Napoli, terra imperfetta e, proprio per questo, affascinante. Con un linguaggio morbido quanto incisivo Delia Morea consegna ai lettori “Una terra imperfetta”, edito da Avagliano (pagg. 371, euro 16,00).
Sin dal prologo emerge il contesto di una Napoli poverissima, disperata, malfamata, ma anche dignitosa e, a suo modo, forte e speranzosa.

Il colera del 1884 segnò ancora di più il volto di questa citt  che fece registrare 7.994 morti,
a fronte di altre citt  con numeri molto più contenuti (Genova 1.438, Cuneo 1.655).
Le parole raccontano immediatamente il contrasto di chi vive all’ombra della vita, di chi non ha nemmeno gli occhi per piangere, e di chi calpesta i palcoscenici del variet , la bella vita. Il contrasto tra chi, ci, non può permettersi nemmeno un funerale e chi fa “vivere” i caffè concerto napoletani, tra chi si trova al di sopra della linea della normalit  e chi molto più sotto.
E cos anche la terra imperfetta si accompagna a quei saliscendi fatti di momenti a tratti vivaci e a tratti insulsi. Una citt  che alterna periodi di ripresa sociale, di fermento culturale, di bellezze ambientali rare e raffinate a parassitismo sociale ed economico. Angolo di pensanti ma anche di balordi.

Anna Diamante rappresenta il paradigma di questo libro.

Poverissima, ma dignitosa e di sani princpi, come Napoli del resto. Una citt  che ha tutte le potenzialit  per competere con le grandi capitali europee ma preferisce ferirsi, lesionarsi, farsi del male. Ma quando vuole sa riscattarsi, sa farsi bella e diventare la prima della classe.

“Annina”, una ragazza piegata dalla miseria ma testarda
al punto di segnare tappe inaspettate e capace di cogliere l’occasione della vita. Proprio come fu per Napoli subito dopo il colera, a seguito della legge per il Risanamento del 1885. Si fece bella, si lasciò sventrare per far parlare di s. Proprio come Annina che si lasciò trasportare dalle emozioni del canto e varcò palcoscenici nazionali, superando resistenze interiori che, al contempo, la laceravano.

Il racconto altalenante di personaggi e luoghi, la successione continua di eventi ora altisonanti ora dai risvolti tragici,
trascina “dentro” la psicologia dello scritto. Delia Morea è capace di farci “immergere” nelle situazioni raccontate, ci si sente direttamente dentro quelle storie. I morbidi e nitidi fraseggi fanno di questo un libro ampio e sapiente. Ovviamente vale la pena leggerlo fino all’ultima pagina.

In alto, la foto della copertina

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