L’arte a New York è firmata made in Naples. Il 19 novembre alle ore 18 il Chelsea Art Museum (556 West 22nd street, New York) ospita l’inaugurazione della personale di Ferdinando Ambrosino: “The memory of time”. La mostra sar visitabile fino al 20 dicembre ed è accompagnata dal catalogo in italiano e in inglese, edizione Spirali/Vel, con testi dei curatori Sam Bardaouil e Renato Miracco.
L’artista nasce a Bacoli (NA) nel 1938, e fin da giovanissima et dimostra di avere un irrefrenabile animo creativo che non trova limite n confini che lo spinge a dipingere opere di grandi dimensioni, premiate alla rassegna nazionale dei giovani pittori italiani a Napoli. Dopo una prima fase legata al cubismo, inizia a dipingere grandi tele di stile “neorealista” puntando l’attenzione sul duro e faticoso mondo rurale e operaio. Affina la tecnica con la frequentazione dell’arte contemporanea napoletana in musei e gallerie. La met degli anni ’60 lo vedono avvicinarsi a soggetti di carattere naturalistico e paesaggistico, evidenti e costanti sono gli influssi dell’impressionismo e del cubismo.
Nel 1967 allestisce la sua prima personale al Maschio Angioino e l’anno successivo tiene una personale a Caracas, ottenendo successo di critica e pubblico. Inizia il suo itinerante e illimitato percorso artistico in giro per le più importanti mete nazionali e internazionali.
Ultima tappa, nel 2009, con la mostra a New York: qui espone opere di pittura a olio su tela degli anni 1998 al 2009 e sculture in terracotta degli anni 2007 al 2009.
Nei lavori Ambrosino immerge tutto il suo spirito flegreo: i colori impazzano e impazziscono sulla tela che si lascia invadere e sommergere come da lava rovente del Vesuvio, non indietreggia il supporto ma partecipa a queste esplosioni e implosioni cromatiche. Nelle opere più recenti, le figure liturgiche richiamano Correggio e Tiepolo che, abbandonato l’originario locus, si caricano di questa forza tonale, divenendo portatori di un nuovo messaggio, non di fede, ma denso di emozioni e stati d’animo liberi ormai di straripare dai sistemi costrittivi e dalle griglie formali.
Scrive Miracco: “…L’opera di Ambrosino nella sua continua dialettica e ricerca è da collocarsi dapprima in un tentativo di scomposizione meccanica’ che è alla base della teoria mediante la quale una forza si sprigiona proprio dalla frammentazione dell’oggetto, e l’artista nel suo quadro esprime e rappresenta quest’energia attivando forze psichiche spirituali sopite…”.
Nelle foto, alcune opere dell’artista
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