Qui sopra, la copertina del libro. In alto, la luce del Mediterraneo

Dalla copertina esterna non lo sospetti ma poi, girate le prime pagine, i colori catturano: il giallo caldo dell’Africa insieme con i colori vivaci delle stoffe degli abiti delle donne, i rossi e gli aranci dell’America latina, le sfumature di verde dell’Asia, l’azzurro del mare australiano e la luce del Mediterraneo e del Nord Europa.
È un po’ come quando da piccoli si giocava a far girare il mappamondo puntando il dito alla ricerca di una casuale meta esotica, ora come allora, quello era il primo passo per creare la magia.
«Viaggiare significa capire il mondo oltre la soglia della nostra realtà…è un’occasione per aprire la mente e l’anima verso una molteplicità di sistemi, culture, percorsi e tradizioni» è l’introduzione di un libro che mescola le carte offrendo una insolita guida per il giro del mondo da fare indossando un paio di occhiali tanto particolari quanto stupefacenti: quelli che permettono di osservare ogni aspetto da punti di vista inesplorati.
Informazioni utili sul clima, sulle imperdibili esperienze enogastronomiche insieme con i consigli sul cosa mettere in valigia, i siti web istituzionali dove richiedere i visti d’ingresso nei diversi paesi, le atmosfere che rendono unico quel luogo e quell’altro accanto alle indicazioni su dove dormire all’interno di uno spazio fatto di ghiaccio, un albergo creato con il sale e una camera acquario a quattro metri di profondità.
Altrettanto preziosa è la scoperta del cosa non fare e non dire in contesti culturali diversi dal nostro, presi dall’ansia di non riuscire a farsi comprendere e dimentichi del fatto che la postura, la prossemica e il linguaggio non verbale cambiano significato al mutare di latitudine e longitudine risulta assai utile essere indirizzati in modo chiaro ed efficace evitando di incorrere in fraintendimenti,  inconsapevoli gaffe e incresciosi contrattempi.
Il messaggio che ricaviamo sullo stile nel viaggiare è che questo si esercita, soprattutto, ponendo cura e attenzione per le tradizioni, le abitudini e i costumi altrui. Ogni popolo culla, nutre e tramanda modi di fare, di essere e di comportarsi che lo distinguono nella vita quotidiana, se la viaggiatrice e il viaggiatore sono realmente interessati ad immergersi nella cultura locale dedicheranno del tempo ad apprendere le peculiarità del luogo e gli aspetti basici della sottile arte dell’intessere le interazioni personali.
Essere straniero non è un buon motivo per essere scostumati e quello a cui diamo valore a casa nostra non riveste il carattere dell’assolutezza nell’intero globo. Guai se cossi fosse, perderemmo la metà della bellezza della scoperta ogni volta che ci allontaniamo dal nostro Paese.
Interessanti ricordi di viaggio e racconti di cose, spesso conosciute solo superficialmente, come la corsa Parigi Dakar, delicate storie di alberi solitari nel deserto, le emozioni dell’annuale appuntamento giapponese per ammirare i fiori di ciliegio – l’hanami  – l’altare degli aborigeni australiani, il tè in Inghilterra nelle sue diverse declinazioni, la storia commovente del Taj Mahal sono alcuni dei tesori nascosti tra le pagine.
Ma, soprattutto, quando a scrivere sono due donne si aprono finestre inaspettate: la vita di Gertrude Bell la “regina del deserto” viaggiatrice, scrittrice fotografa, archeologa e spia, collega meno famosa di Lawrence d’Arabia. Figura ricca di sfumature e poco conosciuta viene tratta dalle pieghe dell’oblio e restituita alla memoria collettiva.
L’incipit del libro «Viaggiare è un’arte, è la capacità di osservare lo spirito del luogo» è la chiave per gustare una rutilante cavalcata tra i diversi continenti in cui, anche la scelta della grafica, gioca la sua parte.
Il momento della vita nel quale incontriamo un libro e decidiamo di leggerlo influenza il nostro giudizio e se – in epoche normali – “In viaggio con stile” può, verosimilmente, spingere a considerare l’idea di programmare un’avventura tracciando accuratamente un itinerario, in questo tempo attuale  – sospeso sine die dalla pandemia –  la tentazione irrefrenabile e inconscia è quella di correre a far la valigia.
L’autrice e la curatrice ci conducono  – come Jules Verne con Phileas Fogg –  in un viaggio mentale in cui ognuna/o può scegliere gli ingredienti per soddisfare il desiderio di vedere, scoprire, assaporare, annusare e vivere la bellissima esperienza di scoprire un luogo altro da quelli fin qui conosciuti dove i sapori, i profumi, i modi di dire e di guardarsi ci rapiscono.
Nell’ultimo anno, trascorso per lo più confinati tra le mura domestiche, alcune/i tra noi hanno fatto tesoro dell’insegnamento di Emilio Salgari e della sua capacità di immaginare  – comodamente seduto nello studio di casa – paesi lontani mai visti prima.
Le pagine proposte da Francesca Pica e curate da Laura Pranzetti Lombardini offrono sollecitazioni, forniscono spunti, suggeriscono argomenti, stuzzicano la fantasia e pongono la lettrice/lettore di fronte a degli interrogativi: visitare luoghi dove vivono persone con culture che non conosciamo richiede la necessità di informarsi sulle regole basiche di queste prima di partire? E se sì lo faremo per mera convenienza, per rispetto degli altri o affinché si possa godere del viaggio calandoci in una realtà lontana dalla nostra dismettendo gli abiti che ci sono propri e con i quali prendiamo le misure per il comportamento altrui?
Quali che siano le risposte il merito di “In viaggio con stile” è quello di averci avvolto nei colori delle sue pagine destando l’attenzione con aneddoti, curiosità e atmosfere spingendoci a porci dei quesiti.
©Riproduzione riservata 

IL libro
Francesca Pica,
“In viaggio con stile”
a cura di Laura Pranzetti Lombardini
Gribaudo, pag. 193 euro 16,90

L’autrice
Francesca Pica, laurea in lettere e filosofia. Giornalista professionista dal 2002, per anni caporedattrice alla cultura nel quotidiano La Discussione e responsabile del magazine di costume e società. Ha curato per il mensile Le Autonomie la rubrica In viaggio per l’Italia dedicata alla scoperta delle bellezze italiane. Appassionata di mondo digitale, nel 2012 ha aperto il blog Il Galateo del III Millennio, un salotto virtuale in cui riflettere con stile e leggerezza.


La curatrice
Laura Pranzetti Lombardini, due lauree, si divide tra Milano e Roma. Dopo una lunga esperienza nelle relazioni esterne, collabora con giornali, radio e televisione come opinionista. Accademica del cerimoniale,è docente di corsi post universitari di relazioni esterne e cerimoniale.



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