Il Paese delle marionette, l’Italia. Terra delle sceneggiate, Napoli. Dove i sentimenti sono forti e le emozioni vanno esibite. Con gesti teatrali. Anche un incontro nel posto giusto può produrre effetto scenografico.
Gaetano Bonelli se lo ricorda bene, quello con il sindaco di Napoli, Luigi de Magistris: a un anno dall’acclamata elezione arancione.
Il primo cittadino va a trovarlo nell’appartamento di Marano dove abita il giornalista che colleziona memoria dall’età di 12 anni, per vedere da vicino quel tesoro che gli ha annunciato, nel contattarlo. E dopo aver annusato da vicino il profumo della Storia di Napoli documentata da oltre diecimila oggetti, gli promette una dimora per questo inestimabile patrimonio di ricordi.
A casa di Gaetano, è una passeggiata di assessori: una passerella allungata dalla politica di promesse mancate. Mentre lui non si dà per vinto: la sua ostinata passione fa conoscere il museo anche via social e la raccolta trova spazio pure sul sito trip advisor.
Qualche recensione. C’è chi la descrive come una perla rara: Stamane mossa dalla curiosità ho deciso di visitare la raccolta di Gaetano Bonelli; sono rimasta commossa. Qualcun altro la definisce una piacevole scoperta: imperdibile per chi voglia scoprire una Napoli non turistica, bensì una Napoli orgogliosa del proprio passato, della proprio quotidianità.
Artribune, la Repubblica, Corriere della sera. E Bell’Italia in tv: oltre 150 interventi dei media su una realtà che l’amministrazione comunale trascura con sguardo miope.

Qui sopra, la tessera della prima ingegnera civile a Napoli, nel 1911. In alto, panoramica del Museo. In basso, Gaetano Bonelli e altre immagini della raccolta


Finché qualcosa accade, ma non perché qualcuno delle istituzioni si risvegli dal proprio letargo comatoso. È il presidente della Casa dello scugnizzo, Antonio Lanzaro, ad accoglierlo gratuitamente nella sede di Materdei della fondazione di assistenza sociale.
All’inizio il perimetro è davvero limitato: una stanza di appena 30 mq ma val bene una inaugurazione il 12 ottobre 2017. Nell’estate dell’anno successivo, un nuovo passo: al primo piano si libera uno spazio in po’ più ampio dove Bonelli colloca in armadi e bacheche una specie di antologica del tesoro napoletano.


E la collezione Bonelli, cui donano un contributo gli amici del Club Lions Partenope Palazzo Reale, diventa il Museo di Napoli con visite guidate di circa un’ora e mezza. Arrivano scolaresche e laureandi, ma anche turisti che esprimono la loro ammirazione sulle pagine di un libro con impressioni e firme di chi arriva senza sapere di tuffarsi in un universo affascinante.
Una Wunderkammer che dà spazio all’identità partenopea estesa in tutti i campi, attraverso una particolare intelligenza creativa. Un esempio ne è la forchetta a 4 rebbi.
Si chiama Gennaro Spadaccini, il ciambellano alla corte di re Ferdinando di Borbone che ha l’idea di aggiungere all’arnese un dente per arrotolare meglio gli spaghetti. Ne hanno solo due o tre, infatti, i forchettoni d’oro approdati in Italia nell’anno 1000 su iniziativa della principessa bizantina Maria Argyropoulaina, moglie di Giovanni Orseolo, figlio del doge di Venezia. Pensati soprattutto per infilare i datteri.
Nella camera delle meraviglie nata dall’amore e dall’impegno civico e dall’amore del suo fondatore, che prima del vuoto determinato dal Covid riusciva a racimolare qualche fondo indipendente grazie al pubblico, ci sono anche wc forniti di sciacquone, novità sensazionale per quel tempo; una delle foto più piccole al mondo (quella del filosofo e storico Benedetto Croce in formato di 12 mmm per 6); i biglietti dei napoletani che s’imbarcavano sui bastimenti per il Nuovo Mondo; le testimonianze del Teatro di San Carlo occupato dagli inglesi nel 1944 e tante altre storie d’umanità.
Dai trasporti ai giochi e all’abbigliamento, passando per il Banco di Napoli, in 20 tematiche diverse, vive il racconto antropologico (a partire dal Settecento) di una metropoli che mostra persino l’albero genealogico del Regno delle due Sicilie, dalla dinastia normanna a Ferdinando II di Borbone.


Se ci fosse un candidato davvero perspicace nella prossima corsa alla poltrona più importante del Comune, nel programma elettorale inserirebbe la necessità di dare un tetto all’ingegno napoletano accumulato tra locandine teatrali, sculturine di San Gennaro, taccuini, cappelli e tombole. Un museo per chiarire che Napoli non è la metropoli del malaffare come molti la vogliono dipingere.
Basterebbe un candidato o una candidata con buon senso e gentilezza. Come la sindaca anti Putin di cui parla oggi ( martedì 27 ottobre) il quotidiano nazionale Corriere della sera.
Marina Idgodskaya, prima di essere eletta sindaca nel paesino di Pocalikhino, a 500 km da Mosca, era donna delle pulizie al municipio. Il primo cittadino uscente le aveva chiesto di candidarsi: se non ci fosse stata un’antagonista, le elezioni non si sarebbero svolte.
Lei ha accettato, stravincendo: i cittadini la stimano. Convinti di essere ascoltati. Anche da noi, forse, potrebbe verificarsi un colpo di scena, all’ultimo momento. Mentre i partiti si disperdono in chiacchiere inutili. Napoli possiede risorse infinite.
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Il libro con le firme dei visitatori.

Museo di Napoli – Collezione Bonelli presso Fondazione
Casa dello Scugnizzo, Piazzetta San Gennaro a Materdei, 3
80136 Napoli
Visite su prenotazione contattando i seguenti recapiti: 340/4844132 oppure g.bonelli72@gmail.com





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