“La meravigliosa storia di Antonio Maraviglia”(Guida, pp. 138, euro 11,00) l’ha scritta il motoscafo. Questa la chiusa del breve ma denso romanzo di Aldo Giuffr, narratore di un amaro scherzo del Destino, che “stravolge, che cambia da bianco a nero, da bello a brutto, da destra a sinistra, da nord a sud, dalla luce al buio”. Anche se propone varie strade, che altro non sono se non un tentativo – per cos di dire- “di mettere la pezza”, ma il giocattolo si è rotto. Dentro questo giocattolo rotto che, ahi noi, spesso diventa metafora di una vita non riuscita, l’autore vuole scavare ma la scoperta mostra solo disincanto. L’affannosa ricerca di un equilibrio che ricomponga la sofferenza e le dia un senso è un cammino di molti, ma riesce solo a pochi. Antonio Maraviglia non ci è riuscito, nemmeno quando è diventato Aurelio Melchiorri. Cambiare nome può essere rifugio, ma il passato pesa, con tutte le brucianti ferite. Di ferite, non solo metaforiche, Antonio Maraviglia ne ha riportate tante, troppe. La sua storia è “meravigliosa”. “Abbagliante, esaltante, incantevole nel suo orrore”. Frequentava l’Accademia di teatro, cominciava a farsi notare e apprezzare sognando i calcare i palcoscenici più prestigiosi, a Londra, Parigi, New York. Gli antichi avrebbero detto che suscitava l’invidia degli dei per la sua bellezza, per la suadenza della sua stentorea voce, per quel ridente futuro che lo attendeva. I contemporanei assistono atterriti e increduli alla tragedia che è accaduta. Era sul motoscafo, in compagnia di Elena, la sua fidanzata, e di colpo come mai?- si trova in acqua, e l’elica fa il suo scempio. Che resta del “bell’Antonio”? Se lo chiedono tutti, in primis medici, assistenti, infermieri, che cercano di lavorare “come meglio non si poteva su quella poltiglia”. Un violento schiaffo del Destino ha ricevuto Antonio, ma è tutta opera di una mano invisibile o qualcuno ci ha messo lo zampino? Antonio il sospetto ce l’ha e gli rode l’anima. Come ricominciare a vivere e a trovare un senso a una vita che non è più tale. Quella “figura sfigurata” desta orrore e piet . Tuttavia a fatica e con dolore si va avanti: la degenza in ospedale, l’asilo spirituale presso il convento dei camaldolesi, Giada e il laboratorio teatrale, poi di nuovo Elena e il motoscafo, che ritorna ma stavolta per sempre.

Nella foto, la copertina del libro

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