La locandina della manifestazione; in basso, Silvio Marro. Nella foto di copertina, 25 aprile 1946: omaggio al Milite ignoto (l’immagine è nel pubblico dominio)

Periferia, antifascismo, scuole, memoria, c’è chi ancora ostinatamente sente l’esigenza di trasmettere alle nuove generazioni la libertà di pensiero, l’orrore delle guerre, la democrazia come valore sostanziale. Chi interpreta la storia in maniera dinamica e vuole catturare l’attenzione di chi ha ancora strada da percorrere.
Così il 6 febbraio 2024 nasce la una nuova sezione dell’Anpi a Napoli orientale, intitolata ad Aurelio Ferrara, partigiano e dirigente del Partito Comunista clandestino, protagonista della lotta per la resistenza e perseguitato dai nazifascisti “occupanti” il quartiere di Ponticelli.
Domani, martedì 23 aprile, alle 16 al centro sociale di via Ernest Hemingway, 64 (ex Rione Incis) di Ponticelli, si terrà un dibattito dal titolo:” Oltre e verso dove?. Al centro della discussione, le lotte contro il nazifascismo e contro i nuovi fascismi. Ne parliamo con Silvio Marro, presidente della Sezione Anpi Napoli Est Aurelio Ferrara.


Caro Silvio, la manifestazione di domani vede presenze dei protagonisti in vita della lotta per la resistenza, professori universitari, scuole, sacerdoti e istituzioni. Un programma folto di interventi che raccoglie più punti di vista sugli accadimenti storici. Insomma, ci sono tutti i presupposti per un ragionamento ad ampio raggio culturale. Secondo te, è giusto non fermarsi a lasciare solo una traccia commemorativa e provare ad interpretare le tendenze attuali che sembrerebbero respingenti delle libertà acquisite e della stessa democrazia?
«Ritengo che la ricerca, sia storica che storiografica, sia centrale non solo ai fini della preservazione della memoria storica, che costituisce la radice e l’identità di un popolo, ma anche sia spunto e occasione per approfondire le analisi che rispondano a una domanda di senso che proviene dalla società tutta, posta di fronte al dilagare della violenza e del sopruso che intessono e scandiscono, purtroppo, il nostro vivere sociale e civile. 
L’indagine storica di quello che è stato il ‘900 ci rimanda ad una domanda: com’è stato possibile che l’Europa di Goethe, di Giordano Bruno, di Tommaso Campanella, di Kant e di Hegel possa aver partorito mostri come i totalitarismi ed i campi di sterminio?».
La perdita di punti di riferimento sociale, innanzitutto i cosiddetti corpi intermedi, facilitano la corsa al benessere personale piuttosto che collettivo. Il risultato è che ci troviamo di fronte a una “società dei pochi” che tende ad espellere per poter gestire meglio il potere, che recide con la massa per proteggere più efficacemente i propri privilegi, che aggredisce tutto ciò che non è funzionale a questo sistema. Come se ne esce?
«La riposta è insita nell’analisi globale del sistema capitalistico. Papa Francesco ha più volte, e giustamente, parlato dell’egoismo dell’uomo che pervade la nostra storia e ne determina l’intrinseca violenza, sia dei gruppi sociali che degli individui. Le crisi cicliche del capitalismo hanno da sempre determinato la ricerca di nuovi mercati, da una parte, e dall’alta la distruzione di beni sia durevoli che effimeri per alimentare il consumismo. Con la globalizzazione queste problematiche hanno coinvolto l’intero pianeta. L’esito non può che essere la guerra e oggi, con le tecnologie a disposizione, la nostra casa comune corre seri pericoli di fall out radioattivo a causa di una terza guerra mondiale a pezzi (cit. Papa Francesco), camuffata dalla locuzione “guerra regionale”. In altri termini, è sotto gli occhi di tutti e ci interroga, la crisi globale che investe la nostra società dei consumi arriva fino a mettere in discussione i principi fondamentali della nostra società, financo della Costituzione Repubblicana e, mi sia consentito, ciò è comune all’intera Europa. La reazione dei gruppi economici e di potere, oggi multinazionali, hanno da sempre cercato risposte di tipo reazionario, rivolgendosi anche alla delinquenza comune ammantata da velleità “ideologiche” che potessero bene o male giustificare l’oppressione generalizzata del loro “Stato” (Engels lo definiva “comitato d’affari della borghesia”) sui singoli individui o gruppi d’opposizione. E proprio qui risiede la legittimazione dell’Anpi ad affrontare ed agire le dinamiche e le questioni poc’anzi delineate».
Quali sono, a tuo avviso, i pericoli di oggi, quelli che tu chiami i nuovi fascismi?
«Come dicevo, parlandone in generale la crisi attuale è di sistema e il fascismo del ventennio, ahinoi, non è stata una “vacanza” della Storia ma il portato dei mostri generati dal sistema capitalistico di produzione e di distribuzione ineguale delle risorse e delle ricchezze. Questo accadeva allora, questo parimenti accade oggi. In altri termini, quel che teorizzava Spinosa si sta rivelando lungimirante: un fascismo senza Mussolini. Basta guardare quello che è accaduto in tutta Europa all’indomani del Processo di Norimberga: le epurazioni hanno sortito l’effetto, da una parte, di affinare i sistemi delle burocrazie statali e, dall’altra, di stabilizzare il controllo dell’apparato repressivo dello Stato attraverso nuove figure poste in sostanziale continuità con le precedenti».
