Cosa c’entrano le donne con la fantascienza? C’entrano, c’entrano. Laura Coci in “Fantascienza un genere (femminile)” pubblicato da Delos Digital presenta settantuno autrici di diverse nazionalità, età e formazione culturale accomunate da una grande passione: un genere letterario specifico.
«Scrivere di fantascienza delle donne è, infine, un’emozione che merita di essere vissuta e raccontata: significa conoscere biografie coraggiose ed eccentriche, partecipando a vite che non sono la mia; leggere testi talvolta dimenticati o poco noti, cogliendone il valore e trasmettendolo; essere accolta amorevolmente in un consesso di grandi donne e madri simboliche, conversando con loro attraverso i testi che queste hanno scritto, affinché, un passo dopo l’altro, le donne non smettano mai di camminare» è il modo in cui Coci introduce chi legge alla scoperta di una galleria di donne interessate a raccontare il passato e il presente scrivendo del futuro.
Nel saggio emergono diversi spunti di riflessione che meritano attenzione. Il primo riguarda il modo nel quale diverse tra le autrici abbiano inserito nelle loro opere argomentazioni relative alla disparità di genere.
«Charlotte Perkins Gilman nel 1898 dà alle stampe Women and Economics. A Study of the Economic Relation Between Men and Women as a Factor in Social Evolution,46 considerato il suo saggio più importante, nel quale evidenzia la contraddizione tra l’importanza fondamentale delle donne in campo economico (maternità e lavoro di cura, oltre al lavoro propriamente detto) e il loro ruolo di subalternità sociale, dal momento che il genere femminile è menomato e costretto a dipendere da quello maschile per la propria sopravvivenza (unicum in natura)».
Il secondo la necessità, ancora sentita in epoca contemporanea, di usare uno pseudonimo maschile affinché il proprio lavoro venga considerato: «”Brackett writes good. She writes like a man”. 185 Parola di Howard Hawks, il popolare regista di Hollywood, che dopo aver letto il romanzo giallo No Goods from Corpse (“Niente di buono da un cadavere”, titolo italiano Un cadavere di troppo) pubblicato da Leigh nel 1943, decide di affidarle la sceneggiatura di The Big Sleep, il film tratto dal romanzo di Raymond Chandler al quale sta lavorando nel 1946, affiancando l’autrice appena trentenne al grande scrittore William Faulkner»..
Il saggio di Coco si apre, e non avrebbe potuto essere altrimenti, con Mary Shelley e il suo “Frankestein o il novello Prometeo” il testo con cui l’autrice crea un nuovo genere letterario: quello della fantascienza. Molto spesso capita di leggere, o ascoltare, che l’opera d’esordio della scrittrice dal talento e il carattere straordinari, sarebbe un romanzo gotico ma così non è.
La complessità dei temi affrontati, l’analisi psicologica, la natura delle implicazioni letterarie sono troppo profonde per essere ricomprese nei canoni della goticità. L’invenzione letteraria di una giovane autrice figlia di due filosofi ed autori che tanto ne hanno influenzato la formazione e il pensiero, Mary Wollstonecraft e William Godwin, racchiude in sé lo slancio materno verso un romanticismo volto alla comprensione dell’universo unito alla lucidità dell’analisi politica, la speculazione filosofica respirata con il padre e gli amici che ne frequentavano la casa, il senso di colpa legato alla morte della madre per setticemia undici giorni dopo la sua nascita e un quesito esistenziale che l’accompagnerà per l’intera vita: il limite dell’essere umano nell’atto della creazione e il legame di responsabilità tra creatore/trice e creatura.
Il lavoro di Coci si inserisce nel fortunato – quanto necessario – filone dedicato allo studio e la divulgazione della vita e le opere di donne obliate – o solo nascoste- nelle pieghe del passato, un filone spesso approfondito in questa rubrica. Ritenere che scrivere di fantascienza abbia appassionato soltanto uomini è un errore e l’autrice ci fornisce ben settantuno esempi di tale falsa credenza.
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IL LIBRO
Laura Coci
Fantascienza un genere (femminile)
Delos Digital
Pagine 632
euro 26,60
L’AUTRICE
Laura Coci ha compiuto gli studi presso l’Università di Pavia sotto la guida di Franco Gavazzeni; fino a metà della vita è stata filologa e studiosa del romanzo del Seicento veneziano. Negli anni della lunga guerra balcanica, ha promosso azioni di sostegno alla società civile e di accoglienza di rifugiati e minori. È stata docente di italiano e di storia nei licei ed è presidente dell’Istituto lodigiano per la storia della Resistenza e dell’età contemporanea, per il quale ha curato alcuni Quaderni.