Iniziamo questo articolo con la testimonianza di Pasquale Ferro. Scrittore, autore teatrale e imprenditore, ci parla del suo impegno per tutelare la libertà e delle sue esperienze nei campeggi gay.
Ferro muove i suoi primi passi fine anni ’70 come attivista nell’ambito dei diritti prima dei lavoratori, delle donne e poi degli omosessuali, partecipando al movimento Fuori  ( F.U.O.R.I., acronimo di Fronte Unitario Omosessuale Rivoluzionario Italiano), instaurando un rapporto di grande amicizia con uno dei protagonisti del gruppo, Pino Aurigemma.
Poi passa  in Arci Gay anche perché avrà un incontro/scontro con il presidente dell’associazione F.U.O.R.I Angelo Pezzana in diretta da Torino e un prete di Roma: «Eravamo ospiti in una trasmissione Rai Radio, io e Fortunato Calvino-regista e autore napoletano- Ero giovane, ebbi l’idea di chiedere al prete come mai la chiesa condannasse l’omosessualità, quando all’interno della stessa esisteva tanta omosessualità. Oggi una dichiarazione del genere non fa notizia, non scandalizza nessuno, ma quarant’anni fa… successe un putiferio, venni cacciato, lo stesso Pezzana si arrabbiò, ero giovane incosciente».
Poi, passando per il suo incontro con Franco Grillini, storico presidente Arci gay e della prima riunione del circolo di cultura omosessuale  Antinoo ( ma queste sono altre storie) approda al racconto dei campeggi gay, dove incontra attivisti che ancora oggi fanno parte della storia dei movimenti per i diritti.
«Nel 1983 siamo a Rodi Garganico, dove la neonata rivista “Babilonia” al suo primo anno di vita organizza le “olimpiadi gay”. Il mio primo campeggio gay. Dopo un estenuante viaggio da Napoli arriviamo io e il mio compagno a Rodi Garganico, con due tende canadesi, fornetti,pentoline e tutto quello che serve. Olimpiadi gay, salto in lungo con gonne a portafoglio, tiro della fune tra baffo macio  e femminelle (vincono le femminelle)la piscina diventò un teatro in acqua tutte si sentivano  Ester Williams. In quei giorni spensierati nascevano e finivano impossibili e possibili  amori…  Io già muovevo i primi passi come attivista. Era come andare in giostra, alla fine del capeggio ritornai a Napoli felice di aver vissuto una bellissima esperienza, ma soprattutto di aver conosciuto tanta bellissima gente».
Ferro incontra tante persone. «Feci amicizia con Ciro Cascina, Gino Curcione, (Gino in quel periodo era in fase di sperimentazione dove  propone la sua preziosissima Scostumatissima Tombola, per poi portarla in seguito in tutti i più prestigiosi teatri d’Italia e nel mondo) la favolosa Poppea, (con Poppea un bellissimo femminillone statuario  alto un metro e ottanta, senza tacchi, con lui facevo coppia fissa nelle sfilate e nelle serate danzanti sorridendo delle mia statura io  sembravo un felice nanetto quando sfilavamo con Poppea). Conosco un timido Nichi Vendola con la sua valigetta in pelle  che muoveva i suoi primi passi nel mondo della politica, poi Ivan Teobaldelli e tante  tantissime persone belle. Con Ivan si instaurò un rapporto di stima reciproca e di grande affetto,  che dura da anni».

Qui sopra, lo scrittore giornalista, Ivan Teobaldelli
In pagina, un camping gay e amore arcobaleno


