Le disobbedienti/ Franchetta Borrelli, la strega di Triora. Sapiente guaritrice, pagò con un processo la libertà della mente

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«E di bocca in bocca sapranno che ci chiamavano streghe soltanto perché facevamo paura, perché eravamo noi a tracciare il cammino. Ci arrestavano e ci torturavano, per non dover sostenere il nostro sguardo; ci facevano del male, perché non riuscivano a sottometterci; ci umiliavano, perché siamo diverse da loro e abbiamo più credibilità. E noi non ci piegheremo mai, ma dimostreremo la nostra forza e il nostro coraggio combattendo sempre, fino alla fine, e restando unite».
In “La strega di Triora. Storia di Franchetta Borrelli”, pubblicata da Piemme, Antonella Forte racconta la storia – vera e ispirata dallo studio di documenti e atti processuali – di una donna vissuta a Triora, in provincia di Imperia, nella seconda metà del Cinquecento.
La protagonista, Franchetta Borrelli, è una donna sapiente che conosce i principi della medicina naturale, della forza e del potere della Natura, ha studiato la fisiologia umana ed è consapevole dell’importanza di tramandare il proprio sapere, attraverso il passaggio generazionale, da un gruppo di donne a un altro.
Quella di Franchetta è la storia di come la sapienza femminile in grado di guarire sia stata demonizzata dalla chiesa cattolica e da una società patriarcale in una bestiale, quanto infondata, caccia alle streghe. Ad esser braccate, torturate e bruciate furono le donne che curavano le persone conoscendo i rimedi botanici, donne che scelsero di vivere ai margini degli insediamenti abitativi, spesso nei boschi intorno ai villaggi e le cittadine, rifiutando di piegarsi alle leggi di un modello sociale che le voleva sottomesse al potere maschile.
Aiutavano le altre donne a partorire, conoscendo ben prima dei medici uomini l’importanza dei principi di igiene e profilassi, ma le istruivano anche sul modo in cui evitare gravidanze indesiderate, portavano sollievo alla sofferenza e la malattia che colpiva indiscriminatamente persone ricche e povere, giovani e anziane, donne e uomini, durante le pestilenze e soprattutto chi, vivendo in povertà, era esposto alle conseguenze degli stenti. Erano donne che volevano dedicarsi allo studio e avere tempo per farlo scegliendo per sé stesse con chi, quando e se sposarsi, rifiutavano di rinunciare alla propria indipendenza di pensiero e di scelta.
Furono punite per la loro disobbedienza nel modo più brutale e doloroso. «Perché una donna non può partecipare alla politica? Domandò Battistina. In fondo siete indipendente e avete sempre lavorato, perché non potevate far sentire la vostra voce? Perché purtroppo la voce di un uomo vale mille volte di più rispetto a quella di una donna. E gli uomini ci hanno trattato sempre come una loro appendice, decidendo anche per noi. Il mondo è degli uomini, cara Battistina, e noi possiamo solo cercare la loro protezione oppure affrontare pregiudizi e pettegolezzi a muso duro, come ho fatto io. Ma il prezzo da pagare è molto alto, e si chiama solitudine. Le donne in gamba camminano su una strada impervia, ricordalo, sempre, bambina!».
Il loro esempio era pericoloso, la loro voce andava soffocata e così la santa inquisizione divenne il braccio armato con cui sterminare ogni donna additata come strega che giaceva con il diavolo, ad alimentare la caccia non furono soltanto uomini ma anche donne a cui non parve vero di aver l’opportunità di potersi vendicare di gelosie, invidie e ignoranza per colpire altre donne.
Perché tanto accanimento? Perché tanta crudeltà? Al di sotto della patina del fanatismo religioso si celava – e si cela – la strenua volontà di tenere le donne lontane dalla conoscenza, dall’esercizio di ogni, ancorché minimo, potere e da qualsiasi spazio in cui poter esprimere opinioni ed esercitare professioni e/o decisionalità al di fuori delle mura domestiche.
Agli uomini, e a loro soltanto, è attribuito il diritto di scelta e la possibilità di esercitare l’indipendenza in ogni sua declinazione. Quando una donna mostra di sapere – soprattutto in presenza di un uomo meno istruito di lei – deve essere messa a tacere, immediato è lo stigma che la colpisce: il peccato che merita una esemplare punizione è quello della superbia di chi non si sottomette ai comandamenti religiosi avendo – chiaramente e inequivocabilmente – scelto di seguire le lusinghe del diavolo.
Una donna che esprime la propria opinione, mostra talento e conoscenza costituisce un pericolo e merita un castigo che sia di monito alle altre. Ogni minima deviazione dal comportamento di sottomissione ha comportato, fino a non molto tempo fa, l’accusa di essere una donna priva di onore quando non del senno. In entrambi casi ella rappresentava un pericolo per la società e come tale andava  reclusa, nascosta o, addirittura, uccisa.
Reclusioni in conventi e manicomi sono stati, per secoli, strumento di deprivazione della libertà per donne che rifiutavano di subire le scelte imposte da padri, fratelli, mariti, cognati e qualunque altro uomo potesse esercitare una potestà sulle loro vite.
L’autrice, con uno stile scorrevole e coinvolgente, racconta di legami femminili e di legami tra donne e uomini che da queste non si sentono minacciati ma- al contrario – le apprezzano perché ne riconoscono le qualità.
Una storia avvincente in cui l’atrocità delle torture non offusca i sentimenti di speranza, affetto, amicizia e amore. Franchetta nella sua esistenza ha sempre scelto per sé stessa amori, segreti e lavoro pagando il prezzo di tale libertà.
Le streghe, presentate nelle fiabe delle diverse culture come personaggi che incarnano la magia, la malvagità, la gelosia e la sapienza occulta che invoca le tenebre per scatenare malefici, vengono ancor oggi menzionate, il termine è convenzionalmente inteso come sinonimo di creatura femminile dedita ai magheggi o dal carattere cattivo.
La strega è presentata come una creatura in cui alberga la perfidia esercitata a piacimento. In groppa a delle scope, le streghe minacciano i bambini e la comunità tutta, perché? Forse perché sono donne istruite dotate della capacità di libero arbitrio che si affrancano da ogni sottomissione?
Il paese di Triora come Benevento, in Campania, e altre località ha le sue storie di streghe che raccontano di un passato nel quale le donne si ribellarono. Forte scrive della Valle Argentina e del bosco di Triora di cui ha ascoltato le vicende del passato attraverso il racconto della suocera, perché la storia si ripete: donne sapienti trasferiscono la conoscenza da una generazione all’altra affinché la memoria e lo spirito di indipendenza non vadano perduti.
©Riproduzione riservata
IL LIBRO
Antonella Forte
La strega di Triora. Storia di Franchetta Borrelli
Piemme
Pagine 391
euro 19,90

L’AUTRICE
Laureata in Lingue e Letterature straniere all’Università Statale di Milano, ha lavorato per tanti anni in pubblicità. Un’improvvisa svolta personale le ha fatto cambiare strada e abbandonare la professione per dedicarsi a nuovi interessi e antiche passioni. Ora pratica e insegna yoga, legge e scrive. La strega di Triora è il suo primo romanzo e racconta una storia vera che proviene dai luoghi di origine della famiglia di suo marito, la Valle Argentina, e, forse, anche direttamente da Franchetta Borrelli.

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