità in una lunga scia di misteri

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Il tempo non ne ha intaccato il fascino. Resta un classico horror, il film girato nel 1942, diretto dal regista statunitense (di origine francese) Jacques Tourner, Il bacio della pantera. Una storia che non sbiadisce.
Il giovane ingegnere navale Oliver incontra allo zoo di New York la seducente Irena, disegnatrice di moda di origine serba, mentre ritrae una pantera. Si innamorano e si sposano ma lei, ossessionata da un’antica leggenda della sua terra secondo cui le donne simili a lei si trasformano in pantere baciando un uomo, gli rifiuta qualsiasi bacio. E così comincia l’avventura…
Chi l’ha visto quel film non lo può dimenticare specie se ama all’infinito questo genere cinematografico: certamente è rimasto inciso nella memoria della scrittrice napoletana Antonella del Giudice che, dal suo archivio di pensieri, ha sviluppato un romanzo, pubblicato dalla casa editrice partenopea Giannini.
L’autrice affida a chi legge pagine ricche di suspense condite con un elegante erotismo che le fa scolpire immagini sensuali, flessuose, efficaci come dipinti.
“La stirpe segreta delle donne pantera” dapprima solletica l’attenzione per il contesto in cui si svolge e il mistero da cui parte la narrazione, poi, sequenza dopo sequenza, proprio con ritmo cinematografico, inchioda lo sguardo alle parole e non lo molla finché si giunge all’ultima frase.
Ma cos’è che lo rende così avvincente? Innanzitutto le prime scene che raccolgono l’eredità della pellicola di Tourner. La prima figura che incontriamo, infatti, è Plinio Huber, custode di uno zoo piuttosto fatiscente, che ha tirato i remi in barca perché la nuova veterinaria, Olivia Buta, arrivata dopo il professor Stefano Calle, illustre etologo, sparito enigmaticamente, lasciando presagire una fine infausta, non gli va a genio. Una donna sgradevole ai suoi occhi, tanto da spingerlo a spedire la domanda di pensione anticipata.
Lo zoo è in via di dismissione e la bellissima pantera nera, regalata all’istituzione da Calle, fa parte del piano di distruzione: anoressica e per giunta “anziana”, è destinata all’eutanasia.
Ma… ecco che Plinio in una notte silenziosamente asfissiante inciampa in un grumo informe e sanguinolento e fa una scoperta, a dir poco, sorprendente.
«La gabbia della pantera era vuota; la porta esterna basculava sbilenca, sganciata dal cardine superiore, restando avvitata agli altri due, provata dal peso dell’uomo che si aggrappava con le falangi uncinate alla griglia arrugginita, la faccia spiaccicata nelle maglie, gli occhi vitrei e una cresta albina erta lungo la scriminatura dei capelli castano scuri. La chiostra dei denti serrata in un digrigno scopriva gengive violacee, un sorriso da dannato. Dalla patta dei pantaloni sgocciolava urina».
Il malcapitato, sopravvissuto alle fauci del felino, è un volenteroso laureando, Martino Iglio, impegnato a lavorare sulla tesi con la professoressa Butta, la probabile vittima di cui si espande nell’ambiente sinistro il tanfo melmoso.
Da qui si intrecciano personaggi, ritratti, vite complicate, annodate in un unico centro, la pantera, che deposita una lunga scia di sangue e diventa un’ombra ossessionante: tutti la vedono, nessuno riesce a intrappolarla.
Ma chi è veramente questa pantera femmina? Cosa rappresenta? Forse incarna un tipo di esistenza da donna ribelle, ricalcitrante a ogni tentativo di limitarne l’istinto?
Certamente non lo sveleremo qui: vi invitiamo piuttosto a sprofondare nella lettura non senza aver accennato a due figure speciali. Althea, la figlia di Calle, ingegnera specializzata nella costruzione di macchine da luna park, capace di offrire vertiginose emozioni utilizzando algoritmi. E il capitano e psichiatra Giovanni Huber, figlio del custode.
L’impatto tra loro è travolgente. «Giovanni, svegliandosi, non aveva trovato al suo fianco che un nodo di lenzuola madide. Era stato tutto repentino. Althea non lo aveva invitato a salire, aveva dato per scontato che lui la seguisse. Nel tragitto ascendente, quattro piani, ascensore ligneo da prima decade del ‘900, lo specchio liberty aveva registrato la zompata. Lui l’aveva desiderata subito e si era sentito corrisposto all’impronta. L’abbraccio reciproco era stato stritolante. Lei era aggressiva, ma lui l’aveva ammansita. Lei era vorace, ma lui poteva sfamarla…».
Il resto è da scoprire con ansia, i colpi di teatro sono dietro ogni paragrafo. Non c’è posto per la banalità.
©Riproduzione riservata
IL LIBRO
Antonella Del Giudice
La stirpe segreta delle donne pantera
Giannini editore
300 pagine
euro 20
L’AUTRICE
Nata a Napoli, ha vissuto a Bari e Pescara. Ha scritto romanzi e racconti: ol suo primo romanzo “L’ultima papessa” (Avagliano) viene segnalato al Premio Calvino di Torino nel 2004. Nel 2008 pubblica “L’acquario dei cattivi” con Alet editore. Dal 2019 è stata autrice e conduttrice della rubrica televisiva di cultura “Culturando” per  l’emittente televisiva 87 TV fino al 2022



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