Con “EterNapoli”, uno spettacolo davvero “nuovo”, il San Carlo ha voluto accendere un focus sul nostro tempo, sulla nostra società sulla città. Giuseppe Montesano, noto scrittore napoletano, con questo melologo rivestito di musica da Fabio Vacchi, ha suscitato interesse in centinaia di spettatori, che gremivano la sala, soprattutto giovani. Scosso dalle parole scandite da Toni Servillo, la cui parola aleggiava sul tappeto sonoro dell’orchestra impeccabilmente diretta da Donato Renzetti, il pubblico partecipava applaudendo incessantemente.
Con evidenti allusioni a Shakespeare, Montesano ha creato un’atmosfera di curiosità e di entusiasmo, mentre montava la rivolta sempre più convinta contro la “politica ormai inesistente”, che manipola le parole per trasformare il Brutto in Bello e il Bello in Brutto.
La voce di Imma Villa ammoniva: «Conservate il senso delle parole, non lasciate che diventino false… una rosa è una rosa, il pane è il pane, la verità è la verità…». Dal lavoro presentato in prima assoluta al Massimo napoletano emerge il ritratto di una città dai mille volti: la camorra, la scuola, i venditori ambulanti, i lavori più umili e i lavori più osceni. Dall’affresco inquietante di Napoli emerge un inaspettato invito finale: «Noi non siamo per la conservazione, noi siamo per la speranza”. E diventava esplicito, così, l’invito a distruggere il passato e la storia per fare spazio a un nuovo mondo, a una nuova città, a un nuovo senso di libertà».
Tutti vendono materia, ma nessuno ancora può vendere l’immateriale, l’esperienza, la cultura, la speranza.
                                                                                                Christian Piscitelli

 

In foto, da sinistra, Renzetti e Servillo

 

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