“Il napoletano è una lingua che accoglie ma si difende”: lo scrittore Domenico Starnone (premio Strega con Via Gemito) interviene cos a “Napoletano in punta della lingua”, primo incontro de “La parola in movimento” ciclo di seminari su letteratura e traduzione ospitato dall’Universit  Suor Orsola Benincasa.
Dominazioni territoriali e culturali hanno impresso le loro tracce nel nostro dialetto, eppure la tradizione è granitica e cos i partenopei sono “spontaneamente bilingui” laddove la prima lingua è quella appresa nel contesto familiare di crescita e la seconda è l’italiano ufficiale.

Cosa succede al dialetto nella letteratura? E’ giusto usarlo e qual è il modo più giusto per condividerlo con chi quel dialetto non lo possiede? “Disciplina e competenza spiega Starnone sono i due requisiti fondamentali per reintegrare la lingua di origine” può essere doloroso come tagliare il cordone ombelicale per emanciparsi dai genitori ma solo “strappandosi di dosso il dialetto è possibile poi utilizzarlo in modo corretto in letteratura”.

Guardarlo dall’esterno, “altrimenti diventa una gabbia, una gaiuola, e allora va bene per restare nella fenestella di Marechiaro ma se si vuole andare oltre non si può”. Il dialetto come gabbia, quando è talmente forte e testardo da farci sentire spaesati oltre i nostri confini, “quando per esempio in una salumeria romana chiediamo un quarto di mortadella senza sapere che il nostro interlocutore ignora che si tratti di un quarto di chilo e pensa di venderci un quarto dell’intera mortadella”.

Tra ricordi di infanzia raccontati con leggerezza, Starnone dipinge il ritratto di un’epoca, lui cresciuto in una famiglia dove si parlava solo napoletano, entra nella scuola degli anni ’40, dove il dialetto era osteggiato con violenza. “Ne nasceva un conflitto forte e amplificato dalla scoperta del cinema racconta volevo parlare come i protagonisti dei film ma non trovavo amici che condividevano questa curiosit , se volevo usare l’italiano ufficiale mi dicevano “tu vuoi fare l’intellettuale”.

Succedeva anche che a scuola un giovane Starnone, afflitto dallo scarso successo con le ragazze, interrogato in latino esordiva “Nessuna mai mi amer ” e la professoressa, smessi i panni di detentore della lingua ufficiale rispondeva “Starnò, e femmene si pigliano pur’e ciucce”. La vita reale era stata gi  codificata con il dialetto, le esperienze, i sentimenti, non appartenevano all’italiano ufficiale.

E’ stato cos per molti che restano legati a doppio filo a quei modi di dire cos partenopei, e allora il napoletano colto in altre citt  azzarda le traduzioni come “mo ci vuole” invece di “mo ce vò” oppure “vorrei dell’acqua della fontana”, dando per scontato che l’interlocutore colga il senso di espressioni sedimentate nella nostra visione del mondo.

Ben venga dunque la ricchezza del dialetto, anche per il traduttore, a patto che non diventi gabbia ma trampolino per volteggi linguistici.

I prossimi appuntamenti con “La parola in movimento sono: 25 marzo Giuseppe Montesano; 16 aprile Gabriele Frasca.

Nelle immagini, l’intervento di Domenico Starnone, presentato da Emma Giammattei, preside della facolt  di lettere del Suor Orsola Benincasa

LA NOTIZIA/ L’Accademia di belle arti approda a Caserta
Mercoled 3 marzo, alle 11, nella sala consiliare della Provincia di Caserta di Corso Trieste, il presidente dell’Accademia di Belle Arti Sergio Sciarelli firma con il prefetto Biagio Ciliberti (commissario straordinario della Provincia di Caserta) la convenzione di comodato d’uso della storica Villa Vitrone di Caserta che diventer  sede aggiunta dell’Accademia di Belle Arti di Napoli diretta da Giovanna Cassese e coordinata da Angelo Marciano per il corso di progettazione artistica per l’impresa articolato in due indirizzi: "Fashion design, Costume e Disegno" e “Graphic Design”.

La prestigiosa istituzione culturale gi  dal 2007 interagisce con il territorio casertano, con l’accordo siglato con il “Polo della Qualit ” di Marcianise per i corsi di “Fashion design, Costume e Disegno”. La nuova convenzione difatti, consentir  all’Accademia di ampliare ulteriormente la propria attivit  didattica in Terra di Lavoro.

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