La cultura confinata in un comparto non produttivo. Non ci stanno il lavoratori dello spettacolo alle motivazioni del decreto del premier Conte e stamattina hanno manifestato il loro malessere, disciplinatamente, distanziati e con mascherina. Una decisione nazionale che ha avuto anche il suo momento napoletano in piazza del Gesù.
È un errore chiudere teatri e sale cinematografiche. Luoghi che avevano garantito le misure contro i contagi, la protezione della salute ai lavoratori e agli spettatori.
Il settore, obbligato dall’inizio della crisi a fermarsi, deve subire un altro brusco stop che non comprendiamo, soprattutto perché le misure imposte non consentivano il ritorno alla normalità, e comunque davano spazio, a nostro avviso, a un aumento della capienza, ove possibile, mantenendo le condizioni di sicurezza. Queste le motivazione che hanno fatto maturare l’iniziativa.
Chiedono al governo di ripristinare l’operatività del settore, perché in questi mesi molti teatri sono rimasti chiusi e diverse sale cinematografiche hanno smesso di esistere.
Lo spettacolo ha necessità di essere sostenuto: urgente garantire sostegno certo ai lavoratori. Molti di loro non hanno ancora ricevuto le indennità promesse.
Una manifestazione bella e partecipata durante la quale hanno preso parola gli esponenti di tante delle categorie colpite della crisi: attori, operatori del cinema, tecnici, ballerini.

Qui sopra e in alto, i lavoratori dello spettacolo in piazza del Gesù


Presente anche l’assessora alla cultura e al turismo del Comune di Napoli, Eleonora de Majo: «Il variegato mondo della cultura della nostra città ha dimostrato nei mesi passati uno straordinario senso di responsabilità adeguandosi pur di ripartire a tutte le limitazioni e prescrizioni previste dalle normative anticovid. Proprio questo comparto, che ha chiuso per primo i battenti a marzo e anche adesso in questa seconda ondata, sconta oggi tutte le conseguenze di una assenza pregressa di tutele contrattuali e di diritti più in generale. Che questa contingente situazione sia quindi per il Governo occasione per una riforma strutturale del lavoro culturale».
De Majo ribadisce il suo impegno per la città: «Come assessorato continueremo dal canto nostro a fare il massimo, a essere una porta sempre aperta per ascoltare e condividere con i lavoratori le difficoltà e per immaginare insieme, nel prossimo futuro, modalità differenti, creative e sperimentali che permettano eventualmente alla città di poter continuare a fruire dei contenuti culturali, pur consapevoli del drammatico innalzamento della curva dei contagi nella nostra Regione. Per questa ragione è importante che il governo intervenga tempestivamente con un reddito di emergenza quanto più universale possibile. E’ necessario inoltre che lo stesso governo si metta in ascolto e coinvolga nelle decisioni future gli enti locali, che sono da sempre e lo sono stati ancor più in questo periodo difficile, una sentinella sui territori, ma anche un front office che quotidianamente risponde alle difficoltà dei cittadini».

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