Per gentile concessione dell’istituto culturale del Mezzogiorno che lo ha pubblicato, proponiamo la prefazione di Giuliano Montaldo al volume di Luigi Mazzella “L’orso e La palma” che sarà  presentato a Napoli giovedì 19 ottobre, alle 17, all’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici, in via Monte di Dio, 14. Con l’autore interverranno: Titta Fiore, Ettore Massarese, Bernardina Moriconi e Antonio Filippetti. Venerdì 20, alle 17.30, Luigi Mazzella sarà poi a  Salerno dove, nella sala Genovesi della Camera di Commercio, presenterà, con Carmelo Conte e Paolo Apolito, il suo saggio “Europa mia”, una lucida analisi dei limiti e delle contraddizioni  dell’attuale politica che si avvale anche di una postfazione di Domenico De Masi.

Ho letto molti romanzi e racconti di Luigi Mazzella, scritti e saggi di un autore che ha una grande passione per il cinema e per la cultura. Con questo libro L’orso e la Palma , ricordando i capolavori premiati nei Festival, scattano dei flash-back appassionanti, si rivedono tanti episodi vissuti, per anni, da coloro che hanno scelto il precario mestiere di cineasta. Anni assai difficili, con momenti di crisi, di paura…
Anche questo periodo è molto “buio”, si spengono i proiettori nelle sale, i cinema si trasformano in supermercati, bingo, palestre, la mitica Cinecittà, un tempo frenetica di attività, talvolta è semideserta. Leggendo L’orso e la palma l’autore ci ricorda momenti di grande euforia, ricordando i film citati che raccontano come eravamo per capire meglio chi siamo.

Luigi Mazzella| ilmondodisuk.com
Qui sopra, la copertina del libro “L’orso e la palma”. In alto, i fratelli Lumière

Una carrellata dai Lumière ai nostri giorni, attraversando il periodo del ventennio fascista. Sono citati  dei bravi registi che realizzano avventure di “cappa e spada”, ma la pproduzione punta soprattutto su storielle leggere filmate in lussuosi ambienti, tra divani, poltrone e sofà: film definiti ironicamente “dei telefoni bianchi”. Ma la preoccupazione dei gerarchi, responsabili del Ministero della Cultura è il crescente successo dei film americani con i loro divi.
Ed ecco la reazione: Mussolini inaugura Cinecittà con il motto “la cinematografia è l’arma più forte!” e poi al Lido di Venezia con il Festival. Il cinegiornale “Luce” è, però, il vero veicolo della propaganda con il Duce assoluto protagonista.L’immediato dopoguerra è durissimo.
Un manipolo di cineasti  era stato trasferito a Venezia, i teatri di Cinecittà erano occupati da migliaia di sfollati. Con coraggio e sacrificio nasce un periodo straordinario: il neo realismo.Pochi anni dopo il Governo vincitore delle elezioni guarda con sempre maggiore avversità e quei racconti e “qualcuno” (!) avrebbe ordinato: “Basta raccontare i panni sporchi! ” Registi e sceneggiatori sono catalogati tutti – o quasi tutti – socialcomunisti.
Lizzani, nel 1950, riesce a realizzare il suo film d’esordio “Achtung banditi che narra la Resistenza a Genova, grazie alla sottoscrizione popolare, la Cooperativa Spettatori Produttori.
Altra crisi. Ma il cinema italiano non si arrende. Con brillanti e ironiche commedie, Maciste e fantastici western all’italiana e altre imprese, quel difficile momento è spazzato via.Bisogna proporre un festival dedicato ai “martiri della qualità”, ai registi (un pallino di critica e cinque di pubblico) che, con gli incassi al botteghino, hanno permesso ai produttori di mettere in cantiere delle magnifiche imprese, di vincere Orsi, Palme e Oscar all’estero!
Grazie. E ora? Protagoniste sono le televisioni: apparire per essere.Le cooproduzioni sono rarissime, i film d’impegno e di cultura vengono messi in onda a notte fonda.Coraggio! L’amore di Luigi Mazzella per le immagini con immaginazione sono una speranza. Dobbiamo rivedere sul grande schermo la parola Cultura.
                                                                                 Giuliano Montaldo

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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