«La donna ancora giovane, ancora bella, è l in una posa scomposta. Gambe aperte, gonna salita in su fin alle mutandine. Un sol colpo, un fendente, da destra a sinistra, inferto con precisione e con violenza». la vittima in “Che non sia vero niente” di Domenico Di Marzio ( pp.512, ed. “Nuvole di Ardesia”, euro 9,90, nella foto, la copertina).
una storia vera romanzata. Non è un giallo. più interessante per l’intreccio delle vite dei protagonisti.
un film per come l’autore descrive le immagini. La scrittura è di una sceneggiatura. Dialoghi brevi, incisivi, spesso divertent,i con detti latini, francesi, napoletani e in dialetto romanesco. Tanti i protagonisti principali.
Luisa, funzionaria di una multinazionale. Andrea, il marito, docente universitario. I figli, Marina, psicologa, Roberta, universitaria, Fabio, astrofisico con Thaori nigeriana, Maurizio avvocato con Adriana e Emanuele architetto, Carlo endocrinologo con Melissa imprenditrice, Fausto dirigente d’azienda e Giulio un suo amico, Sante, padre di Duna e Nando commissari, Alfonso, vice questore, Loredana, ispettore di Polizia, Ettore, detto”Cicaletta”, l’informatore, Annelise, tutor e il suo capo Abel, Romolo, Rita infermiera, Delio, anatomopatologo, Rodolfo, profumiere, Mirko croato, Anselmo portiere dello stabile in via Tibullo, zia Ada.
Andrea, Carlo, Maurizio, Fabio sono amici dal liceo e con le mogli e i figli vivono «la vita è una meravigliosa complicazione. Senza c’è solo la morte». Sono tutti sospettati dell’omicidio di una del gruppo. Si ipotizza anche che nel delitto siano implicati poteri devianti internazionali e interessi economici di multinazionali. Il romanzo si compone di più di cento capitoli brevi numerati con numeri romani.
L’autore è un regista che filma raccontando. Le scene si susseguono, si incrociano, si aggrovigliano come macchinette “tozza tozza” di un parco divertimenti guidate dai protagonisti. Si sofferma sulle protagoniste tutte belle e più di una merita “l’Oscar della bellezza”. Le riprende ossia le descrive nei loro vestiti quando li indossano ma sono veli trasparenti, accappatoi lasciati aperti, minigonne, pantaloni stretti a vita bassa, camicette strette sbottonate che contengono a stento la quarta o la quinta misura. O nella loro intimit  per soddisfare il proprio sesso dopo un rapporto non tanto soddisfacente. Negli approcci diversificati studiati e scelti con cura assecondano e attirano il maschio da concupire. Sono donne ragno ammaliatrici voluttuose.

Nel gruppo di amici l’amore è un temporale estivo per alcuni mentre il sesso viene alimentato prima dalla fantasia, per poi cercarlo e soddisfarlo in situazioni e in occasioni fortuite del tutto imprevedibili.

La vittima ha lacrime solo da una persona e commenti non elogiativi. «Io me la ricordo sempre stronza», «era una fottuta ninfomane», «una leghista di merda», «scopava alla grande», «mi sembrava una Kapò nazista», «se te ne fossi andata una settimana fa con uno dei tuoi amanti ci avresti risparmiato un sacco di problemi».
Il romanzo è una galleria di ritratti. Ognuno è descritto minuziosamente nel suo ruolo professionale o nel suo mestiere. Molti hanno vissuto in gioventù intensamente esperienze difficili da raccontare, un passato drammatico e segreti che confessano in momenti di massimo sconforto per redimersi o per dimenticare.
Cenni a Edipo, Elettra, all’incesto, al rapporto tra omo ed etero «vogliono l’ambiguit … ma di noi chi se lo toglie diventa normale, come una donna… invece loro vogliono il doppio, il proibito… mentre ti fottono sognano di farsi fottere e a volte si fanno fottere per davvero. Vanno con una donna per sentirsi normali».

La differenza tra gay e lesbiche. «Tra donne un rapporto forte di sesso non è codificabile come tra i maschi.
Non dobbiamo ostentare femminilit . Possiamo passeggiare sotto braccio mano nella mano, i maschi no!».

I personaggi sono caratterizzati anche nel linguaggio colto o scientifico scanzonato quello dei giovani.
«Sai usare il computer? », «No, tesoro frano…», «E tu Robè te la cavi? », «Quasi come aprire le gambe».
«No, Carlè, scusa, ma siete troppo stronzi e un figlio maschio non lo sopporterei… mi basta un marito».
I loro comportamenti giovanili spontanei seducenti. «Ha solo una leggera sottoveste trasparente. Seduta sul tavolo con i piedi sul ripiano e le gambe strette al petto in modo da non avere più segreti per lui».

Di Marzio è napoletano doc. Tra le pagine compare spesso la macchinetta da caffè nostrana che “sbuffa” in ogni casa e la parmigiana classica partenopea gustosa profumata con basilico fatta da una milanese. Rende l’immagine della tazzina e il suo profumo tanto da far sospendere la lettura per bere un caffè caldo.
Per l’autore il caffè è bevanda internazionale. Anche Thaori è brava a dosare i cucchiaini della nera miscela.
E ancora. Chi mette in risalto tra i personaggi? Loredana, la napoletana. L’unica che si impegna e scopre il vero assassino. Ma l’autore non lo dice. Ecco perch non è il comu            6                 è« «  ne giallo. Lascia al lettore di intuire chi ha veramente ucciso. E non è facile, perch tra i sospettabili rimangono in molti e non è chi si è accusato.

Pagine, scritte con dovizie di particolari, di colpi di scena imprevedibili,
dense di humor, vanno lette con attenzione soprattutto per capire la realt  socio-politica in cui viviamo e i suoi intrighi internazionali.

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