Lo Stato italiano restituisce “Casa Felicia” al figlio di Gaetano Badalamenti, boss mafioso e mandante dell’omicidio di Peppino Impastato, giornalista, conduttore radiofonico e attivista. Noto per il suo impegno civico e denunce contro Cosa Nostra.
Il bene venne prima confiscato a Badalamenti, poi assegnato dal Comune di Cinisi all’associazione “Casa Memoria Felicia e Peppino Impastato Onlus” e, successivamente, dopo una lunga battaglia giudiziaria del figlio Leonardo, il prossimo 26 aprile sarà restituito a quest’ultimo.
Al danno la beffa, lo Stato perde clamorosamente la battaglia contro il suo principale nemico, ovvero lascia vincere l’anti-Stato. Nel silenzio generale della Sicilia (tranne la CGIL locale) e dell’intero paese.
La sconfitta, questa volta, non è solo altamente simbolica, ma mette in discussione l’antimafia sociale, la legalità di chi resiste, la capacità di indirizzare la lotta contro la criminalità organizzata.
Insomma, questo episodio, grave quanto intollerabile, rilassa quel civismo militante formato da tanti giovani e giovanissimi che intendono confinare definitivamente alle loro spalle quel fardello insopportabile della mafia, spinge in un angolo tutti quegli agenti sociali attivi che immaginano un altro mondo possibile, offuscano tutte quelle opportunità di riscatto, credibili e durature.
Questo tipo di magistratura, chiusa, cavillosa, lascia increduli tutti quelli che parlavano il linguaggio di Peppino Impastato, di Felicia, la mamma (defunta), e di Giovanni, il fratello, che oggi si sentono disorientati, confusi da quei ranghi istituzionali che avrebbero dovuto sentire dalla loro parte, vicini sempre e comunque.
Cento passi indietro avrebbe detto Peppino, che avrebbe denunciato al mondo intero questa enorme ingiustizia, e ne avrebbe preteso l’ascolto.  
Oggi non resta altro che la mobilitazione, una indignazione corale che possa far convergere tutte le forze democratiche affinché il casolare Casa Felicia ritorni a essere luogo della memoria, della resistenza e dell’attivismo militante di chi si oppone alla mafia e ad ogni altra forma di criminalità.
Nel frattempo, il rudere era stato ristrutturato con i soldi pubblici, circa 400 mila euro, perché fosse messo a servizio della collettività siciliana.
Nel 2020 Leonardo Badalamenti, figlio di don Tano,viene arrestato per traffico di stupefacenti e falsità ideologica, attraverso un mandato di cattura internazionale, poi scarcerato.  Francamente questa cosa è disgustosamente riprovevole.  

RISPONDI

This site is protected by reCAPTCHA and the Google Privacy Policy and Terms of Service apply.