Luogo della creazione artistica per eccellenza, l’Accademia di Belle Arti è stata protagonista dell’attivit  artistica partenopea, in un alternarsi di maestri e allievi che hanno scritto la storia dell’arte dell’Italia meridionale e non solo. Nelle sue mura l’insegnamento moderno del fare e del pensare artistico convive con le importanti testimonianze degli artisti che vi hanno insegnato e che vi si sono formati. Queste testimonianze sono andate a costituire nel tempo un importante fondo di beni artistici, documentari e storici che trova i suoi centri di interesse nell’Archivio storico, nella Pinacoteca e nella Gipsoteca.

L’Archivio storico è la vera è propria memoria dell’Accademia. Riconosciuto dal 2004 come bene di interesse storico e posto sotto la sorveglianza della Soprintendenza ai Beni archivistici della Campania, comprende documenti dalla prima met  dell’Ottocento ai giorni nostri riguardanti i docenti, gli allievi, i pensionati, i concorsi, le esposizioni locali, nazionali e internazionali, le trasformazioni della sede, la sua amministrazione e i rapporti dell’Istituzione con la citt  di Napoli.

Non mancano le particolarit , come la serie di fascicoli del XIX e XX secolo relativi al Laboratorio delle Pietre Dure istituito da Carlo di Borbone e un importante Fondo Fotografico catalogato e informatizzato dalla Soprintendenza archivistica e attualmente depositato per motivi di sicurezza presso la Biblioteca dell’Accademia. Situato attualmente in una sede provvisoria, l’Archivio sar  presto collocato in locali più idonei e tutti i suoi fondi saranno consultabili.

Se l’Archivio storico costituisce la memoria documentaria e scritta dell’Accademia, la Gipsoteca ne è la memoria didattica il suo patrimonio comprende gessi utilizzati dagli studenti di diverse generazioni per studio e realizzazioni di artisti in varie occasioni, concorsi e esposizioni, per un totale di circa 200 opere censite. Di queste, una cinquantina sono collocate nella Gipsoteca propriamente detta, riaperta sotto la direzione di Giovanna Cassese, mentre altre sono collocate in vari ambienti dell’Accademia nell’ingresso (il Davide), nella sala antistante il teatro (L’Ercole Farnese), nelle aule di scultura, nei corridoi, mentre i 32 bassorilievi e altorilievi che riproducono il fregio del Partenone costituiscono la decorazione dell’Aula Magna.

La memoria visiva di maggiore impatto resta tuttavia la Galleria. Voluta da Filippo Palizzi e inserita nello Statuto dell’Accademia del 1891, ebbe curatori come Morelli e Altamura. Riaperta al pubblico a cura di Aurora Spinosa il 7 giugno 2005, dopo cinquant’anni di chiusura, comprende più di settecento opere tra dipinti, sculture e disegni dal XVII al XX secolo acquisite appositamente, per esercitazione degli allievi, per donazione, comodato e lascito di artisti. Sebbene alcune opere siano andate disperse durante la Seconda Guerra Mondiale, l’insieme della Galleria riserva ancora al visitatore un bel colpo d’occhio. Fa parte della Galleria la Sala Palizzi, dove, secondo un allestimento di gusto ottocentesco, eseguito sulle indicazioni dello stesso Filippo Palizzi, si possono vedere opere dei celebri fratelli Palizzi, Giuseppe, Filippo, Nicola e Francesco Paolo e degli artisti francesi che facevano parte della loro cerchia di amicizie.

Anche la Galleria è attualmente in fase di ristrutturazione
e i tre nuovi responsabili del fondo patrimoniale dell’Accademia, Federica De Rosa, Marco Di Capua e Andrea Zanella, nominati dal Direttore Giuseppe Gaeta, stanno lavorando alacremente per una nuova valorizzazione di questo importante patrimonio.

*Componente del gruppo di lavoro
sul Patrimonio dell’Accademia

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