I picari di Maffeo di Raffaele Bussi ( Nicola Longobardi Editore – Castellammare di Stabia , pagg. 166, euro 15) è un libro ricco di spunti culturali, non da leggere tutto d’un fiato. Bisogna fermarsi, riflettere, aprire i cassetti della mente e conservare il patrimonio culturale e la latitudine che lo scritto propone.
Inizia con una serena ma serrata critica letteraria all’ultimo decennio del secolo scorso, gli anni ’90. Quasi del tutto spogli e privi di identit  culturale, cosi come la narrativa fatta di libri che hanno “scarso valore e nessuna durata”. A peggiorare il quadro l’influenza dei messaggi mediatici e pubblicitari, che talvolta prestano il fianco a iniziative editoriali non sufficientemente suffragate dalla critica ma capaci di orientare il mercato delle vendite. Di qui la difficolt  del lettore meno attrezzato che rischia di non capire i processi culturali in atto.
Poi s’incammina nell’analisi letteraria di Pasquale Maffeo, critico letterario, traduttore, poeta, narratore e drammaturgo. Emerge qui il punto più alto i picari.
Attualizzando il famoso romanzo spagnolo, peraltro di autore ignoto, Lazarillo de Tormes, Bussi interpreta “Nipoti di Pulcinella” di Maffeo, del 1999.
Scugnizzi, lazzari, muschilli baby pusher, cosi si potrebbero etichettare i nipoti di Pulcinella. Picari della modernit , figli di una Napoli meno fortunata.
Si sofferma sulla dimensione morale della vita, la corruttela umana. L’uomo è sollecitato da molte attrattive, debole e peccatore, quello che finisce col cedere ai peggiori appetiti.
L’interpretazione quasi psicoanalitica che Bussi fa di Pasquale Maffeo lo porta ad esplicitare un armamentario culturale ed un metodo critico degni di rispetto ed attenzione, un racconto, quello di Bussi, a tratti storicizzato, che raccoglie sobriet  e puntuale stile argomentativo.
Ma laddove Bussi si smarca è nei racconti Lunario dei Lazzari, La luna nel paniere, La cambiale, L’eremita del Calpazio.
Qui emergono quei mille espedienti quotidiani messi in arte per “sbarcare il lunario”. Sotterfugi, piccoli imbrogli, inganni, furberie, personaggi coloriti. Da leggere con più attenzione è la storia dell’avventura estiva della famiglia Malzone. Quanta somiglianza con la classica famiglia napoletana “tutta debiti e spacconeria”.
Lo sfondo è dettato dalla miseria, “la molla che muove e tiene i funamboli sulla corda”.
Ma anche piccole pillole di saggezza riferite alla sfera spirituale, il credere in un’altra vita oltre quella terrena, il racconto di quella spiritualit  tipica del pensiero dei meridionali. Chiude con l’interpretazione dello scenario geografico del Cilento, dell’opera “Il nano di Satana” e con i cenni biografici di Pasquale Maffeo.

… non avendo mai io avuto un dolore che un’ora di lettura non abbia dissipato.

In copertina, la foto del libro

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