Napoli Tattoo Convention e Alice nel Paese delle Meraviglie. Se dovessi descrivere in poche parole la mia visita alla kermesse mi definirei cos. Molto incuriosita e anche vagamente spaventata (la consapevolezza di impressionarmi alla sola vista di un ago ha avuto la sua parte) ho varcato le porte della Mostra d’Oltremare e la sensazione immediata è stata quella di un mondo a me abbastanza sconosciuto ma la curiosit , la voglia di conoscere, che credo sia la base per qualunque tipo di relazione umana, sono state fondamentali. Un mondo con una cultura, un’estetica e dei simboli propri ma non per questo esclusivi. Anzi. Molto interessanti le conversazioni con gli organizzatori Costantino Sasso e Giuseppe Zazzera ai quali, come ad altri, ho chiesto quali siano le conseguenze dell’ attuale “moda” del tatuaggio, visto che sicuramente non è più quel simbolo di trasgressione come agli inizi. Per molti se la diffusione del tatuaggio da un lato ha favorito l’aumento del numero di tatuatori non sempre competenti, dall’altro ha però aumentato il livello di qualit  di quelli davvero bravi. Importante, come mi ricorda Costantino Sasso, rivolgersi sempre a uno studio certificato.

La XII edizione della Napoli Tattoo Convention, organizzata da Zazzera Friz Tattoo e Sasso Costattoo, è diventata internazionale, ospitando artisti di fama mondiale.
Dalle Hawaii, dalla Nuova Zelanda, dal Giappone e dall’America, si sono ritrovati alla Mostra d’Oltremare per l’unica tappa italiana in cui hanno mostrato le loro tradizionali tecniche. E tra un irezumi e un tebori (cercando di non guardare troppo …) ho continuato a girare e a imbattermi in persone con le loro storie, a volte sulla pelle, a volte no.
Ho incontrato Eugenio e Claudio Barone. Parlavo con Eugenio della sua attivit  di commercio di t-shirt legate al mondo dei tattoo e mentre si chiacchierava mi dice che il primo tatuaggio l’ha fatto a sedici anni e gliel’ha fatto il padre. Tatuatore. Ed ecco che arriva Claudio, il pap , ( ha 64 anni ma ne dimostra almeno 15 di meno, se i tatuaggi fanno quest’effetto io me ne faccio tre… ) e gli chiedo se possiamo chiacchierare, mi dice s mentre lo accompagno a fare la fila per prendere la birra.
Claudio mi racconta di come la sua passione sia nata dall’aver visto il tatuaggio che a sua volta suo padre aveva dovuto tenere nascosto ai genitori, di come la sua formazione di tatuatore fosse iniziata tanti anni fa a Firenze, in un’epoca in cui non c’era l’offerta attuale di corsi di formazione, vere e proprie scuole per tatuatori. Anzi, per Claudio sono proprio queste scuole, forse, ad aver privato il tatuaggio del fascino originario, oltre allo spirito di “business” che comincia a far capolino anche qui.
La kermesse (con un boom di oltre 10mila visitatori) ha dato l’occasione di vedere all’opera 300 tatuatori, a sentire alcuni di loro le donne confermano la scelta più “romantica” nei simboli da farsi tatuare, mentre non pare ci siano particolari tendenze a Napoli.
In prossimit  dell’area ristoro scambio quattro chiacchiere con una famiglia (padre, madre e due bimbi piccoli). Lui amante dei tatuaggi ne ha 4 ma non estremamente visibili, lei non li ha, non li ama ma non li odia. Chiedo a lui se ha avuto problemi sul lavoro per essere tatuato, in tutta sincerit  dice di no ma ammette che se una persona tatuata si presentasse da lui per un colloquio il tipo e la quantit  di tatuaggi potrebbero essere un ostacolo per il lavoro a contatto con il pubblico.

