La possente fortezza di Castel Sant’Elmo che si erge a difesa della citt  dal 1275 da oggi è nuovamente assediata, ma questa volta dall’ arte: negli spazi del carcere alto, adiacenti la Biblioteca e la Fototeca di Storia dell’Arte, si è infatti appena insediato un nuovo Museo: Napoli Novecento 1910-1980 per un museo in progress (conferenza stampa domani gioved 4 marzo alle 12, inaugurazione ore 18). Nato da un progetto di Nicola Spinosa per attestare, attraverso una selezione condotta con metodo storico-critico, ciò che è stato realizzato in citt  lungo il Novecento in tutti i campi che concernono la produzione artistica, dalla pittura alla scultura e alle diverse sperimentazioni grafiche,il tutto coadiuvato da apparati didattici, informativi e audiovisivi.
Finalmente, dopo una lunga battaglia sul campo, è stato accolto l’appello che parte da lontano, che spesso è stato lanciato anche attraverso i media, di raccogliere, recuperare in una documentazione unitaria opere di artisti contemporanei napoletani finora esclusi a favore dei più accattivanti nomi internazionali approdati nelle nostre sale espositive e nelle piazze. Ma, nonostante questa operazione sia appena iniziata, ancora una volta ci duole assistere a alcune esclusioni di cui ci chiediamo il perch, quale il criterio di scelta? Operare una selezione comunque non d  il quadro completo dell’epoca che si vuole presentare. Anche se in una precedente mostra c’era stato il tentativo di Nicola Spinosa di tirare “FUORI DALL’OMBRA” un frammento del “Novecento” (1945-1965 ) : “Una realt , quella delle arti e della cultura a Napoli in questa prima parte del Novecento, ben più ricca e articolata di quanto fin qui si sia fatto credere; anche se le condizioni di vasto e profondo degrado, di assenza di prospettive credibili e di prospettive accettabili, sembrerebbero aver attutito, mortificato o annullato ogni forma di sensibilit  e di lucida coscienza critica, da non consentire neppure di cogliere quanto ancor di positivo si sia prodotto a Napoli, almeno dal versante culturale…” scriveva.
Domani saranno circa 90 gli artisti napoletani in mostra con oltre 150 opere , selezionate e esposte insieme a quelle di artisti non napoletani, che furono però attivi negli stessi anni in citt , con un percorso cronologico suddiviso in tre sezioni: dalla documentazione della Secessione dei ventitr (1909) o del primo Futurismo a Napoli (1910-1914) al movimento dei Circumvisionisti e del secondo Futurismo (anni Venti-Trenta); dalle varie testimonianze su quanto si produsse tra le due guerre alle esperienze succedutesi nel secondo dopoguerra (1948-1958), dal Gruppo Sud al cosiddetto Neorealismo, dal gruppo del MAC(Movimento arte concreta) all’ Informale o al Gruppo 58. Quindi le sezioni riservate agli anni Settanta, con particolare attenzione alle Sperimentazioni Poetico-visive e al campo del sociale. L’ultima zona è occupata da chi, pur continuando a operare dopo gli anni ottanta sperimentando nuove tecniche, si era gi  affermato in citt .
Nel nuovo Museo, dipendente dal Ministero per i Beni e le Attivit  Culturali e dalla Soprintendenza Speciale per il Patrimonio Storico, Artistico, Etnoantropologico e per il Polo Museale della citt  di Napoli, dipinti, sculture, disegni o incisioni provenienti dalle raccolte museali della Soprintendenza, dalla Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma, dal Museo d’Arte Moderna e Contemporanea di Trento e Rovereto e, soprattutto, da donazioni o in comodato’,sistema oggi sempre più diffuso anche in Italia.
Nel catalogo che accompagna la mostra, edito da Electa, le presentazioni del presidente della giunta regionale Antonio Bassolino, del direttore generale per il paesaggio, le Belle arti, l’Architettura e l’arte contemporanee Roberto Cecchi e del soprintendente Lorenza Mochi Onori; una premessa di Nicola Spinosa, l’ introduzione della Direttrice Angela Tecce; e testi critici di Mariantonietta Picone Petrusa, Angela Tecce, Mario Franco e Aurora Spinosa, Katia Fiorentino.

