Il teatro Elicantropo di Napoli nel 2016 ha compiuto vent’anni, tra i festeggiamenti allo spazio di vico Gerolomini c’è ora anche un interessante saggio “Elicantropo. 20 anni tra sperimentazione e memoria” (Guida editori) della giornalista Maresa Galli, presentato lo scorso marted nella Saletta dello Spazio Guida di via Bisignano 11, da Giulio Baffi, Carlo Cerciello, moderatrice Angela Matassa.
L’Elicantropo è stato fondato nel 1996, il primo spettacolo di successo è stato “Le Confessioni” di Walter Manfrè, ancora oggi spettacolo di culto. La mia prima volta all’Elicantropo è stata nel 1999 quando Carlo Cerciello mise in scena lo spettacolo “Il Contagio”, tratto dal romanzo del premio Nobel portoghese Jos Saramago “Cecit “, ne rimasi subito incantata, per l’allestimento originale, per la potenza comunicativa e la messinscena visionaria, cinematografica direi, di Carlo Cerciello.
Ho visto tanto teatro nella mia vita per mestiere e per diletto, appartengo alla generazione degli anni ’70, a quella fortunata generazione che ha avuto la possibilit  di assistere all’avanguardia teatrale di Leo e Perla, dei fratelli Vasilicò, Carmelo Bene, Giancarlo Nanni e la Kustermann, Mario Ricci, Memè Perlini ed altri, a quella “nostra” di Gennaro Vitello, Mario e Maria Luisa Santella, Toni Neiwiller, Ettore Massarese, fino ad arrivare a spettacoli internazionali del Berliner Ensemble, Tadeutz Kantor, Eugenio Barba, ad esempio, che ho avuto la fortuna di vedere in Italia.
Quando il teatro Elicantropo si è affacciato sulla scena napoletana, tutto quello che ho test raccontato era forse gi  passato, anche se a Napoli, a latere dei teatri cosiddetti ufficiali, funzionavano e funzionano ancora oggi, i due centri di teatro contemporaneo “Teatro Nuovo” e “Galleria Toledo” che hanno avuto il grande merito di far vedere ai napoletani molto di quel teatro contemporaneo che circolava e circola in Italia. Inoltre si diffondevano i talenti di Mario Martone e Toni Servillo.
Napoli, citt  sempre fertile di grande creativit , aveva avuto nel frattempo e per fortuna, all’inizio degli anni ’80, la straordinaria stagione della Nuova Drammaturgia, il famoso “dopo Eduardo” con autori come Ruccello, Moscato, Santanelli, mentre la cosiddetta “avanguardia storica”, negli anni ’90 nel resto dell’Italia era un pallido ricordo.
Carlo Cerciello, regista, fondatore e anima pulsante dell’Elicantropo, si è presentato in un momento di passaggio e lo ha vivificato. Insieme a Pierpaolo Roselli e la bravissima attrice Imma Villa, in seguito anche con la valida collaborazione di Paolo Coletta come musicista e attore, ha creato a Napoli un centro di nuove idee teatrali che, prendendo spunto dalla lezione degli anni ’70, ha camminato poi con le sue gambe, presentando di anno in anno allestimenti originali, immaginifici, entusiasmanti, scandagliando nella drammaturgia contemporanea, in specie quella mittleuropea, regalandoci spettacoli di grande livello visivo e di contenuti, restituendo al pubblico quella grande magia che si chiama teatro.
Il saggio di Maresa Galli, con la bella prefazione di Francesco de Cristofaro, professore di Letterature Comparate all’Universit  di Napoli “Federico II”, ha subito e giustamente, sottolineato il “ct” politico del fare teatro di Cerciello, intendendo per esso non un teatro affiancato al carro politico di turno ma legato alla vita, alla societ , all’esistenza stessa dell’individuo. Afferma Carlo Cerciello « Penso che tutto il teatro sia politico un teatro che non parli alla polis, all’uomo contemporaneo, anche con testi di tradizione, non ha nessun senso».
Ed è cos che il regista ha inteso portare avanti in questi vent’anni la sua vincente idea di teatro con pochissime sovvenzioni da parte dello Stato, oggi addirittura vittima di drastiche cancellazioni e tagli previsti dalla legge, collezionando il consenso della critica da Franco Quadri in poi, e moltissimi premi, ultimo in ordine di tempo nel 2015, il Premio della Critica per il bellissimo allestimento del testo “Scannasurice” del drammaturgo vate Enzo Moscato, che si avvale dell’interpretazione straordinaria di Imma Villa, attrice multiforme, brava e matura per il futuro del nostro teatro.
