Elezioni e pensieri prevalenti, verità utili e fake news. Anche in un momento di confronto democratico che riguarda l’intero paese gran parte dei mezzi di informazione dimostrano di essere “non liberi” di raccontare con spirito equanime come sono andate effettivamente le cose.
Il primo luogo comune da sconfiggere nella comunicazione politica di queste elezioni riguarda la dimensione della vittoria del centro destra, purtroppo.
Quest’ultimo vince con più voti rispetto alle medesime elezioni politiche del 2018, ma l’affluenza al voto scende dal 72% al 63%. Una vittoria comunque netta, che eviterebbe, a prima vista, pastrocchi istituzionali e maggioranze parlamentari diverse rispetto alla già maltrattata volontà degli elettori (tipo Governi tecnici).
Altro tema per niente battuto dal mainstream è la clamorosa sconfitta del governo Draghi. La Meloni (FdI) che gli ha fatto opposizione e Conte (M5S) che lo ha fatto sostanzialmente cadere, valgono oltre il 41%. La maggioranza del paese non voleva l’uomo di questa Europa, della BCE e dei tecnocrati d’oltralpe, nonostante la retorica del Governo dei migliori, l’uomo della provvidenza, il primo ministro premiato dagli Stati Uniti come statista dell’anno dalla Appeal of Conscience Foundation.
Insomma, l’agenda Draghi era inesistente, un cruccio nella testa di quei pochi asserragliati in Parlamento che, attraverso quella narrazione, pensavano di salvare solo se stessi.
Interessante, invece, notare la diversa distribuzione dei voti all’interno dello schieramento di centrodestra, che cambierà l’agenda politica del paese rispetto alla composizione del 2018. Fratelli d’Italia doppia i voti della Lega nelle roccaforti governate dal carroccio di Veneto e Lombardia e triplica quelli del Friuli, attestandosi come il primo partito del Nord.
Diventa finalmente più complicato, a questo punto, dividere l’Italia in due (autonomia differenziata), tesi avanzata principalmente dalle due Regioni nordiste di Zaia e Fontana (assieme all’Emilia-Romagna).
Così come pure la sostanziale scomparsa della Lega dal Mezzogiorno. Dopo qualche decennio di indebita invasione, alza i tacchi dal Sud il partito di Salvini. Presupposto necessario per costruire un rinnovato pensiero meridionalista, senza ulteriori destabilizzazioni.
Il Partito democratico ammette di essere stato sconfitto, ma tra le cause di questa debacle non lascia passare, così come non viene incalzato dai giornalisti, commentatori e analisti elettorali, che negli ultimi 10 anni ha perso 6 milioni e 685 mila voti (dalle politiche del 2013). Perché? Ha governato l’Italia senza mai vincere per almeno un decennio!
La tv e la stampa nazionale hanno rimarcato la sostanziale tenuta al Sud del M5S, qui primo partito. Tuttavia pochi mettono in evidenza che il Movimento 5 Stelle, in Italia, passa da più di 20 milioni di voti a poco più di 8 milioni, dal 2018 al 2022 (Camera e Senato).
Anche in questo caso la comunicazione è profondamente blindata. Il Sole24Ore, ad esempio, usa la dicitura “exploit di Conte” (sicuramente personale e vera, perché ha rappresentato il peso di una incisiva novità) ma poi, insistentemente, parla di “rimonta”, senza riportare dettagli allargati di confronto non secondari.
Non si capisce infatti perché non parlano anche di tracollo, disfatta, di più che dimezzamento dei voti in 4 anni. Fanno passare una “rimonta” che invece c’è stata solo rispetto alle previsioni, ai sondaggi, alle intenzioni dichiarate dagli italiani prima del 25 settembre, insomma, rispetto ai voti finti, immaginati come proiezione. Mentre non dicono che i voti veri e certificati dalle urne parlano oggi di un chiaro -17,41%. Una interpretazione “monca” di informazione pubblica.
Primo partito al Sud, nonostante una perdita netta di consenso, ago della bilancia nel prossimo Parlamento. Una sorta di Giano bifronte.
Forse era già veramente tutto scritto, visto che il mercato azionario di Milano è risultato il migliore d’Europa nella giornata di ieri (il primo giorno dopo il voto). Evidentemente gli investitori non sono spaventati da un Governo di centrodestra, e lo hanno già battezzato positivamente.
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Nella foto, Palazzo Madama, Senato della Repubblica italiana
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