Da persecutore a collaboratore o a “controllore dall’interno”? È il caso dell’ex pm Antonio Ribaudo che seguiva, per conto della Procura di Torino, i processi contro gli oppositori della Tav, nominato proprio nell’Osservatorio per l’asse ferroviario Torino-Lione, istituito presso la Presidenza del consiglio dei ministri. 
Sembrerebbe perlomeno inopportuno, se non addirittura “fuorviante”, tale impegno per l’ex magistrato, viste le proteste che hanno portato ad arresti, decine di manifestazioni e contestazioni sull’asse Italia-Francia.
Così, in tale organismo tecnico, dove sono presenti anche i portatori di interesse, categorie produttive e rappresentanze sindacali, ovvero i cittadini rappresentati, si troveranno faccia a faccia i perseguitati, ovvero gli oppositori della Tav, e il persecutore.
Con quale grado di autonomia, trasparenza e libertà di pensiero, potrà mai avvenire il confronto? Tutto questo proprio mentre l’Unione montana Valle Susa, unitamente ai Comuni di Rivalta e Avigliana, chiede profonde modifiche al progetto Tav. E la nomina dell’ex pm non passa inosservata.
Insomma, la portata delle modifiche richieste, in merito alle decisioni per la realizzazione di una delle opere infrastrutturali più contestate della storia repubblicana, contiene, inevitabilmente, anche le pietre dello scandalo portate alla luce dal movimento ambientalista oppositore.
Il presunto ammodernamento del traffico ferroviario tra Italia e Francia, voluto dalle volontà di Jacques Chirac e Giuliano Amato, secondo i contestatori, non raggiungerebbe un livello di utilizzo tale da essere economicamente sostenibile, per di più con un “prezzo mortale” per l’ambiente ed il territorio interessati. Come non si potrebbe dubitare di un’opera che costerebbe 30 milioni di euro per chilometro (tunnel).
La partita, evidentemente, si giocherebbe sul filo delle cosiddette compensazioni territoriali, ovvero con quei ristori ai Comuni violentati dal punto di vista urbanistico-edilizio.
Proprio per questo Antonio Ribaudo difficilmente potrà assicurare terzietà e imparzialità di fronte alle rivendicazioni dell’Osservatorio fatte dai portatori di interesse, al fine di finanziare una piuttosto che un’altra opera a vantaggio del proprio territorio. Un decisore che tenderebbe, in ogni occasione, a spostare l’asse contro gli oppositori del progetto rappresentati nell’Osservatorio.
Piuttosto che “mischiare” controllati e controllori, con tutte le incongruenze e rischi di trasparenza del caso, non sarebbe opportuno revocare la nomina a Ribaudo?
Risulterebbe, al contrario, un accanimento terapeutico contro chi si oppone alla Tav, una sorta di ammutinamento gentile finalizzato a mitigare il livello di contestazione che affiorerà, inevitabilmente. Soprattutto quando nell’Osservatorio si porranno con forza le modifiche richieste. Le risposte non saranno semplici, tantomeno gli equilibri. Staremo a vedere.
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Nella foto, alta velocità in Francia, scatto di Holger Schué da Pixabay

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