Come si colloca l’Anpi rispetto a forze politiche che non sono in grado di condannare, con parole chiare e fatti concreti, il fascismo
«Innanzitutto, bisogna sottolineare la natura dell’Anpi; Associazione facente parte del cosiddetto terzo settore, che è quella di accoglienza aldilà di ogni provenienza con la sola discriminante, appunto, dell’antifascismo. La crisi generale, descritta poc’anzi, ha coinvolto anche le cosiddette “forze sociali” ovvero anche i Partiti ed i Sindacati, arrivando al punto (con l’inchiesta “Mani Pulite”) sia dello scioglimento dei partiti “storici” che avevano partorito le attuali Repubblica e Costituzione che alla creazione di nuovi partiti (uno per tutti: la Lega). Logicamente questo nuovo stato di cose ha generato la riforma del sistema elettorale, da proporzionale a maggioritario, che ha portato a storture che sono sotto gli occhi di tutti: nessun controllo del cittadino sulle liste elettorali ed il ritorno, catastrofico per il Sud d’Italia, del maggioritario in salsa giolittiana con l’appendice inevitabile, per il Sud, del Notabilato. L’Anpi, insieme alla quasi totalità del terzo settore, rimane uno dei pochi luoghi dove poter ipotizzare ed elaborare idee e documenti per trarre la Repubblica Italiana, si badi bene: nata dalla Resistenza, dall’impasse in cui ci troviamo. Con queste premesse, chiedere come l’Anpi si pone nei confronti dei partiti politici che non riescono ad affrontare e fronteggiare la violenza fascista sembra un invito a sparare sulla Croce Rossa. Ricordo, infatti, che i partiti ante mani-pulite non ci hanno mai nemmeno provato, vedasi gli esiti della giurisprudenza della Legge Scelba, anche perché, in clima di guerra fredda, facevano comodo un paio di squadracce pronte all’uso… Infine: sottolineo i continui sfratti violenti nei confronti dei Centri sociali autogestiti e li pongo a confronto, ed è solo un esempio, della oramai 30ennale occupazione, da parte di CasaPound, di una struttura di proprietà del Comune di Roma».
Chi sono i vostri maggiori interlocutori sociali? Ovvero, su chi fa leva l’Anpi territoriale per l’attuazione dei suoi scopi statutari?
«Parlerei, piuttosto, di dialogo con le Istituzioni e sì anche con quelle a maggioranza di destra. Abbiamo bisogno, per esempio, di Sedi delle Associazioni condivise e provenienti dai sequestri dei beni della criminalità, magari da ottenere in comodato d’uso … Si potrebbe richiedere il patrocinio per eventi, mostre, etc., come del resto abbiamo fatto per questa Conferenza e per la mostra fotografico-documentale sul tema oggetto della conferenza. Tale mostra sarà il nucleo fondante di una molto più ampia sulla Resistenza nella Zona Orientale di Napoli e sulle lotte operaie, comunque connotate, che sarà sia di natura stabile – una volta ottenuta una sede – che itinerante nelle scuole e nei luoghi della cultura e della memoria. Abbiamo ottenuto dalla Municipalità 6 sia il patrocinio di questa Conferenza (con l’uso di una struttura comunale), che l’apertura della procedura per la concessione, da parte del Presidente Mattarella, di una Medaglia d’Oro per il Quartiere Ponticelli (cercheremo di ottenerla per tutta l’Area Orientale di Napoli). Al Comune di Napoli (ovvero al Sindaco Prof. Manfredi) invece, il 31 agosto 2023 avevamo richiesto, attraverso la Municipalità, l’esposizione di una targa commemorativa sulla struttura delle ex Vetrerie Riccardi in memoria della strage nazi-fascista del settembre 1943, orbene attendiamo ancora risposta. Intanto il 25 aprile installeremo colà la Corona per i Caduti a cura dell’Anpi Napoli Orientale, Sez. “Aurelio Ferrara”. Guardando a casa nostra, il Sud in generale ed alla Campania, e considerato l’approssimarsi delle elezioni regionali del 2025 – che tra le altre vede in lizza proprio la Regione Campania – si potrebbe favorire, a livello regionale, il varo di un Tavolo comune di confronto delle associazioni del terzo settore, al fine di elaborare sia una nostra Piattaforma Rivendicativa basata sulla radicale alterità delle Associazioni dai Partititi sia, successivamente, le classiche 10-domande-10 ai candidati Governatore».
In Italia sono presenti (e operanti) organizzazioni armate di estrema destra accomunate dall’uso delle armi a scopo eversivo e dal medesimo orientamento politico (reazionario). Perché non vengono sciolte per legge?
«Non siamo riusciti, alla fine dei cosiddetti anni di piombo, ad ottenere l’abrogazione della Legge reale (modifiche restrittive al Tulps) quando i neofascisti non erano al governo e ci chiediamo perché non si riesce a sciogliere i loro gruppi ora che hanno occupato il Parlamento e fanno lo spooling system nelle strutture dello Stato, del parastato e negli Enti locali».
Puoi provare a sintetizzare perché l’antifascismo è un valore da preservare, oggi a maggior ragione, difendere e trasmettere. Insomma, perché l’antifascismo è più che mai attuale?
«Perché, ripeto, il fascismo in salsa globalizzata tuttora è vivo, presente ed in parecchie realtà governa. Prepariamoci, perciò, a un lavoro di lunga lena e lotta. Perché, ripeto, il fascismo in salsa globalizzata tuttora è vivo, presente ed in parecchie realtà governa. Prepariamoci, perciò, a un lavoro di lunga lena e lotta».
©Riproduzione riservata

RISPONDI

This site is protected by reCAPTCHA and the Google Privacy Policy and Terms of Service apply.