Vulcano-villa-giardino-mare, paradigma allusivo dell’equilibrio armonico tre gli elementi e base costruttiva delle ville vesuviane magistralmente interpretate negli scatti di Sergio Riccio, nella mostra “Settecento Vesuviano” al Pan fino al 22 novembre 2010. La mostra, inserita nelle iniziative del Forum universale delle culture e dell’Assessorato alla cultura del comune, è stata realizzata grazie al contributo dell’Istituto banco di Napoli.

L’interessamento di Riccio al barocco risale agli anni ottanta quando, su proposta di Nini Mozzillo, condusse le sue prime ricerche fotografiche sulle tracce indelebili di un’epoca, quella barocca che ha inciso profondamente il volto del territorio napoletano. Il risultato furono i volumi "Napoli barocca" (1988) con Giancarlo Alisio, seguiti da una mostra a Villa Pignatelli e "Immagini barocche" di Napoli (1990) con Domenico Rea e Michele Bonuomo.

Dopo tanti anni e il susseguirsi di eventi, nel 2009 il fotografo incrocia il suo percorso con quello di Benedetto Gravagnuolo, gi  autore di importanti saggi su Gioffredo, Ruffo, Vaccaro e Carlo Vanvitelli, allora impegnato nella pubblicazione di splendidi testi sui grandi maestri del 700. Insieme coltivano l’idea di mettere in piedi un libro di agile consultazione, per turisti e studenti curiosi, corredato da un inserto fotografico di 32 immagini, alcune frutto di lavori fotografici passati e la maggior parte risultato di recenti elaborazioni avvenute nel corso del 2009 e 2010.

Il libro-guida è stato presentato da poco a palazzo reale e le fotografie sono quelle esposte al pan fino al 22 novembre in questa mostra che pur essendo barocca si stacca dai lavori precedenti per concentrarsi sui territori del vesuviano, una pista ancora poco battuta da storici dell’arte e fotografi.
“Questa nuova chiave di lettura del barocco ha destato la mia attenzione; credo che la fotografia debba essere intesa come un mezzo per fare cose formalmente interessanti, un linguaggio per dire sempre qualcosa in più”.

In questi anni, Riccio ha svolto anche una ricerca sul liberty a Napoli e italiano in genere notando che l’area vesuviana si distingue per il suo splendido esempio di armonica soluzione di continuit  nella cifra architettonica tra due stili, il barocco del 600 e il liberty del ‘900, a dimostrazione di quanto sia naturale in quella zona ispirarsi a curve e motivi floreali di gradevolezza compositiva. Sono di esempio la Reggia che ospita la facolt  di agraria, la splendida Villa Campolieto con le sue arcate metafisiche, l’ingresso della cappella reale del palazzo di Portici, solitamente poco ritratta dall’occhio fotografico perch allocata in una posizione che non le consente di ricevere luce diretta e ancora Villa d’Elbouf, Villa Pignatelli di Montecalvo e Villa Vignola nelle sue differenti interpretazioni linguistiche e scorci prospettici.

Interessante la predilezione dell’autore per gli attraversamenti umani: scale, arcate, porte e finestre, ponti di connessioni spazio-temporali. “I particolari architettonici sono raccontati in modo da restituire l’aura che si doveva respirare allora e, allo stesso tempo, in maniera da costituire i mattoni di una costruzione fotografica, con una sua autonomia linguistica e una sua percezione emotiva.”

Le 32 foto di cui si compone la mostra sono tutte stampate in formato 70-100, in bianco e nero, analogiche, su carta fotografica digitale; “questa mostra è stata per me una scommessa, quella di organizzare una esposizione ben fatta ma con pochi mezzi, solo un contributo da parte del banco di Napoli a copertura parziale delle spese di messa in opera dell’evento ed il patrocinio morale del Forum.”

Sergio Riccio è artistanoto in Europa sia per le sue collaborazioni a importanti riviste di architettura e design, sia per le mostre, personali e collettive, tenute in numerose e prestigiose sedi espositive.
“La mia natura caratteriale mi porta a cambiare continuamente, creando situazioni nuove e per questo stimolanti. Questo ha comportato sul piano professionale continui cambi di mestiere: dallo storico, al bibliotecario, dal politico al poeta. Col passare del tempo la professionalit  ha richiesto la settorializzazione dei miei impulsi creativi che ho piacevolmente unidirezionato verso la fotografia, il mezzo più appropriato per la mia persona. La mia carriera di fotografo è dunque iniziata nel 1975 e portata avanti con amore e con fatica fino ad oggi in una situazione, quella napoletana che poco spazio lascia alle sue menti brillanti”.

Il linguaggio fotografico per Riccio non è pura documentazione della realt  contingente ma strumento di esternazione, di proposizione di un mondo interiore che vuole raggiungere il cuore attraverso la comunicazione visiva.

Nelle foto, alcuni scatti di Sergio Riccio

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