Bill Viola è di nuovo a Napoli con l’esposizione intitolata “Ritorno alla vita” ospitata in quel piccolo gioiello che è la Chiesa del Carminiello a Toledo, riaperta per l’occasione.
Cinque video-opere trattano un tema che calza a pennello con la location: il martirio. E’ una riflessione sulle sfumature dell’interiorità umana, sulle reazioni psico-fisiche allo scorrere del tempo, sulla fede e sulla morte. Viola ci ha abituati a tecniche all’avanguardia e i dettagli della sua videoarte non tradiscono mai.
In ogni martirio, il protagonista si lascia in balìa di un elemento naturale, acqua, aria, fuoco e terra. Il principio è la fine, la pellicola del martirio si riavvolge e diventa resurrezione e speranza, lo spettatore è coinvolto dagli sguardi degli interpreti e dalla luce degli schermi.
Il quinto pannello, invece, appartiene alla serie “Trasfigurazioni” che vede una madre e due figlie come apparenti spettri. Sbucano dall’oscurità profonda e, superando una parete di acqua, tornano alla luce. Ma il passaggio è breve perché le anime tornano indietro nella nebbia, in un gioco tra colori e bianco e nero.
Luci e ombre come per ogni interiorità che si rispetti, angoli nascosti e verità. Oppure rassegnazione e coraggio oppure ancora passato e presente. Il contenuto del progetto è sicuramente efficace e si lascia seguire nei movimenti a rallentatore che lasciano spazio alla contemplazione.

E’ facile provare ad immaginare le performance dal vivo come evento di grande impatto, sicuramente con costi impegnativi e un contesto diverso ma la mente viaggia con la voglia di rendere più giustizia a quanto esposto, perché il difetto che si può riscontrare in questa mostra è l’allestimento. Nulla può il fascino decadente del Carminiello, con la sua aula unica che abbraccia il visitatore e con le sue splendide maioliche della Bottega Massa che le realizzò anche per il chiostro di Santa Chiara, se si ha a che fare con una spartana disposizione dei pannelli apparentemente a riempire i vuoti. Il misticismo che dovrebbe impregnare tutto l’ambiente si disperde, non è valorizzato lo scrigno architettonico né tanto meno l’opera d’arte.

La realizzazione degli allestimenti artistici risulta sempre essere un tasto dolente ma è parte integrante della riuscita di un evento. E quando di mezzo c’è un bene culturale con tutte le limitazioni pratiche del caso, la cura dovrebbe essere maggiore.
I messaggi che si intendono veicolare passano anche attraverso l’ambiente in cui siamo immersi nel tempo in cui contempliamo un quadro, un video, una performance. Anche quando non ce ne accorgiamo.
In alcuni casi l’allestimento stesso può diventare opera d’arte e ci auguriamo che si possa far tesoro di questo dopo l’esperienza del Carminiello. Per quanto si apprezzi lo sforzo di restituire un pezzo di patrimonio architettonico alla comunità, ci sarebbe stato bisogno sicuramente di un’analisi più attenta per non ridurre la chiesa a un mero contenitore. Antico e contemporaneo sono ormai un connubio all’ordine del giorno ma il filo per tenerli insieme va sempre rinnovato con soluzioni più puntuali.
©Riproduzione riservata

Produttore esecutivo: Kira Perov
Mostra a cura di Vanitas Club
In collaborazione con Bill Viola Studio
Gestione di Asso.Gio.Ca

Visitabile fino all’8 gennaio 2023
Chiesa del Carminiello, via Carlo de Cesare 30, Napoli
Orari:mercoledì – lunedì 10-20 (chiusura settimanale il martedì)
Ticket 10€

RISPONDI

This site is protected by reCAPTCHA and the Google Privacy Policy and Terms of Service apply.