Ivan oltre a essere un uomo perbene– sottolinea Ferro- è uno scrittore e giornalista pubblicista, nel 1982 Ivan ha fondato, insieme a Felix Cossolo  il mensile di cultura omosessuale “Babilonia”,storica rivista omosessuale che ha diretto dal 1983 al 1995, scrivendo dei reportage coraggiosi in terre con una omofobia presente e pericolosa.
Nel 1996 guida la galleria Il Pozzo di Città di Castello e cura per quattro anni la rassegna Cinema sotto le stelle nell’ambito del Festival delle Nazioni. Partecipa dal 1996, per 10 anni, alla rievocazione storica della Donazione della Santa Spina di Montone con la regia di spettacoli in costume.
Per il teatro di Montone scrive e dirige gli spettacoli Veglia a casa Bagarello ancora Le mille e una notte  poi  Dos tristes tigres Autore di numerosi testi di critica d’arte, in seguito cura la rassegna tifernate d’arte contemporanea applicata Wunderkammer, a Palazzo Vitelli Sant’Egidio, Città di Castello. Nell’ambito del Festival delle Nazioni di Musica da Camera di Città di Castello cura per l’edizione 2014 lo spettacolo Il volo della colomba, nel 2015 lo spettacolo Austria (in) Felix e nel 2016 Sul treno dei Fratelli Lumière, con musiche originali eseguite al piano da Daniele Furlati.
Dal 2001 collabora regolarmente con il mensile L’Altrapagina con reportage, recensioni d’arte e note di costume. Una piccola biografia dovuta a Ivan Teobaldelli uomo di forte spessore culturale che è entrato a far parte della storia del movimento per i diritti. In tempi non sospetti ha sempre messo la sua gioviale  faccia, combattendo per i diritti omosessuali con grande generosità è coraggio, coraggio che a spianato la strada alle giovani generazioni.
Ferro continua a riannodare i propri ricordi. «Conosco ancora la bellissima Lisa Visconti, lo scenografo attore, Tata Barbalato, Porpora Marcasciano, i bravissimi costumisti e eccellenti creatori sartoriali di teatro e cinema Sasà Salzano e Carlo Poggioli, un tenero ricordo e quello di Phonola, una femminella poco avvenente. Alla fine del campeggio si facevano “’e matrimoni”. Veniva costruito un vero e proprio altare (quello del bene e quello del male) dove le persone che si conoscevano durante il campeggio, diventano delle vere coppie e si univano in una allegorica funzione, dopo le cerimonia, il corteo e poi tutti al ristorante accolti con simpatia e curiosità, dalla popolazione».
Cita aneddoti: «Phonola ogni anno si lamentava del fatto che nessuno la sposava, allora io zingarello  scugnizzo napoletano con il fisico a “frachevatore” mi proponevo… ho sposato Phonola almeno tre volte… con il rischio di essere accusato di monogamia J . Chiedo scusa sicuramente ho dimenticato di citare tantissime persone che ho conosciuto».
Dalla Grecia alla Sardegna. «Dopo Rodi, tutti in Sardegna, campeggio organizzato da Arci Gay dove feci amicizia con Stefano Casagrande. Arci Gay  l’anno dopo propone, Rocca Imperiale in Calabria, dove conosco le foggiane,  una esperienza indimenticabile. Un campeggio poco attrezzato, ma situato sulla spiaggia e tutti avevamo una gran voglia di mare e relax, ma un episodio voleva avvelenare le nostre meritate ferie».
Un gruppo di fascisti, preti,-persino qualche monaca- voleva cacciarli dal campeggio. «Accerchiarono la struttura chiudendoci dentro come in un Lager, le forze dell’ordine ci consigliarono di non uscire, mentre loro vigilavano fuori- anche perché ci furono atti intimatori con lancio di pietre e altro- poi avvenne un episodio molto importante. Il comune di Rotondella ci invitò per donarci una targa e per un momento di discussione sulla tematica dell’omofobia. Partimmo da Rocca Imperiale scortati (ma no scorticate). Fummo accolti nella palestra del paese stracolma di gente che ci accolse calorosamente».
La storia diventa sempre più dettagliata. «Tutti ( anche le donne trans) ci presentammo con un abbigliamento semplice e decoroso, questo spiazzò-in modo positivo- il pubblico, forse aspettavano un coloratissimo gruppo di ospiti. Vanni Piccolo – un attivista sempre in prima linea, un uomo che sempre ci ha messo la faccia, un temerario senza macchia e senza paura, credetemi in quegli anni dovevi lottare in modo energico, anche con i silenzi Vanni si faceva sentire. Lui e Franco Grillini fecero un intervento che appassionò tutti i presenti. Erano periodi difficili il fantasma dell’Aids era molto presente, ancora aleggiava nell’aria, la diceria che demonizzava il popolo mondiale degli omosessuali, e questo rendeva più difficile le nostre lotte, la nostra visibiltà, ma Franco Grillini un uomo testardo con grande coraggio, porta l’anno dopo tutti in Sardegna, campeggio organizzato da Arci Gay poi.arriva l’ultimo gay camp il campeggio a Sapri in Campania. Quello fu l’ultimo… un vero successo… Sposai ancora una volta Phonola».
Ed ecco una breve una breve cronistoria dei campeggi. Il 1978 fu l’anno che decine di gay venenro invitati in Grecia dal movimento greco Akoe che voleva protestare contro la repressione delle istituzioni elleniche: Le “femminelle” partirono speranzose ma al porto di Brindisi scoprirono che non avrebbero avuto il permesso di sbarcare, perché la popolazione di Zacinto assolutamente non voleva gli omosessuali.
Le “coraggiose”, per niente intimorite, noleggiarono un pullman, dopo un estenuante viaggio, prima nel Peloponneso per arrivare poi  al villaggio di nome Katakali (ribattezzato Katakuli…) e infine a Paros nell’Egeo.
Si arrangiarono con i loro sacchi a pelo in un campeggio gay internazionale, in luoghi e tempi difficilmente prevedibili e, come scrive in seguito Ivan Teobaldelli, dove si potrà osservare da vicino le specie più rare della fauna omosessuale, al riparo dall’impallinamento.