Il saggio di Maresa Galli, analizza, attraverso vari capitoli, l’idea di “teatro politico”, l’idea del “potere” citando il pensiero di importanti autori come Adorno, Walter Benjamin, Piscator ed altri, in una interessante disamina di questi concetti rispetto al fare teatro dell’Elicantropo. Non manca un capitolo in cui Cerciello illustra la sua personale idea di teatro.
Un saggio variegato, dove l’autrice racconta le sua emozionante “prima volta” all’Elicantropo, dove con un lavoro certosino, illustra scheda per scheda, tutti gli spettacoli che in questi anni Cerciello ha messo in scena, dove vengono raccolte alcune importanti testimonianze quella di Imma Villa, fondatrice e musa pulsante del Teatro, di Paolo Coletta, figura carismatica che con le sue musiche e le sue interpretazioni, ne cito una per tutte “Quartett” di Heiner Müller, ha segnato una collaborazione prolifica e importante con Cerciello, di Roberto Azzurro, anche lui collaboratore assiduo dell’Elicantropo , non solo per aver partecipato ad alcuni allestimenti in veste da protagonista, ad esempio “Italietta”, adattamento e regia di Cerciello, rientrante nel progetto “Petrolio” su Pier Paolo Pasolini, firmato da Mario Martone per il teatro Mercadante, “Terrore e miseria del Terzo Reich” di Bertolt Brecht, ma anche come insegnante del Laboratorio Teatrale Permanente, di Giulio Baffi, Stefano De Stefano, Angela Matassa, una bella intervista fatta dalla Galli a Enzo Moscato, una testimonianza di Manlio Santanelli, ed una altrettanto interessante intervista ai giovani che partecipano al Laboratorio dell’Elicantropo.
Qui giova sottolineare la stimolante opera che compiono Cerciello, Azzurro, Di Florio, Maraviglia, come insegnanti del laboratorio. Da anni l’Elicantropo non è solo un luogo dove si fa e si vede del bel teatro ma è anche una fucna di nuovi talenti, di giovani che si iscrivono al Laboratorio Teatrale Permanente e vengono formati in maniera eccellente in virtù di un futuro di creativit  che possa trovare sempre importanti stimoli attraverso le nuove generazioni.
Infine un significativo capitolo, dall’emblematico titolo “Carlo e Jos una visione comune” sul rapporto, che ha legato Carlo Cerciello a Saramago, che illustra alcuni tratti della visione poetica del premio Nobel, dell’emozione nel momento in cui il regista si mise in contatto con lo scrittore per lo spettacolo “Il Contagio”, tratto dal romanzo considerato il capolavoro di Saramago, della stima e poi l’amicizia nata tra i due, dalla grande gioia di avere Saramago a Napoli a presenziare a una delle repliche, ma anche di averlo proprio nello spettacolo in video con un intervento in italiano, in cui lo scrittore, continuando l’immensa metafora del suo romanzo, chiede di poter continuare a scrivere libri in un mondo che non vede!.
Maresa Galli ci consegna un saggio ben scritto e approfondito, vario e in qualche modo necessario l’idea di raccogliere e illustrare in un libro questi venti anni del teatro Elicantropo va a riempire un ulteriore tassello nella creativit  partenopea. Il saggio diventa cos testimonianza scritta di come è possibile portare avanti e con forza le proprie idee, trasformando un piccolo spazio, sito in uno stabile del Seicento che una volta faceva parte del Complesso dei Girolamini, in significativo teatro di ricerca e di ospitalit  di importanti compagnie contemporanee e di rassegne, officina di idee e di talenti, dentro il quale si respira il fascino del continuo divenire, a dispetto di tagli e varie difficolt .
Uno spazio che Carlo Cerciello ha l’abilit  di trasformare a ogni nuovo allestimento, dandoci ogni volta emozioni diverse, visionarie e, appunto, spesso cinematografiche. Un teatro di resistenza, è una parola che ho sentito dire spesso da Cerciello, ed è giusto e proprio cos nella sua accezione d’impegno civile, morale, rivolto al contemporaneo per analizzare attraverso questo tipo di teatro tutte le magmatiche forme della odierna societ .
Infine il saggio è corredato, in appendice, di foto di scena, locandine e articoli tratti da quotidiani e periodici. Un saggio da leggere.

In foto, la copertina e Carlo Cerciello

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