Continuo ad aggirarmi tra gli stand va segnalato che grazie a ReForma ogni stand è stato ecosostenibile e di materiale riciclabile.) e noto che ci sono diverse iniziative all’insegna della solidariet .
La prima è una raccolta fondi per la Onlus “Save the Children” a favore dei terremotati del Nepal durante il concerto del cantautore napoletano Luca Sepe .
Poi i ragazzi di Kapera che con un contributo minimo di 5 euro offrono barba o taglio o un’acconciatura anni ’50 e per ogni 5 euro un euro viene donato a “Fraternit  “chicchi di grano” – assistenza ai senza fissa dimora co Parrocchia S. Teresa di Gesù Bambino, via Nicolardi 233 Napoli.
Adesso voglio raccontare la storia di Mattia, una storia che non si può lasciarsi scivolare addosso. Incontro Francesco, suo padre, che si è appena fatto un tatuaggio per l’ultimo nato. Prima parliamo del mondo dei tatuaggi, a differenza di altri mi dice che secondo lui i tatuatori non dovrebbero tatuare qualunque cosa, parliamo di come la sua famiglia non avesse preso bene il suo primo tatuaggio a 16 anni, di come, dopo 15 anni a Londra sia venuto a Napoli con sua moglie, Simona. Parliamo di Napoli, citt  solidale ma pure la stessa citt  che ti urla dietro commenti se vai in giro tatuato o magari come lui, con orecchini di allargamento dei lobi, Napoli di cuore ma pure piena di pregiudizi, Napoli che piange ma poi ti mette barriere architettoniche o ti parcheggia la macchina impedendo a tuo figlio disabile di uscire di casa o ad un’ambulanza di passare.             6                 è« «    oè  á«sptBLlibrineBlinkBBd dBd d«BpGBB«7Be«BEBBèMODEBHlèNOèBB» OJBe
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Francesco e Simona sette anni fa hanno avuto Mattia, un bambino che dopo nove mesi ha mostrato i sintomi della sindrome di Sandhoff, i malati sono soggetti alla mancanza dei principali enzimi che facilitano la fuoriuscita delle tossine prodotte dalle cellule cerebrali e pian piano le cellule si ammalano creando nel bambino scompensi via via sempre più gravi.
Nei primi 8/9 mesi di vita il bambino non mostra nessun problema, solo dai 10 mesi in poi iniziano i primi segnali, purtroppo la Sindrome di Sandhoff è difficile da diagnosticare dato che solo 1 caso su un milione ne è affetto e solo una diagnosi prenatale genetica può individuarla. «Noi abbiamo iniziato a notare qualcosa verso i 6 mesi di vita quando Mattia non gattonava e non riusciva a stare seduto, fasi fondamentali nelle tappe dello sviluppo. Da l iniziò il nostro calvario la malattia iniziò a farsi sentire con il peggioramento della vista rendendo Mattia quasi cieco».
Francesco e sua moglie Simona hanno creato un’associazione “Associazione Mattia Fagnoni Onlus” mattiafagnoni.weebly.com «La nostra lotta non è solo contro la malattia ma anche contro la burocrazia, dato che non è facile far valere i propri diritti e avere il giusto sostegno. Il dolore e lo sconforto lo abbiamo trasformato in forza e caparbiet . Ed è anche questo che vogliamo trasmettere a chi, come noi, vive situazioni analoghe, perch anche se siamo nel 2012 chi è disabile non è ancora rispettato come dovrebbe essere. Dato il nostro passato artistico e di pubbliche relazioni, abbiamo pensato di sfruttare le nostre capacit  per creare un’associazione e unire artisti e non solo, in un unico grande gruppo. Siamo alla ricerca di chiunque possa darci una mano con qualsiasi risorsa a disposizione». Aiuto e solidariet  che hanno trovato anche e soprattutto tra gli amici artisti del mondo tattoo che mettono a disposizione le proprie opere per raccogliere fondi per ricerca e per apparecchiature mediche. Le storie come quelle di Mattia non possono scivolarci addosso. Perch sono fatte di amore, dolore, carne e sono la nostra vita. Come un tatuaggio.

Nelle foto, in alto un tatuatore all’opera. In basso, da sinistra, Giuseppe Zazzera, uno degli organizzatori, con il musicista Tony Esposito; Costantino Sasso intervistato da Anna Mazza e uno scorcio della kermesse alla Mostra d’Oltremare

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