Pasquale Ferro in campeggio


Fu l’inizio di una grande storia: l’anno seguente, si svolse il promo campeggio italiano a Capo Rizzuto (in Calabria), un incantevole posto desolato. In questo occasione, un migliaio di gay bisex, pseudo femminelle, lesbiche, gay  con la coda a uomo, maschi in crisi, si liberarono dalle loro etichette e… sfogarono malamente tutti i loro istinti nascosti, lo fecero, cantando ballando, giocosi, pazze, ma mai isteriche, fecero uscire tutta la loro puttanaggine interiorizzata a causa dei preconcetti della gente.
Al ritorno, nel loro quotidiano si spogliarono dei lustrini e paillettes per indossare di nuovo la divisa dell’essere che la gente voleva…ma almeno si erano liberate tutti liberati dei loro freni inibitori.
L’anno successivo fu riproposto Capo Rizzuto: al divertimento si associa la discussione. Poi, Ortona in Abruzzo. I mass media si interessano attivamente al “fenomeno”, come le forze dell’ordine.
Arriva il gay camp Spiaggialunga di Vieste, sul Gargano. A Porto S. Elpidio ci saranno i primi problemi con la popolazione a causa della nuova “peste”, l’Aids.  
La rivista Babilonia porta tutti i campeggiatori gay in un incantevole camping a Rodi Garganico, un vero successo.
La storicità dei movimenti omosessuali, le vacanze alternative, la storica libreria Babele di Gianni delle Foglie, e tante altre belle iniziative coraggiose, fatte da uomini coraggiosi, fanno uscire la popolazione omosessuale dal buio dei parchi: si riversano, così, in locali gay, discoteche, saune, cruising, ma soprattutto in tante sedi Arci gay.
Poi ci saranno i Gaypride ma anche in televisione avranno spazio personaggi dichiaratamente gay, trans, lesbiche. Strumentalizzati sicuramente, ma danno un senso di quotidianità e libertà.
Oggi intelligenti militanti si danno ancora da fare perché il cammino resta lungo ma la strada è stata spianata. Hanno ricevuto insulti, sono stati picchiati, bullizzati, qualcuno ha subito la carcerazione. Ma hanno preparato il futuro.
E non dimentichiamo le straordinarie donne trans, le femminelle napoletane, vere guerriere sempre in prima linea. Figure storiche come quella di “Coccinella”. Pasquale Ferro rammenta un episodio che la riguarda. un episodio.
  «Ero un dodicenne quanto vidi per la prima volta Coccinella, di una bellezza sconvolgente, poi in seguito la vidi esibirsi in uno spogliarello al mitico Salone Margherita. Quando diventai amico di Coccinella, mi estasiavo ad ascoltare i suoi racconti. “Quando mi arrestavano, per adescamento, il giudice spesso mi mandava in carcere poi dopo l’ennesimo arresto, mi disse… “Ma io non posso sempre mandarti a Poggioreale, non potresti vestirti e coprirti con qualche giacca? “ allora io cacciai le mie zizze fuori e risposi “Signor giudice e queste dove le metto?”. Questo mi raccontava la bella Coccinella. Quando guardavo la cicatrice sul suo zigomo lei orgogliosa e civettuola mi diceva: “ M’ ‘ò facette ‘o n’ammurato mio, mi sfregiò per gelosia, e poi mi lasciò…quando guardo ‘sti sfregio, me sento n’Assunta Spina”. Scendeva per via Santa Teresa Coccinella, e decine di macchine la seguivano, erano padri, nonni, ragazzi affascinati dalla sua bellezza, se ne fottevano dei giudizi, delle donne fuori ai bassi, volevano lei, lei che quasi infastidita li mandava via. “Mò non lavoro, ci vedimme stasera abbasce a Petra ò pesce” (luogo di prostituzione verso via Marina)».
Questi sono segnali di lotte fatte in un periodo dove non esisteva nessuna sigla, nessun colore, nessuna bandiera, da soli individualmente dovevi combattere per affermare il tuo essere. I campeggi gay, sono stati i padri delle prime rivoluzioni, in una chiave giocosa, colorata, festosa, ma con una coscienza politica, a protestato contro la repressione, il bullismo, l’omofobia. Tanto è stato scritto, tanto è stato detto, ma tanto è stato dimenticato,
Se organizzare spettacoli, stare nudi in spiaggia, vestirsi con abiti femminili e tacchi era considerata la normalità per i partecipanti al gay camp, non era lo stesso per chi osservava da fuori l’evento. A Capo Rizzuto, ad esempio, Gianni delle Foglie, proprietario della libreria Babele di Milano, ricorda: «C’erano in giro per il paese i manifesti del MSI, i vescovi tuonavano dai pulpiti. Ma le autorità erano avvertite con largo anticipo, sapevano cosa stava succedendo e non abbiamo mai avuto problemi. Erano momenti bellissimi».
Naturalmente, organizzare un gay camp non era facile. Divulgare l’evento con le date e la destinazione non era certo facile, poiché non esistevano ancora i social. Occorreva trovare la zona adatta, sperare che i gestori reagissero positivamente, avvertire le autorità, e organizzare un programma per intrattenere i partecipanti. Anche per queste difficoltà, in Italia vennero organizzati solo 9 di questi eventi.
Felix Cossolo ha aperto la pagina Facebook Partecipanti gay camp anni ’70 e ’80 per ricordare quei momenti, attraverso le foto di Giovanni Rodella. Passati 40 anni da quei giorni di libertà e divertimento, intende organizzare un nuovo gay camp, nel 2020, e tramite i social sta riunendo attivisti, partecipanti e curiosi, per rivivere quelle esperienze.



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