Nel cadere dei 150 anni dalla nascita di Salvatore di Giacomo, celebre poeta e autore di alcune delle più famose canzoni napoletane di tutti i tempi; “Catar”, “Marechiare”, “‘E spingole frangese”, “Palomma e notte” e del capolavoro assoluto “Era de maggio” la fondazione Bideri lo ricorda con la mostra “Di Giacomo e la canzone. Un mestiere d’arte”, inaugurata il 10 settembre al teatro Trianon di Forcella a Napoli, e aperta fino al 2 ottobre, con ingesso libero.

La mostra, organizzata nell’ambito della rinata festa di Piedigrotta, espone attraverso il lavoro del poeta circa 50 anni di storia della canzone napoletana, con oltre novanta testi firmati da di Giacomo, avvalendosi dei saggi di Pietro Gargano e Salvatore Palomba e del ricordo che aveva di lui Eduardo.

Abbiamo parlato con il direttore della fondazione napoletana, Ferdinando Bideri.

Direttore Bideri come si colloca la sua fondazione e la mostra su Salvatore di Giacomo presenta in questa edizione di Piedigrotta?
“La fondazione ha sempre partecipato all’organizzazione culturale della festa di Piedigrotta da quando è stata restituita, nel 2007, alla sua citt  e popolazione. Il problema è che si deve tenere conto anche del cambio di amministrazione e delle difficolt  economiche attuali del nostro comune. La Piedigrotta è un evento che ha bisogno di una grande organizzazione: gli eventi vanno preparati per tempo, stabilire il target di riferimento e la giusta successione in cui gli eventi si susseguiranno”.

Si sente di dare un consiglio a questa amministrazione su questa storica festa?
“Sicuramente bisogna capire e impegnarsi nella cultura, comprendere come il ritorno della Pedigrotta non è unicamente quello di organizzare una festa-simbolo del passato, ma contestualizzare l’evento in questa nuova dimensione della citt , esaltando sia le tradizioni del capoluogo campano, ma soprattutto come esso si sia evoluto nel tempo: nelle tradizioni, nella religione e nella canzone”.

La fondazione: un lavoro, un’analisi sulla cultura campana.
“In 5, 6 anni dalla nascita della fondazione, ci siamo sempre impegnati in ricerche, mostre, pubblicazioni rare e di notevole rilievo storico che aiutano ricercatori e storici a ricreare un affascinante viaggio a ritroso nel tempo, un’accurata analisi del presente, una proiezione critica sul futuro. Il nostro obiettivo è promuovere e valorizzare la cultura napoletana”.

Progetti futuri?
“Uno: rendere tutto il passato fruibile al nuovo pubblico e creare il futuro dalla nostra storia, per fare di CantaNapoli un volano culturale, economico e turistico, e non solo un trito amarcord per passatisti di mestiere”.

In alto, Salvatore di Giacomo. In basso, lo spartito di "Era di maggio"

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