Su 445 aziende del turismo e dei pubblici esercizi, ben il 76% sono risultate irregolari. È quanto ha fatto emergere l’Ispettorato nazionale del Lavoro nello scorso mese di aprile, attraverso una ispezione su tutto il territorio italiano.
Le maggiori irregolarità hanno riguardato specifici settori: posizioni lavorative, impiego di minori, extracomunitari senza permesso di soggiorno, salute e sicurezza sul lavoro. Nello specifico le infrazioni hanno riguardato l’orario di lavoro, contributi previdenziali, errato inquadramento contrattuale, mancata tracciabilità delle retribuzioni, mancanza di valutazione dei rischi, di formazione e addestramento, assenza responsabile prevenzione e protezione e finanche la mancanza di un piano di emergenza ed evacuazione in caso di pericolo.
Il Governo, pur consapevole di un dossier gravissimo a carico degli imprenditori del turismo e del tempo libero, nel decreto lavoro in discussione al Senato, attraverso Fratelli d’Italia, il partito della Meloni, ha presentato un emendamento che destina circa 55 milioni a favore proprio di quegli imprenditori del comparto risultati “irregolari”, per permettere loro di pagare notturni e straordinari nei festivi ai lavoratori. Il centrodestra che governa l’Italia concede soldi pubblici agli imprenditori che hanno truffato lavoratori e lo stesso Stato italiano.
La prima giustificazione dell’inconcludente ministro Santanché è stata quella di rilevare che il turismo è stato il settore più penalizzato dal Covid-19. Omette di dire che, già a fine 2022, i balneari hanno registrato incassi a livello del 2019 (prima della pandemia). A confermarlo sono proprio le associazioni nazionali di categoria come Federalberghi, Federturismo e Confindustria viaggi. La seconda grave omissione del ministro in questione è relativa all’aumento delle tariffe in tutte le grandi città turistiche (Firenze, Milano), così come fa notare Assoutenti.
Secondo la Santanché questa misura, che deve far recuperare il 15% “sottratto” ai lavoratori (e allo Stato), rafforza competitività, stabilità e attrattività del settore.
Purtroppo il ministro dovrebbe fare un ripasso dei termini che usa, poiché è vero esattamente il contrario di quanto Ella va sostenendo. La competitività di un settore, come nel caso di specie, dovrebbe consentire al soggetto economico di rimanere sul mercato in maniera da reggere la concorrenza, in primo luogo con una mirata politica dei prezzi e con una organizzazione del lavoro capace di eliminare linee di attività costose e improduttive, oltre ad abbattere i costi.
Per quanto riguarda i balneari nessuna delle due dinamiche economiche viene rispettata: i prezzi dei servizi offerti sono enormemente aumentati e il costo del lavoro è stato abbattuto attraverso prestazioni lavorative prossime allo schiavismo.
Se un imprenditore offre sostanzialmente lavoro a nero (in parte) falsa precisamente la concorrenza, compete al ribasso, stabilizza il settore comprimendo il netto in busta paga dei lavoratori, quel segmento di mercato lo fa diventare attrattivo massacrando i giovani, accentuandone le condizioni precarie e da sfruttamento.
L’emendamento presentato dai senatori di Fratelli d’Italia presenta profili di illiceità, se tale è spinge verso il lavoro nero e consente, facilmente, di far accordare datore di lavoro e prestatore d’opera, che potrebbero allearsi contro lo Stato “riparatore” rispetto al lavoro offerto a nero.
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Foto di Trang Le da Pixabay

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