Nei giorni scorsi ero a piazza Dante, una delle più popolari di Napoli, miracolosamente corredata di panchine (comunque poche) a differenza di tutte le altre piazze dove o ti arrangi in piedi o ti siedi a uno dei costosi o costosissimi bar.
Questo è uno dei pochissimi luoghi, in una citt  che dimentica i bambini, dove questi ultimi possono correre un po’, nonostante che i motorini ci scorazzino, e nonostante il fatto che il comando dei vigili sia di fronte. Proprio qui, nei giorni scorsi, un bambino di circa otto anni che stava a un passo da me con il suo Super Santos in mano scomparve in un attimo dal mio campo visivo. Contemporaneamente, un signore anziano che stava guardando i libri negli espositori della libreria Pacifico scattò il piccolo era caduto in una buca. Una buca a piazza Dante.
Altri clienti si mossero immediatamente, mentre io gi  ero sul piccolo, che per sua fortuna era caduto con le braccia aperte e cos si era tenuto. Impossibile riportare le espressioni di sconcerto, o riferire le imprecazioni, o descrivere lo stato d’animo del bambino. Io ero il primo a tranquillizzarlo, a farmi la croce e a misurare con gli occhi la profondit  della buca. Cercando di renderci conto del come e del perch, verificammo che si trattava di una specie di botola coperta da un falso tombino, un disco metallico appoggiato senza alcuna assicurazione. Bastava che ci si appoggiasse un piede e pac! si ribaltava.
Ora, non è che uno semplicemente cade in una buca e si fa una bella risata cadendo può sbatterci il mento, rompersi qualcosa, spaventarsi oltre misura e cos via. Cos, per esser chiaro con il piccolo su certe cose, dissi che bisognava correre dai vigili a denunciare il fatto, visto il pericolo per altri eventuali bambini. Cos andai di fronte, dai vigili, col bambino al seguito. Andando incontrammo un vigile, al quale raccontai la cosa. Lui disse “Ora non si può fare più niente dovevate lasciare tutto fermo e chiedere l’intervento mentre il fatto era in atto!”. Al che io gli dissi in faccia che questa era assurdo, e che certo non avrei lasciato il piccolo sospeso nella buca a reggersi cos in attesa dell’intervento di chissach. Lui si rese conto della gaffe e, aggiungendo a essa lo squallore di un intervento del tutto inopportuno si rivolse al bambino chiedendogli “Ti sei fatto male?”, implicando che si faceva responsabile di una eventuale testimonianza relativa alla altrettanto eventuale volont  di chicchefosse di speculare con eventuali falsi referti ospedalieri insomma, ebbe paura, chiss  di che. Fu pertanto lasciato a se stesso, come si deve fare con la gente che vive nella paura. Salii due piani e cercai qualcuno a cui rivolgermi.
Mi infilai in una stanza con cinque-sei persone senza divisa. Allora chiesi di un responsabile, e tutti mi dissero di parlare. Quindi dissi che cosa era successo, e loro dissero che certo, era una cosa grave. Allora io dissi che bisognava fare qualcosa, perch un altro bimbo poteva cadere nella botola. Allora loro dissero che non spettava a loro. Allora io dissi che volevo mettere per iscritto la denuncia, e chiesi come fare per farlo, ma loro mi dissero che era una cosa che riguardava la protezione civile. Allora io dissi che cosa dovevo fare, e loro mi dissero che dovevano essere loro a informarli e chiedere l’intervento immediato. Cos uno disse all’altro di chiamarli e farli intervenire. Io chiesi se era tutto vero, e loro mi garantirono che la procedura era questa. Allora ce ne andammo. E questa fu la storia.
Il giorno dopo, passando per piazza Dante, vidi un secchio della spazzatura sistemato sopra la botola. Chi volesse vedere questo capolavoro napoletano può farlo anche adesso, a distanza di molti giorni si trova davanti all’ingresso del Convitto Nazionale, dove ogni giorno entrano ed escono decine e decine di bambini, dove tirano qualche calcio al pallone altri bambini, dove passeggiano piccoli e grandi. A una manciata di metri c’è da mesi un altro tombino sfondato. In questo caso, il fatto è stato circoscritto con un filo di plastica. Come a dire, meno di una foglia di fico. Almeno quella serviva a coprire le cosiddette per chi ce le ha, mi si consenta. Non mi pare, nella suddetta circostanza, di avere incontrato gente che abbia pertanto bisogno di foglie.

Nella foto in alto, piazza Dante. In basso, le immagini della buca

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