Si chiamano farmers markets e sono stati previsti dalla legislazione italiana dal 2001 rispondendo tardivamente agli Stati Uniti che hanno cominciato negli anni ’70 ed alla più vicina Germania, esattamente la citt  di Monaco, dove da 25 anni è possibile coniugare qualit , prezzo e vicinanza per acquistare i prodotti di largo e generale consumo.

I piccoli produttori agricoli possono vendere direttamente ai consumatori i prodotti delle loro terre. Agricoltura biologica con prodotti di qualit  nostrane, il rispetto delle stagioni (stagionalit ), la convivialit  dei luoghi adibiti a mercatini e la riscoperta del proprio territorio, possono a ragione creare una superficie di contrasto ad una crisi imperante che sembra non risparmiare nessuno.

Spezzare la filiera produttiva, coniugando localismo territoriale e tecniche biologiche di coltivazione, permette di incidere positivamente sui risparmi delle famiglie in un’epoca di crisi a partire gi  dalla terza settimana.

Napoli comincia a rispondere.

Lo ha fatto nel 2009 scegliendo due piazze simbolo della rinascita, una al centro storico Piazza Dante e l’altra nella zona collinare Piazza Quattro Giornate.

Due giorni a settimana a partire dallo scorso agosto e proseguir  per tutto il 2010.

Il mercato del contadino di Napoli risponde adeguatamente ai bisogni commerciali dei napoletani, un discreto successo che incoraggia gli amministratori locali, in primo luogo l’Assessorato allo Sviluppo del Comune di Napoli che li ha fortemente voluti, a proseguire su un aspetto che deve diventare elemento di crescita per la nostra citt  e dato strutturale di politica attiva per lo sviluppo.

Recuperare questo ritardo culturale vuol dire mettere insieme le ragioni delle famiglie (risparmio e qualit ) a quelle dei commercianti (esposizione prodotti nostrani) unitamente a quelle dei turisti, perlomeno nel centro storico.

Almeno un mercatino per ogni Municipalit  (10), protagonismo ai pochi piccoli produttori ancora esistenti in citt  e valorizzazione di questi moderni luoghi di aggregazione affinch prevalga convivialit  e rispetto delle persone.

Sono tutti buoni motivi, ma allora perch non si accelera?

Perch tutto sommato le istituzioni locali sono ancora troppo distratte su questo aspetto, ma soprattutto perch il farmer market, se adeguatamente irrobustito, potrebbe mettere in discussione il solido rapporto tra consumatori e grandi centri commerciali. Infatti la grande distribuzione con la sua aggressivit  tende a rosicchiare tutti i piccoli produttori, con economie di scala, ed a catturare il portafoglio delle famiglie che in questi moderni complessi di acquisti fanno shopping alimentare.
Tendono semplicemente a fare terra bruciata. Oggi la concorrenza di mercato non è più tra i bottegai di strada ma tra i grandi colossi della distribuzione che con continue offerte e super-sconti lasciano ben poco al commercio al dettaglio.

Sono al tempo stesso luoghi alimentari ma anche centri di ritrovo per lo svago ed il tempo libero e si specializzano sempre di più in offerte di servizi alla persona tanto da saturare l’intero mercato non solo culinario ma anche del benessere psico-fisico.

Allo stato non sembra che la Regione Campania abbia una legge ad hoc per questi piccoli centri-vendita naturali e pare essere troppo protesa a concedere mega-spazi ai grandi colossi commerciali come Auchan, Carrefur, etc.

Napoli può prospettare questa nuova sfida per vincerla, deve provare a rinvigorire, attraverso queste opportunit , quella socialit  e quella accoglienza tipiche della sua cultura permeata di quel sano sviluppo di strada che ha scritto gran parte della nostra storia. Con questi requisiti dovrebbe essere più naturale rispondere in positivo.

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