L’Italia risulta la cenerentola d’Europa e del mondo in tema di istituzioni universitarie. A segnalarlo sono 4 classifiche internazionali, universalmente riconosciute. Su 27 Stati, l’Italia è appena venticinquesima, poco meglio di Brasile e Messico.
I punti deboli sono segnalati dal grado di internazionalizzazione di studenti e insegnanti, dal rapporto totale professori e rapporto totale studenti, dalla ricerca e dall’insegnamento.
Questa lettura dei dati dice di alcune cose incontrovertibili; le università italiane non sono permeabili a studenti e professori stranieri e non investono abbastanza in ricerca e insegnamento.
Ciò è vero al punto che uno dei pilastri del prestito europeo (Pnrr) riguarderà proprio il ciclo dell’istruzione. Un ritardo strutturale, quello della scuola, capace di far scappare cervelli e non attrarre intelligenze straniere.
Un paese che, da questo punto di vista, si chiude in un vortice senza uscita, al contrario di ciò che fa per internazionalizzare capitali e finanza. Disinveste in cultura, chiede aiuto alla Ue e, in cambio, si farà penalizzare dalla richiesta di riforme (o meglio controriforme) che sfiancheranno i ceti meno garantiti. Protegge la società “alta” e massacra quella “bassa”.
Uno dei quattro ranking di valutazione, il britannico Times Higher Education (THE), ci segnala, inoltre, che su 500 università, la prima italiana è confinata al 172° posto, 2 di esse sono del Sud, a fronte di 7 del Centro e 15 del Nord. 
Anche qui si vedono chiari i differenziali relativi alle macroregioni italiane. Il Mezzogiorno sconta un ritardo in Europa e con le altre due Italie.
Questo governo, al contrario, racconta in giro per il mondo di quanto siano “belli” gli istituti culturali della penisola. Peccato che la narrazione che ne fanno sia alquanto tossica.
In questo mese di dicembre, il Ministero dell’Università e della Ricerca ha avuto cura di rappresentare il Belpaese a Dubai, all’evento Knowledge & Learning Week”, sostenendo le iniziative di promozione della formazione e della ricerca italiana, in occasione di quella Esposizione Universale.
Si è enunciato come l’Italia si prepari alla realtà globale per le sfide aperte nel campo della conoscenza, della sostenibilità, della tecnologia e delle scienze della vita. Ciò al fine di offrire opportunità a studenti, ricercatori, docenti, atenei, enti e imprese italiane e straniere.
Ora, se è certo che la distanza tra la capitale degli Emirati Arabi Uniti e l’Italia è a dir poco considerevole, non è tollerabile che l’Europa permetta all’Italia di andare in giro per il mondo a raccontare grossolane bugie. Men che meno prestare soldi a quest’ultima finanche per l’edilizia scolastica, per scuole più sicure.
Il governo dei migliori, che disinveste enormemente in cultura, probabilmente ha l’immunità della UE, al punto da permettersi di vendere frottole in giro per il mondo, in cambio di lacrime e sangue a cura dei burocrati di Bruxelles.
Per la serie: non solo non faccio il mio dovere, ma chiedo anche un prestito per recuperare. Probabilmente in cambio di niente. Ed è sempre domenica!
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