Qui sopra, la coperina del libro, In alto un'immagine del ventennio fascista
Qui sopra, la copertina del libro, In alto, un’immagine di Mussolini

Ma Croce non pensava che il fascismo fosse solo una parentesi. Lo afferma lo  storico Eugenio Di Rienzo, direttore della «Nuova Rivista Storica» e docente di Storia moderna all’Università di Roma, nel suo nuovo libro «Benedetto Croce. Gli anni dello scontento 1943-1948» (pp.178, euro 14), che Rubbettino lancia in libreria dal 20 giugno.
Osserva l’autore: «La tesi della “parentesi” ha purtroppo finito per offuscare l’interpretazione crociana del fascismo come “malattia morale”, per la quale l’avvento della dittatura fu provocato dalla crisi del primo dopoguerra italiano, dal tramonto della civiltà liberale e dall’inizio del “conflitto civile europeo” in cui gli opposti totalitarismi si sarebbero affrontati dal 1919 al 1945. Questa interpretazione, comune ad altri grandi maestri del Novecento (José Ortega y Gasset, Friedrich Meinecke, Thomas Mann) riportava l’origine del fascismo al suo tempo storico, e consentiva a Croce di ipotizzare la rinascita di questo fenomeno, sotto mutato colore, nel “fascismo rosso”, la cui fisionomia si delineava chiaramente, alla vigilia della Guerra Fredda, nel programma di “democrazia progressiva” del movimento comunista e del Partito d’Azione».
Il libro inaugura una nuova collana di Rubbettino dal significativo titolo «Diritto/Rovescio» diretta dallo stesso Di Rienzo. Obiettivo: rivisitare quei temi, eventi, personaggi del passato su cui si è consolidata un’interpretazione “convenzionale”, comune e dominante. Perché dietro il “dritto” dell’analisi storiografica c’è sempre un “rovescio” che ha molte cose da dire per interrogare il presente.

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