un viaggio straordinario all’interno di s quello che compie Ketti Martino nella sua raccolta di poesie “Del distacco e altre impermanenze” (La Vita Felice, èagg. 74, euro 10- in foto, la copertina), prefazione di Rita Pacilio, di recentissima uscita.
Un percorso che si dispiega attraverso quattro momenti, quattro articolazioni poetiche Capitolo di te, Dov’è lo spazio vuoto e cosa, Porte, I fiori e le buone nuove all’interno dei quali si raggrumano alte espressioni poetiche, versi che raccontano di assenze, distacchi appunto, ma anche, a nostra avviso, di amore e passioni vitali mai sopite, nonostante le assenze, di perlustrazioni all’interno della geografia dei sentimenti e della vita, attraverso la memoria.
Una sapienza del dire, una scrittura felicissima e matura nella sua costruzione, connota la poesia della Martino con una sintassi evocativa, a tratti metafisica, eppure per nulla compiaciuta, n preda di facili sentimentalismi, che esamina con lucidit  il dolore dell’assenza, ne diventa parte

“[…] La tua assenza è in me,
intervallo che a volte viaggia;
ha fatto un nido caldo in cielo
e nella testa”

o ancora

“Il dolore segue il risveglio della casa,
quel niente di concluso che mi avvolge. […]”

Una parola, una scrittura, quella di Ketti Martino che pur nella sua tagliente modernit , talvolta nella sua concisa e affascinante secchezza, ci trasporta in mondi altri, diventa vivida metafora e procede per immagini che coinvolgono nella loro forma espressiva

“Pochi metri dall’abisso, nel chiarore
,
la nebbia ha fatto varco. Assottigliato
come un sorriso, il bacio tuo è dolce.

Mentre io esisto, e tu mi dai qualche respiro,
dicembre spiuma gi  nell’aria,
cos, a brandelli, l’inverno è profanato.”

Il concetto di impermanenza, parola che deriva dal sanscrito e che indica uno dei tre aspetti dell’esistenza secondo la spiritualit  buddista, in particolare il cambiamento, il divenire, ha in s come significanza, evidentemente, anche l’elaborazione del distacco attraverso il cambiamento. Come un fluire dell’esistenza nel suo divenire giornaliero, nel suo panta rei, che conduce ad una sorta di catarsi, di affrancamento da ogni dolore.
E i versi di Ketti Martino, la profonda traccia che lasciano in chi legge, sono strumento e allo stesso tempo simbolo di una costante ricerca di una evoluzione del dolore, quasi che il medesimo possa diventare esso stesso forma di vita quotidiana, di intima convivenza e nello stesso tempo di visibile accettazione. Ma non alberga nel sentimento poetico dell’autrice la parola rassegnazione, non c’è resa, c’è resistenza invece, combattimento, voglia di convivere con l’assenza tramutandola in presenza attraverso la parola, la poesia, mentre la vita si addensa intorno e si vive, la vita stessa che è vissuta nel ricordo ma anche nel presente.
Scrive Rita Pacilio «La poesia è lo strumento che consente all’autrice di confessare il suo profondo legame con ciò che appare inafferrabile, che è in divenire nella transitoriet  affettiva […]. I ricordi possono essere armi letali, ma la parola può rappresentare la luce del vero; e solo la parola può nutrire di piet  e d’amore».
L’autrice, che ha al suo attivo la silloge poetica “I poeti hanno unghie luride” (Boopen Led, 2010), ha curato con Floriana Coppola l’antologia poetica “La poesia è una citt ” (Boopen Led, 2011) ed è presente con suoi testi in diverse Antologie, siti letterari, con questa nuova pubblicazione dona una ulteriore prova della sua carismatica voce di poeta.
Una poesia che si nutre di stralci di vita e li restituisce come un lungo e avvincente monologo, che rammenta e racconta ciò che da esistenza si è trasformato in assenza, nel segno di un passato/presente ininterrotto nel quale è possibile rispecchiarsi, poich l’indole poetica di Ketti Martino è testimone e narratore di accadimenti, di emozioni, sensazioni che sono riconducibili al vivere e dunque al quotidiano, che la sua voce tramanda nell’universalit  come epico rapsodo.

Nel corpus poetico di questa raccolta risiede una particolare fascinazione linguistica
unita ad una profonda concettualit , che rafforza il valore della espressione poetica e connota Ketti Martino come una interessante presenza nel panorama lirico-letterario della nostra citt .

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