Qui sopra, la copertina. In alto, l’autore

L’arte clandestina affascina poliziotti e ladri. Ne è testimone  Ernest Pignon -Ernest durante le sue incursioni notturne  napoletane, tra il 1988 e il 1995. Quando, furtivamente, incolla i suoi grandi disegni in bianco e nero sui muri di chiese e palazzi, nel centro storico di Napoli e nella periferia. Che poi i cittadini ammirano allo spuntar del  sole, chiedendosi stupiti come siano comparsi dal nulla.
Tra i suoi spettatori inattesi, nell’oscurità urbana, scassinatori in piena azione con bottino e strumenti da rapina, paralizzati da tanta meravigliosa creatività. E, in un’altra occasione, un gruppo di agenti lo applaude, quando Ernest  scende dalla scala che gli è servita per attaccare uno dei suoi manifesti.
 L’artista nizzardo lo racconta a Philippe Vilain in un ristorante partenopeo di Chiaia,  una sera d’inverno, nel 2017. Lo scrittore francese ricorda l’aneddoto nel libro pubblicato in italiano per l’editore Gremese, Napoli mille coloriMille couleurs de Naples,Stilus, 2020)), annuncio ufficiale del suo matrimonio con la città dove abita da qualche anno, dopo essersene innamorato nell’estate del 1994.
Diario, autobiografia, racconto: Vilain stesso non sa definirlo quest’affresco che fa emergere l’immaginifico paradosso di una città diversa, colorata di eccessi e del mito Maradona, generosa, precaria, allegra, difficile, a tratti oscura, dove il silenzio assoluto non esiste. Philippe riflette ad alta voce,  grazie alla scrittura che procede ariosa, veloce, simultanea alle situazioni descritte.
Il suo taccuino napoletano, che ha preso forma da appunti accumulati nel tempo, si sviluppa in brevi paragrafi, saltando da una considerazione all’altra. Partendo da una premessa: l’autore ha vissuto 20 anni a Parigi senza mai sentirsi parigino, a Napoli ha ritrovato le proprie origini popolari di bambino nato e cresciuto in Normandia, avvertendo subito uno “spaesamento familiare”.
In questo anfiteatro allungato sul mare come un antico gioiello di famiglia, atterra nel luglio 1998: ha appena compiuto 25 anni. E sull’aereo che lo inabissa  per la prima volta nel caos cittadino è in compagnia della scrittrice Annie Ernaux. Napoli marca le tappe della sua vita sentimentale.
In piazza Plebiscito, sarà sorpreso, più tardi, dall’inattesa presenza di Pauline (catapultata dalla realtà nel romanzo “La ragazza dalla macchina rossa”) che non è a Parigi come lui crede: a lei dirà addio, successivamente, davanti agli scogli di Castel dell’Ovo.
Infine, c’è Marina, la compagna che viene da Napoli, “inviata speciale” sotto la sua finestra francese: la incontra per uno strano gioco del destino nella piazza Saint-Michel,  a pochi metri dal proprio domicilio nella capitale. Un preludio romanzesco che determina il trasferimento di Philippe a Napoli.
Il golfo è scenario  atemporale delle sue esperienze, tra gioia e sofferenza, come quella provata alla  notizia della morte di suo padre. Una metropoli dell’essere dove non si viene per fare carriera: qui le categorie sociali non sono confinate da barriere invalicabili. Piuttosto, convivono, anche attraverso la privazione sublimata, per esempio, nel cibo. Nella  finta genovese, sugo che  esalta la cipolla, facendo  dimenticare  l’assenza della carne come prevede la ricetta originale. O  negli spaghetti dove le vongole sono scappate,  lasciando da soli i  gustosi pomodorini.
Leggendo, ci si imbatte, inoltre,  nell’estetica del furto. Tra gli episodi narrati,  la geniale beffa di un signore al Vomero: vestito con eleganza, comincia a insultare una signora che indossa un cappotto di visone.  Davanti ai passanti attoniti, l’accusa di averlo tradito e le intima di restituirgli il prezioso dono che lui le ha da poco offerto. E incredibilmente riesce a recuperarlo con la frase: «Puttana, dammi questa pelliccia !». Fugge con  l’ingente refurtiva, senza che nessuno intervenga grazie alla perfetta interpretazione  da “cornuto”.
In queste pagine, Philippe non minimizza l’ombra sinistra della Camorra che si sostituisce allo Sato, ma  raccoglie emozioni da un mondo flessibile in cui grazie al teoricamente non è possibile si trova sempre una via della possibilità. Segno di una ricchezza infinita dove strategia e politica, se esistessero, potrebbero dettare la differenza. Sottraendo la gioventù napoletana alla fuga obbligata per conquistare il proprio diritto al lavoro.
©Riproduzione riservata 

IL LIBRO
Napoli mille colori
Philiilippe Vilain
Gremese editore
pagg.189, euro 16

L’AUTORE
Classe 1969, scrittore e saggista, è autore di molti romanzi e vincitore del premio François-Mauriac dell’Académie française con Parigi, nel pomeriggio. Tra quelli editi da Gremese: Falso padre, La ragazza dalla macchina rossa, Un mattino d’inverno e il fortunato Non il suo tipo, da cui è stato tratto il film Sarà il mio tipo? Direttore per le edizioni romane della collana “Narratori Francesi Contemporanei”

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