Le opere esposte sono di: Carlo Alfano, Enrico Baj, Mathelda Balatresi, Renato Barisani, Guido Biasi, Andrea Bizanzio, Giovanni Brancaccio, Giannetto Bravi, Emilio Buccafusca, Enrico Bugli, Francesco Cangiullo, Giuseppe Capogrossi, Luciano Caruso, Guido Casciaro, Giuseppe Casciaro, Luigi Castellano (Luca), Raffaele Castello, Alberto Chiancone, Vincenzo Ciardo, Francesco Clemente, Carlo Cocchia, Mario Colucci, Mario Cortiello, Salvatore Cotugno, Luigi Crisconio, Edgardo Curcio, Renato De Fusco, Lucio del Pezzo, Crescenzo Del Vecchio Berlingieri, Armando De Stefano, Gianni De Tora, Fortunato Depero, Giuseppe Desiato, Bruno Di Bello, Gerardo Di Fiore, Carmine Di Ruggiero, Baldo Diodato, Salvatore Emblema, Francesco Galante, Saverio Gatto, Vincenzo Gemito, Manlio Giarrizzo, Edoardo Giordano (Buchicco), Franco Girosi, Emilio Greco, Mario Lepore, Raffaele Lippi, Nino Longobardi, Luigi Mainolfi, Antonio Mancini, Giuseppe Maraniello, Tommaso Marinetti, Stelio            6                  «    oè è á«sptLlibrined dd dpG7e:EèHlèNO» OJe
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Ne abbiamo parlato con Mariantonietta Picone Petrusa, professore ordinario e direttore della scuola di specializzazione in storia dell’arte all’universit  Federico II di Napoli, autrice, tra l’altro, dello splendido volume”La pittura napoletana del Novecento” edito da Franco Di Mauro.
Il Novecento a Napoli. Dopo la mostra realizzata nello stesso luogo,
Castel Sant’Elmo, questo secolo ritorna con un nuovo progetto (sempre) di
Nicola Spinosa. In una selezione condotta con metodo storico-ctitico.
Selezionare significa scegliere. Mancano nomi: c’è Mimmo Paladino, ma è
fuori Salvatore Paladino, lo zio che pure ha avuto un influsso sulla scelta
di vita del nipote… Altri nomi che non rientrano: Ugo Matania e sua figlia
Tullia…. Vittorio Piscopo…. Perch?

Ci sono molte mancanze in questo museo, molte più di quelle da lei
elencate. La scelta è toccata
ad Angela Tecce e a Nicola Spinosa. Io mi sono limitata a qualche
segnalazione, ma purtroppo non
tutte sono state accolte per ora.
Ci sono problemi di spazio, ci sono stati problemi organizzativi ed
economici e problemi di scelte vere e proprie di
cui dovrebbe chiedere conto ai veri responsabili.
In ogni caso, pur con tutte queste mancanze di cui almeno Angela Tecce è
consapevole, condivido con lei l’opinione
per cui dobbiamo salutare questa iniziativa con gioia e direi quasi con
esultanza, visto che erano solo 150 anni che
si aspettava un museo destinato agli artisti del territorio.

Salvatore Emblema. Finalmente. Anche se lui purtroppo non potr  esserci
perch ci ha lasciato qualche anno fa, con un rammarico: i musei
internazionali gli aprivano le porte e Napoli, dopo la bella mostra degli
anni ottanta a Palazzo a Reale, si è mostrata ostile fino alla morte,
negandogli importanti spazi espositivi che pure le sue opere (e lo conferma
la scelta di oggi) meritavano…. Al museo di Capodimonte, per esempio, nella
sezione dedicata all’arte contemporanea, è assente….

Emblema a Capodimonte non l’avrei messo neanche io, ma ora a Castel
Sant’Elmo c’è.

Museo in progress, in quale direzione?

E’ un museo in progress perch accanto alle donazioni ci sono opere
date in comodato per 5 anni
da artisti, eredi di artisti o collezionisti.
Quindi fra cinque anni o anche prima la fisionomia del museo potrebbe
cambiare. Si spera di avere
più donazioni. Io spero che qualche artista rimasto fuori possa rientrare,
anche se questo implicher 
la destinazione al Museo di qualche altro spazio del castello, con la
conseguente separazione della collezione.

Poche donne tra le scelte…

E’ vero sono poche le donne. In generale non sono numerosissime le
artiste brave a Napoli, ma anche qui
qualcuna in più poteva esserci.

I finanziamenti…
Non so nulla della parte finanziaria. Non credo che siano stati destinati
fondi europei al progetto.
Quei fondi la Regione in genere li destina al MADRE. So solo che il museo si
è fatto in strettissima
economia e che per questo è stato in pericolo fino alla fine.
Proprio perch ci sono state tante difficolt  dobbiamo essere contenti del
risultato e sperare che strada
facendo il museo acquisti la sua fisionomia e si arricchisca di opere sempre
più belle. In fondo la formula del
Museo in progress è in linea con i nostri tempi e rompe l’eccessiva
staticit  dell’istituzione museale
tradizionale.

Organizzazione Civita
Il Museo verr  inaugurato gioved 4 marzo, ore 18.00
Castel S.Elmo: via Tito Angelini,20 Napoli
Orario:
tutti i giorni ore 10-19; marted chiuso
Ingresso: euro 3

Nella foto in alto, l’opera "Sequenza del triangolo" (1975) di Gianni De Tora in mostra a Castel Sant’Elmo. In basso, l’autore scomparso nel 2007, in un’immagine del 2004, all’inaugurazione della sua antologica al maschio angioino. Accanto, il museo e l’opera di Emilio Notte fotografati da Nando Calabrese

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