Era il 1980 quando, all’indomani del terremoto che sconvolse l’Irpinia, il gallerista napoletano Lucio Amelio chiamò a raccolta amici artisti del calibro di Andy Warhol, Joseph Beuys, Keith Haring per contrastare la forza distruttiva della natura con l’energia creativa dell’arte. Il risultato è Terrea Motus una collezione epocale che raccoglie quei giovani talenti degli anni ’80 che sarebbero diventati star super quotate negli anni ’90 e in seguito.

Amelio decise di affidare la raccolta alla reggia di Caserta, allontanandola provocatoriamente da Napoli. Da allora non sempre Terrae Motus è stata visitabile, solo nel ventennale de terremoto è stata esposta nella sua interezza.

Nel 2004 un tentativo di rilancio è stato fatto con la prima tappa de I maestri di Terrae Motus, una mostra ciclica che avrebbe dovuto portare ogni anno una personale di uno degli artisti della collezione. All’epoca fu Mimmo Paladino, ma solo ora, cinque anni dopo, si giunge alla seconda tappa con la mostra di Ernesto Tatafiore da oggi (inaugurazione ore 17) fino al 20 marzo 2010 (catalogo Colonnese).

In esposizione circa cento opere, lungo un percorso storico che tocca la rivoluzione francese e Robespierre, tema a lungo sviscerato dall’artista, ma anche i personaggi della rivoluzione russa: Lenin raffigurato come produttore di caldaie “perch con i suoi discorsi scaldava gli animi” spiega Tatafiore, Trotsky come armatore “perch la rivoluzione permanente era come una nave in continua navigazione in giro per il mondo”.
C’è anche una parentesi dedicata al futurismo, con delle sculture che sono macchine sonore “perch nel centenario del futurismo non ho visto nessuna mostra in grado di ricordarne davvero il senso”.

Capovolge i punti vista Tatafiore, “il filo che conduce alle sue opere è l’inquietudine – spiega il curatore Mario Franco – a una prima visione si riconosce il personaggio ritratto, alla seconda il volto acquista un altro significato. E’ il relativismo, la possibilit  di non affezionarsi a un’idea per sempre ma metterla in discussione”.

La mostra è anche un tentativo d ridare luce allo splendido palazzo su cui piovono finanziamenti per i grandi eventi ma non per la gestione quotidiana. Tutt’intorno parcheggiatori, guide e venditori abusivi ci ricordano il degrado del contesto e gli occhi sono puntati su Paola Raffaella David, sovrintendente dallo scorso settembre che chiede a gran voce l’interesse di sponsor privati, a partire dalla riqualificazione dell’antistante Piazza Carlo III, in prima fila c’è Confindustria Campania.
In primavera si promette la riapertura del museo dell’opera, chiuso da tre anni, le cui sale dovrebbero ospitare manifestazioni parallele come attivit  didattiche e conferenze per alleggerire l’affollamento degli appartamenti storici, presto gli ambienti occupati dall’accademia aeronautica saranno restituiti alla sovrintendenza e anche sull’acquedotto carolino c’è un progetto da implementare con i comuni che in cambio dell’acqua potabilizzata potrebbero concorrere alla manutenzione.

Per la fine del 2010 è prevista anche una mostra dedicata all’architettura borbonica “I luoghi del potere” e si spera che per la prossima tappa de “I maestri di Terrae Motus” non si debbano attendere altri cinque anni.

Di pertinenza della sovrintendenza è anche la basilica di Sant’Angelo in formis, vittima di un dissesto ma messa in sicurezza, il fondo di due milioni di euro per il restauro, è gi  disponibile, occorre “solo” predisporre l’intervento.

I maestri di Terrae Motus, Ernesto Tatfiore

Alla reggia di Caserta dal 18 dicembre al 20 marzo
Info: www.arethusa.net

Nelle immagini, alcune opere in mostra e l’artista che gioca con una scultura-macchina sonora

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