È giusto che il presidente del Consiglio italiano, con toni trionfalistici, accolga un condannato in via definitiva, proveniente dagli Stati Uniti? Che c’entra il garantismo quando ci si trova di fronte a un condannato per omicidio che, dopo un regolare processo negli Stati Uniti, è carcerato per sentenza immutabile?
A scuola insegnano che il garantismo, tra gli altri princìpi, mette in stretta e indissolubile relazione il nesso tra colpa e processo. Ovvero, non esiste colpa senza processo. Si chiama principio di giurisdizionalità. Si parla del caso dell’estradizione in Italia di Chico Forti.
Un uomo accusato di essere parte di un omicidio commesso durante l’esecuzione di un altro crimine. Prima ancora di questa accusa (e condanna) Forti aveva operato alcune truffe immobiliari a Miami. Senza ulteriori divisioni tra innocentisti e colpevolisti, che qui non interessa rilevare, è sembrato alquanto strano che la massima espressione del Governo del nostro paese, con inconsueta esaltazione, abbia accolto un omicida. In questa storia il garantismo è del tutto estraneo.
Perché, allora, spendersi così tanto con gli “onori di casa”? Purtroppo l’esperienza dei primi anni del governo di centro destra dimostra che esiste una profonda commistione tra giudizi personali e interpretazione di ruoli istituzionali di primo piano. Mentre i primi sono espressione di normali cittadini, quindi senza necessariamente essere giudicati, i secondi vanno consumati secondo precisi protocolli costituzionali, nel rispetto dei poteri costituiti e nella imparzialità dei ruoli rivestiti.
Se la presidente del Consiglio italiano è convinta dell’innocenza di Chico Forti non può interpretare il ruolo pubblico di chi fa finta di non sapere che si trova di fronte a un condannato definitivo. Così si dà un messaggio fuorviante, ovvero quello che la Magistratura giudicante non serve.
Ma una domanda è d’obbligo: Giorgia Meloni è a conoscenza del fatto che Chico Forti ha sempre negato l’autorizzazione a pubblicare il verbale del processo?
Credere nel diritto e nella giustizia è ancora più forte che dirsi garantisti. Non si tratta di cercare un colpevole, ma di ristabilire una verità. Questo è equilibrio.
Di fronte a tante nubi, come nel caso di Chico Forti, bastava non confondere ciò che si “pensava” e ciò che era prescritto “fare” nell’esercizio attribuito, palazzo Chigi non è la casa di qualcuno, ma la sede pubblica di una funzione costituzionale.
Bisogna ritornare sui banchi di scuola, ripetere ciò che siamo e che vorremmo continuare a essere.
Foto da Pixabay

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