Le cose che possiedi alla fine ti possiedono diceva qualcuno, e se quelle cose nello stesso tempo ci definissero? Gli oggetti che abbiamo, i libri che leggiamo, i vestiti che indossiamo, messi insieme, assemblati come in una valigia danno di noi un’immagine come di ritratto dipinto, di fotografia scattata all’improvviso, di racconto imbarazzante dai genitori una domenica a pranzo con la tua nuova fidanzata.
Quante volte a casa di qualcuno, per la prima volta avete sbirciato nella libreria, tra i dischi e i vinili, e inorridendo avete salutato prima del tempo dopo aver scoperto in bella vista l’ultimo romanzo di Fabio Volo? Siamo anche quello che abbiamo, è una verità, amara e a tratti imbarazzante. ma non possiamo farci nulla, al massimo scegliere meglio lo scrittore di turno e nascondere l’ultimo disco di Fabio Rovazzi nella custodia di Guccini, così da non destare troppi sospetti. 
Negli spazi della Shazar Gallery di Napoli (in via Pasquale Scura,8) l’artista Giovanni Battimiello mette in scena fino al 2 aprile Check list, ritratti di persone a partire dal contenuto delle proprie valigie. Siamo ciò che abbiamo, ma siamo anche quello che vogliamo portare con noi, che pensiamo possa rappresentarci.
Contenitori trasparenti che portano con sé oggetti e indumenti che i proprietari hanno scelto per un loro ipotetico viaggio, diventano installazioni in bella mostra. Libri, attrezzature, vestiti che in qualche modo dipingono un ipotetico scenario, un chissà chi mi troverò davanti. 
Affreschi che il visitatore, accompagnato da Valentina Muzi, la curatrice del progetto, deve ricostruire, mettere insieme come in un puzzle di cui non conosciamo bene l’immagine finale, che proprio per questo è mutevole, cambia da persona a persona. Ogni ritratto è la sommatoria di più esperienze, il risultato dell’incontro tra il visitatore e il viaggiatore. Siamo ciò che siamo, anche e sopratutto in relazione agli altri.  
E in un aeroporto sono proprio gli altri a controllare chi siamo, cosa dobbiamo e possiamo essere, cosa possiamo portare con noi e cosa invece proprio non possiamo.

Qui sopra, l’inaugurazione della mostra. In alto, uno dei contenitori trasparenti

Questo è il pretesto che Giovanni Battimiello usa per scandagliare l’animo umano. Il check in che facciamo tutti i giorni in aeroporto potrebbe essere anche metafora di un controllo maggiore, sempre più presente nelle nostre vite, dopo la pandemia. Siamo sotto gli occhi di tutti, continuamente, i social anche lo dimostrano e noi siamo più fluidi e adattabili a queste misure di restrizioni, forse siamo solo stanchi. Ma fino a quando?
Siamo la valigia che portiamo con noi. E se quella valigia venisse, e viene, continuamente monitorata, controllata, siamo in grado di essere comunque noi stessi, oppure diventiamo altro, quello che si aspettano che dovremmo essere. E se invece proprio nelle limitazioni, tra i paletti organizzando uno slalom riuscissimo ad essere noi stessi, concentrando tutto nella realizzazione della valigia perfetta?
Siamo in un periodo storico parecchio strano e in perenne mutamento, forse troppo veloce per noi. Quello che possiamo fare è provare a stargli dietro da un lato ponendo e ponendoci domande come fa l’artista Battimiello, dall’altro scegliendo bene sempre cosa mettere in valigia, prima di partire per un lungo viaggio.
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Per saperne di più
info@shazargallery.com
Tel. 081 1812 6773

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