Strategia della valorizzazione, non della dismissione. Quella messa un campo dal Comune di Napoli ribadita stamattina dal sindaco durante la conferenza stampa alla soprintendenza del San Carlo per l’avvio del progetto di restauro delle facciate di un teatro (foto) che tutto il mondo dovrebbe invidiarci per la sua bellezza. Il gioiello del re Borbone da cui prende il nome.
«Noi non vendiamo i nostri beni per fare cassa. I primi tutori e conservatori sono quelli che non sono scappati da Napoli» ribadisce de Magistris, sottolineando di aver detto no a chi avrebbe voluto volentieri acquistare nientemeno che il Maschio Angioino, storico e affascinate castello, simbolo della città.
Cerimonia in pompa magna per presentare l’inizio di un recupero che  vede  in squadra, con l’amministrazione comunale, il provveditorato alle opere pubbliche guidato da Giuseppe D’Addato e la soprintendenza archeologia, belle arti e paesaggio diretta da Luciano Garella che ha richiamato l’attenzione soprattutto su quel sentimento che deve sprigionarsi dal cantiere della conoscenza per restituire lo splendore dei beni da restaurare, sul solco della memoria, con la stessa vis poetica dei lavori  realizzati a Palazzo Reale.
D’Addato, cui fa capo la direzione dei lavori consegnati al raggruppamento temporaneo di imprese di Roma G.E.R srl-S,E.I 1983 di De Monte Maria Gabriella & C snc (vincitore dell’appalto), chiarisce cifre e date: « La durata sarà di 156 giorni, naturali e consecutivi, in tempo per la riapertura della prossima stagione lirica.  L’importo per il primo stralcio dei lavori (finanziamento dai fondi sviluppo e coesione ndr) ammonta a 600mila euro  netti e riguarda i prospetti su via san Carlo, compreso il porticato. L’intervento è stato volto in primis ala sicurezza per la pubblica incolumità. Obiettivo: il delicato restauro conservativo in stile neoclassico ».
Questo vuol dire che la rete di protezione installata a causa del copioso distacco degli intonaci verrà rimossa. Re Carlo sarebbe contento. Lo immaginiamo pronto a guardare il corso d’opera che  per essere completato avrà  bisogno di altri 200mila euro. Si troverà una strada per finanziare il seguito, assicura il primo cittadino, per un teatro che è bene dell’umanità.

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